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Ogni volta... Ogni volta accadeva a quel modo.
Egli aveva imparato ad entrare con discrezione. Ogni volta accostando la porta e salendo quasi in punta di piedi, come per non disturbare nessuno. Era nel suo carattere...
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Lei gli aveva dato le chiavi. Entrava nella casa di lei... una bella casa. Per lui, che aveva cominciato a frequentarla da alcuni mesi, era una casa meravigliosa.
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Costruita sull’altopiano, con intorno imponenti montagne. Affacciata sulle silenziose sponde del lago. Edificata sulla cima della scogliera con il mare, giù in basso, in perenne movimento. Circondata da prati e alberi e campi di girasoli. Svettante sulla collina in mezzo ai frutteti. Sulla sponda del fiume che instancabilmente, scorreva, silenzioso e potente. In cima al promontorio, sul golfo, sferzata dai venti...
Tutto questo si poteva dire della casa di lei, senza mentire. Poiché tutte queste cose, erano vere. Era una casa affacciata sul mondo. Perchè su tutta la bellezza del mondo, permetteva uno sguardo.
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Egli saliva le scale e di solito s’andava a sedere nelle stanze più luminose.
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Era una cosa curiosa questa, poiché, quando, per la prima volta, egli la vide quella costruzione, da lontano gli parve un arcigno castello con muri ben solidi e spessi, come adatto a proteggersi.
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L’immaginò allora come un’abitazione chiusa e massiccia. E invece ora che vi era entrato, ora che aveva cominciato a girarla in lungo e in largo, quella casa, s’era accorto di quante stanze avesse, di quanta luce potesse penetrare dalle vetrate, di quanto spazio potesse contenere al suo interno.
Gli piaceva girarla in ogni dove: ogni stanza, ogni angolo aveva sorprese per lui. Era una casa con tante finestre in realtà. Tanta luce, davvero.
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Le finestre erano come pareti. E le pareti, finestre. Pareti trasparenti che lo attiravano come verso un’altra dimensione. Gli piaceva quella casa.
Era lei ad avergli dato le chiavi e non appena poteva, lui andava a trovarla.
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Allora avveniva che il loro essere lì insieme, era qualcosa di immediato, diretto. Un dialogo era. Accadeva. --
C’erano semplicemente loro due dentro la casa e chiacchieravano nella casa e la casa stessa era il loro conversare, il loro essere insieme. Risuonava completamente delle loro parole.
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Ma in quello stesso momento, la casa non c’era già più. Si ampliava, dilatandosi... In quei momenti era come se le pareti scomparissero, e la casa si dissolvesse, in aria illuminata.
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Tutto ciò che potevano scorgere davanti a loro, si apriva e l’intero mondo vi si riversava dentro, come superando ogni possibile diga. Vi irrompeva con la potenza d‘una inondazione. E loro si trovavano proiettati in un nuovo spazio. Il mondo intero, dentro il loro essere lì. Il mondo intero dentro il loro stesso essere.
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Accoglieva tutto, quella casa. Comprendeva ogni cosa. E anche, quando poi, più tardi, tacevano, era lo stesso silenzio, un silenzio ricco e colmo di significati, a riempire lo spazio e a vibrare.
_ Non c’erano più pareti in quei momenti; nessun limite o confine. Soltanto loro due che comunicavano ogni pensiero passasse loro in testa. E anche il silenzio era denso: materia viva e lucente. Aria che pulsava. Diveniva luce, luce che illuminava. Sguardo luminoso rivolto all’essenza delle cose. Pausa sospesa fra due note. Silenzio del jazz.
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Ed allora, ogni frase, ogni suono che cadeva fra loro come un sasso nell’acqua d’un lago, a lungo riecheggiava nell’aria e nella loro mente s’allargava in cerchi concentrici. Come a provocare vibrazioni sempre nuove, nuove increspature, nuovi pensieri. -
E poco per volta, lui si accorse che non era più solo la casa di lei. Era diventata la Loro casa e a pensarci bene non era nemmeno questo, poiché la casa, le pareti, le finestre, tutto… tutto si dissolveva e a ogni cosa faceva spazio...
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Tutto poteva entrare. Quel loro "Noi" diveniva puro spazio. Accogliente. Spazio, quella loro casa. Spazio quel loro tempo._Altre volte lei non c’era. Allora lui entrava lentamente. Si aggirava per le stanze e lasciava parlare le cose: ogni oggetto, ogni suono ogni sguardo lentamente fluttuava.
Ma era la stessa casa allora a parlargli nei modi più inconsueti. Tutto parlava di lei in quel mondo.
Lui entrava, sedeva su una delle poltrone e aspettava. In realtà non aspettava solamente lei.
Aspettava che le cose iniziassero a parlare Perché ogni oggetto aveva parole, doveva parlare...
Lui s'andava a sedere in un angolo, accanto ad una finestra. Semplicemente si metteva in ascolto. Sognava? No. Non sognava.
Lasciava soltanto arrivare i pensieri, affiorare i ricordi e interi spezzoni dei discorsi che facevano assieme.
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E di nuovo la casa era viva. Di nuovo il silenzio si animava. Vibrava. Anche lui allora, si abbandonava. Galleggiava in quella gioia. Si consegnava a quel loro segreto.
Lei non c’era, eppure lui si sentiva a casa e sentiva la casa piena di lei.
Ogni oggetto, ogni passo che faceva in quelle stanze gli parlava di lei: la vita di lei, prima ancora che lui l'incontrasse. -
Non solo gli parlava di lei, ma di tutto ciò che lui era stato. Il suo passato tornava e lui, poteva osservarlo ad una luce diversa. Anche episodi lontani ora acquistavano un nuovo significato. E capiva che ciò che era diventato, era stato preparato, in giorni lontani. E che quella casa, gli permetteva di illuminare anche tutte le persone che in fondo, lui era stato, crescendo.
Era un luogo di luce quella casa.
Fino ad allora aveva pensato alle case quasi come semplici contenitori. Ambienti dove conservare oggetti, libri, ricordi, abiti e cibo. Dove andare a dormire e a mangiare. Ma questa casa era diversa. Era il luogo dell’incontro e della pace. La poteva raggiungere ogni volta. Allora accadeva: la sua mente si apriva come un libro scompaginato all'improvviso dal vento e ogni cosa fluiva spontanea fra loro.
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Egli amava il mare. E più ancora, ciò che il mare poteva far apparire dentro di loro. In quella casa, lui amava la Stanza del Mare. Spesso vi entrava e spesso vi conduceva lei.
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Sedevano accanto, a contemplare quel loro mare.
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Il mare li prendeva entrambi, li affascinava e li colmava.. Ed allora non v’era più divisione fra mare, cielo, aria, spiaggia. Lo spazio della loro casa era invaso dal mare e insieme arrivava a contenere tutto quello che gli occhi vedevano e la mente comprendeva.
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Era luce la casa. Luce la mente. Luce il loro spazio.
Pura consapevolezza
Ed era profumo. Il profumo del mare che riempiva ogni cosa. Loro stessi in quei momenti, s’accorgevano d’essere ben piccoli strumenti attraversati da un soffio potente: il respiro d'un mare sconfinato.
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Mare. Onde a rincorrere onde. Schiuma e risacca, ritmo e bonaccia. Il respiro del mare giungeva fin dentro il loro respiro, penetrava il battito del sangue, pulsava selvaggio ai polsi fino a ricavare da loro, finalmente, note nuove ed insolite.
E in quella musica che si produceva, la coscienza finalmente visibile, prendeva il bagliore del sole: brillava.
In loro due, il mare, signore incontrastato, avanzava trionfante. Ne faceva suoi possedimenti. Non c’erano più pareti, confini, linee d’orizzonte... Il mondo non era più suddiviso in sabbia, acqua, cielo, sole. Non c’era più né terra né vento Non c’erano più loro due, come persone distinte ma un unico essere, un solo sentimento: il loro mare.
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Il Mare della fusione. Il Mare della comunicazione. Il Mare della comprensione. Seppero allora, finalmente cosa davvero fosse "casa".
La sola vera casa concessa agli esseri umani.
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Bellissima.
RispondiEliminaE poi, attualmente, tutto ciò che parla di casa, mi pare che parli di me...
:-)
RispondiEliminaCasa... Dio che concetto lontano... Tutto quello che è legato alla casa... mi commuove.
RispondiEliminaIo che non mi sento neanche di comprare un micoronde perchè tanto non ho un posto dove metterlo in cui so che starò per più di 6 mesi...
Bacio
Vale
Sai descrivere, raccontare, emozionare in maniera meravigliosa...davvero! :) Un bacio *occhidaorientale
RispondiEliminaMi hai dato un'ispirazione per il prossimo post.
RispondiEliminaNon vorrei fare figure da ignorante, ma il pezzo sopra l'hai scritto tu?
Cavolo... tanto di cappello. Hai un modo di scrivere che porta lontano,... e c'è sempre il mare (ma come potrebbe non esserci del resto?)
Buon fine settimana!
;D
E' molto bello questo, non so come chiamarlo se racconto o visione.
RispondiEliminaMentre lo leggevo pensavo che la casa è anche un simbolo, il simbolo dell'interiorità di una persona, della sua anima, non a casa è un archetipo onirico ricorrente, e questa casa/anima è solare, luminosa,aperta alla vita, alla condivisionedelle emozioni e soprattutto aperta all'incontro con l'altro. Questo è il messaggoio che è arrivato a me, ma è questo che volevi far passare? :-)
la casa...rispecchia la persona...
RispondiEliminain questo momento la mia è molto in disordine...:(
ciao klimt...buona domenica ^_^
"Tra la nostra anima e il nostro corpo ci sono tante piccole finestre,da lì,se sono aperte,passano le emozioni,se sono chiuse filtrano appena,solo l'amore le può spalancare tutte insieme di colpo,come una raffica di vento."(Susanna Tamaro)
RispondiEliminaLa casa io la immagino come il nostro corpo al cui interno vive la nostra anima...e in questo corpo può avvenire l'incontro con l'anima di un'altra persona..una casa in cui c'è luce,musica,sensazioni ed emozioni..un continuo comunicare tra le due anime che incontrandosi vivono e vivono tutto ciò nella più totale armonia...uscendo dal corpo...
ciao Curiosone,
RispondiEliminaè meraviglioso... semplicemente.
La Casa.
Che bello! :)
bacetti,
Elèn Maya
...ecco, sarebbe stato bello sognare una casa come questa!
RispondiEliminamenomale che i brutti sogni finiscono al risveglio! :)
M.
La casa che voglio trovare e nel mare ritornare. Semplicemente veritiera.
RispondiEliminaScopro che questo blog esiste da un bel po' di tempo eh...
RispondiEliminaGrazie per l'indicazione a venire qui. E' uno scritto che mi ricorda Hesse, alcuni pensieri che potrebbero benissimo stare in "Siddharta".
La Casa come dimensione del dialogo, dell'Io e del Noi è una metafora con cui viene bene descrivere l'appartenenza al Tutto attraverso una relazione di senso. In quel percorrere le stanze che ben descrivi ritrovo la sensazione di familiarità e di benessere che si ha quando siamo in un rapporto che permette accoglienza incondizionata, un legame identitario. Ho capito molto bene cosa intendi.
S.