ASSAGGIO DA MONTEDIDIO..[ERRI DE LUCA]

 


 




 


 


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Così come il Cd di Mango è stata la colonna sonora di questa mia vacanza alle Eolie, c'è stato un libro che si è "sposato" alla perfezione con le giornate passate fra sole e mare, tra un tuffo in acqua e un tuffo degli occhi nella luce abbagliante di queste "isole nella corrente".
Questo libro è "MONTEDIDIO" di E.De Luca. E' un libro di appena 140 pagine, scritte rade rade, con tanti capitoletti, quasi uno per pagina. Sono flash. Squarci luminosi di parole, che vanno a svelare una Napoli magica nel racconto di un ragazzino degli anni Sessanta.


A me, che non conosco molto del Meridione, ma di cui avverto il fascino, ha regalato una visione "dall'interno" dell'essere napoletani. Di quello sfiorare la superstizione, e la saggezza popolare,in un modo molto partecipato, al limite del commovente 

In parte, mi ha fatto pensare anche alla
dolce malinconia delle canzoni di Pino Daniele.
Qui di seguito metto qualcuno di questi piccoli gioielli


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“ ‘A iurnata è ‘nu muorzo,” la giornata è un morso, è la voce di Mast’ Errico sulla porta della bottega. Io stavo già là davanti da un quarto d’ora per cominciare bene il primo giorno di lavoro. Lui arriva alle sette, tira la serranda e dice la sua frase d’incoraggiamento: la giornata è un morso, è cor­ta, diamoci da fare. Ai vostri comandi, gli rispondo, e così è andata.

Oggi scrivo la prima notizia per tenere conto dei nuovi giorni. Non sto più a scuola. Ho fatto tredici anni e babbo mi ha messo a lavorare. E giusto, è ora. L’istruzione obbligatoria va fino alla terza elementare, lui mi ha fatto stu­diare fino alla quinta perché ero malatino e poi così avevo un titolo di studio migliore. Qua intorno i bambini vanno a la­vorare pure senza scuola, babbo non ha voluto. Fa lo scari­catore al porto, non ha studiato, solo adesso sta imparando a leggere e scrivere alle lezioni serali della cooperativa degli scaricatori.
Parla il dialetto e ha soggezione dell’italiano e della scienza di quelli che hanno studiato. Dice che con l’ita­liano uno si difende meglio. Io lo conosco perché leggo i li­bri della biblioteca, ma non lo parlo.

Scrivo in italiano per­ché è zitto e ci posso mettere i fatti del giorno, riposati dal chiasso del napoletano.
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Sento strilli e voci napoletane, parlo napoletano, però scrivo italiano. Stiamo in Italia, dice babbo, ma non siamo italiani.
Per parlare la lingua la dobbiamo studiare, è come all’estero, come in America, ma senza andarsene.
Molti di noi non lo parleranno mai l’italiano e moriranno in napoletano. E'una lingua difficile, dice, ma tu l’imparerai e sarai italiano.
Io e mamma tua no, noi nun pu, nun po, nuie nun putimmo. Vuole dire “non possiamo” ma non gli esce il verbo.
Glielo dico. “non possiamo”, bravo, dice, bravo, tu conosci la lingua nazionale.

Sì la conosco e di nascosto la scrivo pure e mi sento un poco traditore del napoletano e al­lora in testa mi recito il suo verbo potere:
i’ pozzo, tu puoz­ze, isso po’, nuie putimmo, vuie putite, loro ponno. Mamma non è d’accordo con babbo, lei dice: “Nuie simmo napulita­ne e basta”. Ll’Italia mia, dice con due elle di articolo, ll’italia mia sta in America, addò ce vive meza famiglia mia. «‘A patria è chela ca te dà a magnà,” dice e conclude.
Babbo allora, per scherzare le risponde:   “Allora ‘a patria mia si tu”.
Lui non vuole dare torto a mamma, da noi non si alza la voce, non si litiga. Se lui è contrariato mette la mano sulla bocca e si co­pre mezza faccia.


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 Mast’ Errico stringe gli occhi per la polvere, per il rischio delle schegge e ha uno zampillo di rughe dagli occhi a forza di chiusure.
Gli occhi di Rafaniello sono umidi, se li asciuga col dorso della mano.
Ho preso un poco di confidenza con lui: don Rafaniè, voi pare che piangete. “E l’aria di qua dentro, dice, è la colla, è Montedidio che mi spreme gli occhi” E se li asciuga.

Dice che tutti gli occhi per vedere hanno bisogno di lacrime, se no diventano come quelli dei pesci che all’asciutto non vedono niente e si seccano ciechi.
Sono le lacrime, dice, che permettono di vedere.
Vengono senza spinta di piangere.

Faccio di sì con la testa e sento due lacrime pizzicare in cima al naso per uscire. Mi fanno il solletico di piangere, mi volto svelto, mi soffio il naso nelle dita poi lo butto a terra nella segatura, ci passo la scopa, faccio forza nelle mosse per vergogna e ci carico sopra pure un poco di napoletano, sempre buono in caso di bisogno: che chiagne a ffà, mi dico e sputo in terra, ma si spiccicano lo stesso le due lacrime.
Se ne accorge Mast’ Errico, "guagliò ti scorre la parpétola”, la valvola della palpebra perde.. mi dice di non stare in fondo alla bottega, mi manda a chiedere un mezzo barattolo di grasso per macchine alla tipografia di don Liborio. E per la strada vedo più chiaro sulla buccia della frutta, nelle branchie dei pesci, nel pescespada spaccato a metà e nel piatto di stagno del puveriello che sta in piedi la giornata sana e non si siede perché i passanti stanno in piedi e si schifano di uno che aspetta l'elemosina seduto comodo in terra.
Ha ragione Rafaniello, due lacrime bastano a fare buona la vista.
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Commenti

  1. che bello che sei Carlo..
    (sì può capitare)
    (sì niente falsità, il sorriso anche se non ti esplode, non sempre è di plastica)
    (sì.. riesci sempre a comprendermi).

    Montedidio.. l'hai mai visto? conosci quella zona di Napoli..?
    (Erri De Luca ho avuto la fortuna e l'onore di conoscerlo..)

    una carezza..

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  2. non ci sono mai stato a montedidio, ho visto solo delle foto. mi piacerebbe incontrarlo Del Luca, mi da l'idea di una persona spontaneamente originale
    senza sforzo, "non costruita" insomma
    prima o poi riuscirò a vederlo a qualche incontro. Stasera intanto mi
    "accontenterò"di Andrea De Carlo qui a Cesena.

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  3. uela':un blog persino piu' fornito di immagini e suoni del mio :-))))
    scherzoooo
    grazie della visita e scusa il ritardo nel ricambiare, ma oggi...miiiii, che giornatina!!!
    notte
    marietta

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  4. ciao carlo,
    si è proprio vero, montedidio è una zona fantastica di napoli,
    da lì si vede tutta la bellezza del nostro magnifico golfo...
    bella scelta dei brani!
    baci
    Eleonora

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  5. A Napoli ce ne sono tante, di zone fantastiche, dovresti vederle, ti piacerebbero. Da qui nasce la mia rabbia per tutto il degrado in cui si sta di nuovo riducendo la città, dopo il "rinascimento bassoliniano". Ora, solo decadenza.

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  6. De Luca è sempre De Luca e ti auguro di tutto cuore di poterlo incontrare al più presto: è una persona di un carisma e di un'umiltà altrettanto disarmanti!!

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  7. de luca era alla feltrinelli di via del corso, quella della galleria colonna, il 30 maggio

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  8. to amarcord69:
    grazie Marietta per la visita e la stima... lo sai che è ricambiata ed è stata una bella scoperta il tuo blog


    to sorrysorry:
    ma a te piace De luca hai mai letto qualcosa di suo? secondo te rappresenta una certa anima di napoli?


    prosperosbooks:
    grazieee.. certo che tu sei fortunata con quello che fai hai parecchie occasione di conoscere persone del genere che un comune mortale ha più difficoltà a incrociare

    to nautike:

    ahh.. averlo saputo..ma prima o poi son sicuro che lo bekko da qualche parte..sono curioso di capire com'è di persona, ora che ho letto diversi suoi libri belli "intensi"
    grazie cmq

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  9. grazie bellissimi passaggi

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