È il museo più famoso d'Italia. Di sicuro il più frequentato: un milione e mezzo di visitatori l'anno. È il prototipo del museo in Europa e nel mondo. E infatti ci sarà pure una ragione se l’italianissima parola "galleria" è stata adottata, praticamente senza varianti, da tutte le grandi lingue moderne. Per cui abbiamo
la National Gallery a Londra e a Washington,
la Grand Galerie a Parigi, la Gemalde-Galerie a Berlino. Tutto è nato da un'idea museografica italiana e soprattutto fiorentina: un corridoio coperto che riceve la luce da un lato ed allinea, sull'altro lato, le opere d'arte. Tale soluzione architettonica attrezzata a museo in italiano si chiama "galleria" e la Galleria delle Gallerie fu fin dalle sue origini (1581) quella degli Uffizi;fatta allestire dal granduca Francesco I all'ultimo piano dell'imponente edificio che Giorgio Vasari aveva progettato «sopra il fiume e quasi in aria» - come scrisse lui stesso con una immagine bellissima - perché ospitasse le magistrature e gli uffici dello Stato.
Così, nel 1591, descriveva il museo il cronista Francesco Bocchi:
"Dalla parte verso oriente nel luogo più alto ha fatto il Duca Francesco una Galleria così magnifica, così regia, che piena di statue, di pitture nobilissime, e di preziosissimi arnesi, delle più sovrane bellezze è oggi di vero al mondo notabil meraviglia... Onde spaziando l'occhio in tante bellezze così diverse, così rare, così sublimi nel sommo diletto resta con l'animo quasi smarrito".
Il cronista del 1591 dice le cose essenziali.
Dice che gli Uffizi hanno stupito il mondo e ciò è perfettamente vero perché quel modello è stato ammirato e imitato presso le principali corti d'Italia e d'Europa da Parigi a San Pietroburgo, da Vienna a Praga.
Dice che il visitatore, al termine della visita, resta «con l'animo quasi smarrito». Si tratta di un'esperienza emotiva e intellettuale che potrebbe confermare ognuno del milione e mezzo di visitatori che attraversa, ogni anno, il portone degli Uffizi. Abbiamo detto della celebrità, della antichità, della esemplarità degli Uffizi.
Potremmo aggiungere che gli Uffizi sono l'atlante base della grande arte italiana da Cimabue a Tiepolo. Volendo possiamo percorrere gli Uffizi come si sfoglia un manuale di storia dell'arte; un manuale dislocato secondo un percorso cronologico-didattico ed esemplificato da opere di assoluta eccellenza. È l'ordinamento che l'età moderna con l'Illuminismo e con il Positivismo ha voluto dare all'antica "wunderkammer" dei Medici dove tutto (pitture e sculture archeologia e armi, "exotica" e "naturalia") era mescolato con tutto. E' l'ordinamento che fa sobbalzare di stupore il visitatore colto quando scopre appesi al muro i dipinti che tanti anni fa aveva visto sul manuale del liceo.
Ecco
la "Maestà " di Giotto, l'Annunciazione" di Simone Martini, "l'Adorazione dei Magi" di Gentile da Fabriano,
la "Primavera " di Botticelli, il "Tondo Doni" di Michelangelo, ecco Leonardo, ecco Raffaello, ecco Caravaggio..
C'è da uscire dagli Uffizi eccitati e smarriti, proprio come diceva il Bocchi. Eppure un modo per "capire" gli Uffizi e con gli Uffizi capire Firenze, esiste ed io vivamente lo consiglio.La mia proposta è di entrare agli Uffizi e poi di attraversarli lasciandosi portare dai propri passi, con l' attenzione rivolta più all'insieme che alle singole opere d'arte.
Ci sarà tempo per osservarle una a una, agli Uffizi ci tornerete ancora. Per il momento, limitatevi a camminare lentamente e a guardarvi intorno.Vi accorgerete allora percorrendo i corridoi fra statue archeologiche e volte affrescate, che il museo è una via aerea sospesa sopra
la città. Una strada che obbliga a una doppia contemplazione. Da una parte i capolavori dell' uomo
(i quadri celebri di Giotto, di Botticelli, di Leonardo, la Venere dei Medici, i ritratti degli imperatori romani) dall' altra, incorniciati con sapienza museografica non minore, i capolavori dell'arte e della natura insieme: la torre di Palazzo Vecchio, l'infilata dei ponti, l'Oltrarno fitto di ville e di chiese, la cupola del Duomo. A tal punto mirabile quest' ultima, da apparirci - l'osservazione è del Vasari - metafora dei monti vicini. Capirete allora che Firenze è la città degli Uffizi. Da una parte un museo che è l'archetipo di tutti i musei, dall'altra una città che in quel museo si riconosce si specchia. Capirete, attraversando gli Uffizi che la Bellezza si riflette nella Bellezza. Capirete che
la "Primavera " di Botticelli e la cupola del Brunelleschi, la Battaglia di
Paolo Uccello e le architetture di marmo e di pietra serena, la linea del Pollaiolo e la melodiosa tensione dei ponti sull' Arno, fanno un tutto inscindibile. La totale identificazione del museo con la città è il vero carattere distintivo degli Uffizi. È la mirabile peculiarità che li rende unici nel mondo.
Firenze, bella città...ma sai che gli Uffizi non sono mai riuscita a visitarli? Troppa fila ogni volta!!!! E' anche vero, che invece ho fatto la fila per i musei Vaticani, che ne so il perchè...sarà perchè per me Roma è Il massimo, la città che preferisco in assoluto...ovunque ti volti è arte, anche a Firenze...ma Roma è Roma, mi è entrata nel cuore, quando l'ho visitata la prima volta e ha piantato le sue radici!!! Comunque bella la foto degli Uffizi con i fiori!
RispondiEliminaio non ci sono mai stata :((((
RispondiEliminache sfiga!
baci
marietta
Già la sala del Botticelli da sola merita la visita, ne convengo. :)
RispondiEliminaun sorriso dolce notte..
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