. «A trent'anni dalla sua morte sento la mancanza della sua presenza familiare, come cittadina mi manca la sua lucidità, il suo giudizio sulle cose che accadono nel nostro paese» dice la scrittrice Dacia Maraini , che di Pier Paolo Pasolini fu per lungo tempo amica. La scrittrice toscana che ha raccontato dell'intellettuale friulano in "Ho sognato una stazione. Gli affetti, i valori, le passioni" aggiunge: . «Soprattutto di Pier Paolo mi manca il suo senso di indignazione. Quell'indignazione che è fondamentale per l'etica di un paese.Un'indignazione che il poeta, il linguista e l'uomo di talento che erano in lui sapevano esprimere con parole uniche». . . Signora Maraini, frugando tra i suoi ricordi come descriverebbe l'uomo e l'amico Pier Paolo Pasolini ? . «Era un uomo mite, dolcissimo; di lui ricordo la voce soave, che non alzava mai: Pasolini non si arrabbiava mai, neppure quando le idee non coincidevano. Mai aggressivo. Piuttosto era particolarmente silenzioso. Non era sicuramente quel che si dice un uomo di conversazione: ma il suo era un silenzio di presenza e non di assenza, non avevi mai la sensazione che la sua testa vagasse altrove, anzi la sua era una presenza che definirei corposa, anche nel silenzio. E questo era un aspetto molto bello del suo carattere». . Guardando ai suoi numerosi scritti, romanzi, poesie, interventi corsari, dove ritrova maggiormente il «suo spirito»? . "Quel che io prediligo è senz'altro il poeta. Apprezzo moltissimo il suo cinema e il suo teatro, ma mi emoziona di più la sua poesia, che ho visto nascere. Ricordo come durante il nostro viaggio in Africa (la scrittrice visitò il continente in compagnia di Pasolini, di Alberto Moravia e di Maria Callas, ndr) buttava giù appunti, e parole sui quadernetti che aveva con sè. Gli piaceva inventare titoli, che talvolta venivano prima degli scritti. Ricordo che si alzava alla mattina e subito ci proponeva due, tre titoli molto belli. Aveva un talento innato per i titoli, che talvolta rimanevano tali perché né la poesia, né il racconto vi facevano seguito».
Come giudicherebbe oggi Pasolini la nostra Italia , dove la realtà spesso è tale solo in quanto appare in tv. Per dirla con lui , oggi assistiamo a «una mutazione antropologica» in senso televisivo?
«Non posso dire quello che lui direbbe perché Pasolini era imprevedibile. Certamente conoscendolo sarebbe stato molto critico, credo disgustato dall'aspetto spettacolare e di basso livello che ci pervade: tutto si fa in televisione, politica e messaggi di ogni genere se non passano per la tv non riscuotono l'attenzione degli italiani. E questo è un danno evidente, con la semplificazione della realtà che la superficialità televisiva comporta. Ma la realtà è molto complicata e Pasolini lo sapeva. No, non potrei davvero prevedere le sue reazioni, perché la sua genialità consisteva anche nella sua imprevedibilità».
Di poeti ne nascono pochi in un secolo, disse Moravia in occasione della sua commemorazione. Perché oggi più che mai se ne sente terribilmente l'assenza ?
«E' vero, si sente questa mancanza. Oggi i poeti non mancano: ma di poeti civili, così completi, poeti che sono al contempo osservatori, analisti dei loro tempi, intellettuali, profeti,… questo tipo di poeti a tutto tondo è effettivamente raro. Aveva ragione Alberto (Moravia, ndr) a dire che ne nasce uno al secolo». Enzo Siciliano mette in guardia dal rischio di scambiare la parabola terminale dell'uomo Pasolini con la verità più intima e profonda che PPP ha fornito con la sua poetica . «La visibilità passa attraverso i media, ed è vero che in tal senso sembra distorcere e volgarizzare la sua memoria. Ma se non si fosse fatto, se solo non ci fosse stato tutto questo parlare, scrivere, riportare le parole di Pasolini, sarebbe stata una colpevole dimenticanza». . . Secondo lei l'autore di Ragazzi di vita e Le ceneri di Gramsci riuscirebbe ancora oggi a fare scandalo, intendo in una società ormai avvezza agli eccessi come la nostra? .
«Il suo fare scandalo aveva una cifra cristiana: ricorda il Cristo che dice come sia opportuno fare scandalo. Non era lo scandalo dei pettegolezzi, quello di Pasolini, ma del dire l'indicibile, la verità. Nonostante la grande libertà di parola odierna sento poco parlare di verità. Ci si parla addosso, ci si insulta, ma in pochi affrontano con chiarezza la verità». .
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passo per un saluto!!!! buon week end!!!!baci
RispondiEliminasolo un saluto anche per me.
RispondiEliminaSu Pasolini si è detto e letto molto in questi giorni, anche sul web. Ci manca una figura come la sua. Ma talvolta mi sfiora il dubbio se anche la sua oggi sarebbe una voce impotente nell'assordante marasma di volgarità e violenza in cui siamo sommersi.
to LunaPperMe:
RispondiEliminagrazie per la visita,
anche a te buon weekend!
:o)
to Alderaban:
che di rumore assordante ne abbiamo fin troppo sono perfettamente d'accordo.
Ma il senso che emerge da questo articolo va dritto al nocciolo di uno dei problemi di oggi.
Siamo talmente assuefatti alla volgarità,alle cretinate, alle fiction ai reality, a questo ammasso di paccottiglia per esseri sub-umani, al superfluo ai gadgets più vuoti e assurdi, che abbiamo disimparato completamente il valore dell'indignazione civile.
E conseguentemente il valore di una reazione lucida e consapevole e irremovibile di fronte a ciò che ci capita attorno.
Rischiamo di affordare nelle sabbie mobili, ma nessuno, dico nessuno ha la voglia e la forza di essere indignato realmente per gli stravolgimenti inaccettabili che subiamo
UN ESEMPIO? LA COSTITUZIONE ITALIANA, in questi 5 anni è stata ripetutamente violentata con colpi, ai cardini stessi del suo impianto.
E da ultimo anche con una legislazione strisciante ma profondamente
"sovversiva", tesa a demolire la compattezza fra istituzioni( comuni, regioni, magistratura, Presidente della Repubblica),e la fiducia nel senso delle stato, in quello dell'integrità statale,nel
principio di uguaglianza e tanto altro.
Uno solo di questi argomenti avrebbe fatto insorgere sia i padri costitituenti, che la gente comune,
l'opposizione e gli stessi uomini che rivestivano cariche istituzionali in questi anni.
Ne hai sentito parlare di questa reazione?
Lo stesso Presidente della Repubblica ha avuto atteggiamenti fin troppo remissivi davanti a questi attacchi al cuore dello stato portati da un partito-azienda a caso.
Ma il paese e gli stessi intellettuali hanno abbozzato, minimizzato stemperato.
Ecco che ci manca oggi.Il coraggio di tirare una linea sul terreno e non permettere a nessuno e in nessun modo di oltrepassarla.
Questo allora diventa l'anticamera di un imbarbarimento e di un arretramento di tutta la società civile
Se nemmeno i leader dell'opposizione hanno il polso della situazione e colgono la portata dell'attentato al nostro paese che viene portato avanti dall'interno, daglie eredi della loggia massonica P2, significa che un Pasolini, oggi ci manca terribilmente.
Questo della politica italiana di oggi, è solo uno dei possibili esempi di ciò che accade nella società italiana.Ma se ne potrebbero portare tanti altri.
Questo credo sia il vero senso delle parole di DACIA MARAINI.