L’incontro è iniziato in modo informale: De Luca che evita di mettersi seduto sostenendo di aver mangiato troppo e dritto in piedi prende il microfono.
Fisicamente me l’ aspettavo un pò diverso. Dal vivo da l’idea di essere un fascio di nervi e dimostra molto più dei suoi anni e a causa della magrezza appare perfino più alto di quel che è.
In parte, mi ricorda certe foto di Hermann Hesse in cui lo scrittore tedesco appare quasi un asceta: scavato in volto e magrissimo. Però nel caso di Erri de Luca ci sono ragioni particolari in questo suo aspetto. L’aver lavorato per tanto tempo come muratore, come operaio, l’aver fatto ogni sorta di lavori pesanti, si rivela in modo evidente nel suo volto “segnato ”. In più la sua passione per l’alpinismo e le scalate gli ha scolpito ed asciugato il fisico.
Preso il microfono, ha esordito con un irriverente
“Io sono un uomo di superficie, scalo la superficie delle montagne, e percorro da straniero quel testo straordinario che è il Vecchio Testamento. Quel testo lo attraverso da non residente. Non è la mia casa: da non credente mi attengo al senso letterale, alla superficie delle Scritture. Ma su di me, questo testo, ha un effetto stimolante, dirompente, ..molto di più di un caffè. Spesso inizio le mie giornate proprio con questa detonazione che si innesca con la lettura del Vecchio Testamento."
A quel punto s’è soffermato proprio sulla Bibbia dicendo che è la patria di un “ascolto assoluto” nei confronti della parola della Divinità, un tipo di ascolto che ai giorni nostri è quasi perduto. Nella Bibbia il senso dominante è l’udito: i profeti non possono non ascoltare la parola della Divinità. Il popolo eletto ha un bisogno continuo di ascoltare “il Verbo” E il dio è principalmente un dio del “dire”, piuttosto che del “fare”. Il Vecchio Testamento annuncia al mondo la notizia estremista e catastrofica di una religione monoteista. Di un Dio unico che pretende un “ascolto totale”, una feroce dedizione. Una dedizione di forze, di cuore e di respiro. E’ l’annuncio di una religione che ha azzerato ogni altro tipo di divinità. Il Mediterraneo che storicamente è il mare che ha avuto il susseguirsi sulle sue sponde, del maggior numero di divinità ha visto il nascere di questa religione estremista. Se si pensa che solo in Grecia esisteva una molteplice fioritura di divinità e addirittura un tempio dedicato al Dio “sconosciuto”, un Dio ignoto, una sorta di “milite ignoto” degli Dei, l’arrivo del monoteismo ha assassinato o almeno ha preteso di assassinare ogni altro culto.
L’ironia della Storia è che lo stesso Mediterraneo si è poi voluto vendicare facendo moltiplicare i monoteismi e addirittura facendo in modo che i tre monoteismi: l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islamismo piantassero il centro dei loro culti in un fazzoletto di terra, contendendosi addirittura le pietre della stessa città! Ecco l’incontro è iniziato con questa breve apertura su uno degli interessi e degli orizzonti che anche nei suoi libri è presente. L’Antico Testamento come fonte inesauribile di storie. Raccolta di storie, di paradigmi e di modelli di comportamento essenzialmente tramandata per via orale
Più tardi De Luca, riallacciandosi a questo, ha suggerito che secondo lui, l’unico modo di conoscere la Storia è conoscerla attraverso le storie narrate oralmente, dalla generazione precedente dei genitori o magari da quella dei nonni.
Il filo del discorso a quel punto, s’è incentrato sempre di più, sui “sensi”.
De Luca ha fatto una sorta di graduatoria: per lui fin dall’infanzia, il senso più importante fu l’udito. A Napoli, nell’immediato dopoguerra la città era una pentola in ebollizione di suoni, di strilli, di urla e per l’appunto di storie .Storie che ruotavano quasi tutte, attorno a quella grande tragedia che era stata la Seconda guerra Mondiale con il suo carico di sofferenze, di lutti, di atrocità e miseria.
In quella Napoli di suono e di voci, la sua infanzia si era sviluppata soprattutto in udito in questa attenzione smisurata alle storie raccontate dai “grandi”. E anche quando i grandi non volevano che i piccoli ascoltassero, le storie si infilavano sotto gli infissi malandati, trapassavano le pareti di tufo di cui è fatta questa città:
Una città doppia: vuota di sotto e piena di sopra. Città scavata nel sottosuolo (una Napoli ipogea insomma) e una città riedificata con quel materiale, alla luce del sole, fuori terra.
Subito a ruota il senso che più gli è stato prezioso è stato il tatto. Una cosa anche questa, oggi , un po’ perduta, ha osservato, con rammarico. Conoscere il mondo tramite il contatto di superfici: la pelle e il mondo esterno oggi è quasi considerato poco civile. E’ ciò che in fondo succede in montagna nello scalare. Il corpo abbraccia la roccia, la saggia, la sfiora, impara da ogni contatto dove può annidarsi il pericolo. Impara anche ad avvertire i cambiamenti del tempo. L’arrivo del fulmine passa tramite una sensibilità epidermica:
il drizzarsi dei peli, dei capelli, addirittura trapassa nel senso del gusto: prima ancora di arrivare alla vista! La vista è l’ultimo senso in quel caso che ha cognizione di ciò che accade. E l’intelligenza, il cervello” segue soltanto” come ultimo stadio. Si arriva a sentire in bocca un sapore di sangue e di ferro. Quello stesso ferro che ci scorre nelle vene e che pare il fulmine voglia andarsi a cercare dentro il nostro corpo.
Poi ancora, il senso dell’olfatto.Napoli per lui è stato un laboratorio di odori: odori di terra, di erba di putrefazione, di profumi stranieri,. di cibi, odori di soldati americani della sesta flotta che occupavano la città. Quegli stessi Americani che in gran parte hanno permesso di sopravvivere a livello economico al resto della popolazione. Soldati che di sera andavano a svuotare le loro astinenze fra i vicoli, a comprare svaghi e un po’ di vita in città.
Poi la serata è proseguita, fra le domande dei presenti e le risposte
di De Luca con riferimento anche al suo antico impegno politico in Lotta Continua e al suo più generale impegno civile: ha ricordato come nel 1999 fu uno dei pochi italiani a vivere i bombardamenti su Belgrado da parte delle forze americane inglesi e perfino italiane. E di come in quelle notti di bombardamenti alla grafite, tesi a mettere in ginocchio la vita dei civili, distruggendo le infrastrutture e la rete elettrica, l’udito abbia per lui avuto improvvisamente un valore retroattivo. Come se improvvisamente quell’ascolto si saldasse a distanza di più di mezzo secolo con il suono di sirene che aveva dilaniato le notti di nonne e zie nella Napoli occupata dai Tedeschi. In quei momenti ascoltando le sirene che di notte annunciavano l’arrivo del pericolo dal cielo, ha riscoperto con tutta evidenza ciò che da bambino gli era pervenuto nei racconti, del terrore di nonne e zie.
Quel terrore che si era fissato per sempre nella mente delle donne di Napoli durante la guerra era un terrore fatto di suono. Di angoscia sonora. Addirittura peggiore del Terremoto, che da sempre fa visita ad ogni generazione di napoletani. Di fronte al terremoto che ti sorprende improvviso, la mente reagisce con la fuga verso l’esterno
Ma alle sirene che notte dopo notte, dilaniano l’udito, nel cervello si fissa una ferita insanabile, ben più feroce delle stesse scosse.
Poi ha sottolineato che le storie che ebbe ad ascoltare da bambino erano in prevalenza storie filtrate dalle presenze femminile. Furono infatti le donne, (nonne mamme zie) a dover incassare ogni tipo di bombardamento. Addirittura a Napoli occupata dagli Americani, si presero anche l’unico bombardamento Tedesco su città liberate dagli Alleati.
La serata si è chiusa poi con le dediche sui libri e una volta tanto nemmeno io mi sono sottratto a questo rito. Acquistati due suoi libri non ancora letti (“Tre cavalli” e “Una nuvola per tappeto”) mi sono accodato da bravo, aspettando il mio turno..
E qui sotto, ecco il mio modesto ma prezioso trofeo. :o)
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beh, non c'e' che dire , un pomeriggio interessante!
RispondiEliminasaluti :)
marietta
Mamma mia che emozione...immagino che saresti rimasto ad ascoltarlo ancora, ancora e ancora...una di quelle persone che possiedono il fascino del saper raccontare non solo tramite le pagine di un libro...che bella cosa!!!
RispondiEliminaIstanti da fotografare: memorizzandoli con cura, conservandoli gelosamente nel profondo dell'anima.
Ti abbraccio
Chissà che emozione avere un autografo dal proprio "mito"...io non ci riuscirò mai..ma sai...non demordo!!!!
RispondiEliminaBRAVO!
Ciao
To Laura71:
RispondiEliminaehii non esageriamo eh!! :o):o)
non mi sento Bravo..è solo una piccola soddisfazione che mi son preso
e poi non è nemmeno che sia il mio Mito!
Purtroppo l'autografo dal mio Mito mi sa che sia improponibile, visto che Hermann Hesse mi dicono sia già morto da tempo. :o) Ecco! quello sìì che sarebbe stato l'autografo del mio Mito
Ma va beniessimo anche cosi.
Cmq stimo molto Erri De Luca anche se l'ho scoperto appena a marzo di quest'anno, su suggerimento di una amica di Bologna a cui sono molto grato
In ogni caso..grazie x l'attenzione, Laura...
Sicuramente ricambiata!
to Laura71:
RispondiEliminaa proposito ma mi sveli qual'è il tuo scrittore-Mito?..
Dai che sono un gran curioso io!!
sempre a farti gli affari degli altri! impiccione! :P
RispondiEliminainteressante questa cosa dell'udito...
Mbeh...ho proprio sbagliato alla grande! Leggendo il tuo post avevo capito che questo scrittore..ti piaceva così tanto...almeno così traspariva dalle tue parole...invece ERRORE!^___^
RispondiEliminaIl mio scrittore mito? Più di uno:-)) fammi pensare: scrittore e poeta Goethe,poeta,drammaturgo e pittore(come avrai capito) Lorca, Il buon vecchio Shakespeare semplicemente un GRANDE!!! Ma in testa alla classifica metterei..in cima in cima...la "mia" Jane Austen, con i suoi romanzi...ehmbè Mr. Darcy è pur sempre Mr. Darcy; quindi come avrai capito Orgoglio e Pregiudizio è il mio romanzo preferito.
Degli scrittori attuali mi piace molto, moltissimo Sergio Bambarèn.
Anche se nel post, io parlavo del mio "mito" più spicciolo, ...insomma un cantautore, che inserisco nella schiera dei poeti^___^ eh..va beh, lo confesso...Claudione Baglioni!