LA PAZZIA..[F. PESSOA]


 










  LA  PAZZIA





 


 
























A volte succede leggendo un libro,  o un articolo, di imbattersi  in un concetto che da sempre portavamo dentro di noi, fra le nostre convinzioni per così dire “sepolte”. La cosa è frequente e avviene in questi termini: ritroviamo sulla pagina scritta, una riflessione, un grumo di senso che da sempre ci viveva  dentro, ma che nella nostra coscienza era più che altro, una sensazione indefinita e indefinibile.

Ma  una certezza, anche se vaga, resta certezza. C’era e allo stesso tempo non c’era. A livello di sensazione c’era. La nostra coscienza riusciva a scorgerne  il senso, la portata, ma la mente razionale non era mai riuscita a portarla  alla luce in modo logico, dandole forma compiuta. La nostra mente vi attingeva come da un pozzo sotterraneo. Oppure era,  anche, come avere nel portafoglio una foto sfuocata,un’immagine sgranata.
Noi soli sapevamo cos’era  quella sagoma, cosa stava dietro quel contorno.Ci era familiare, ma al tempo stesso era talmente indistinta  che si sarebbe potuto equivocare, prenderlo per un altro oggetto, sbagliare in quel ricavare dal contorno dell’immagine, un qualcosa di diverso dalla sua verità sostanziale che al nostro interno era  invece avvertibile.
Il punto è, che, finchè quella piccola nostra verità, non fosse stata portata alla luce, con uno sforzo consapevole e convertita dal linguaggio, fino a farsi parola, frase scolpita,  fino a rappresentare in modo perfetto quel significato che era in noi, noi l’avremmo continuata a portare al  nostro interno soltanto come   ospite. Non ce ne saremmo mai appropriati per davvero.
 

Arriva invece il giorno in cui te la ritrovi davanti, espressa con meravigliosa precisione. Lo stupore, è quello che si prova davanti alla perfezione del diamante.  
Cogli in un attimo che quella verità cosi ben delineata, perfetta... era la stessa che avevi  da sempre soltanto che in te non era a fuoco.
E' solo nel vederla al di fuori di te che la riconosci e in quel momento,  davvero te ne appropri.

E’ il linguaggio, che facendosi scalpello nel marmo dei significati, va a togliere tutto il superfluo.  Depura quella verità  da tutta la possibilità di malintesi e sensi alternativi e ci lascia la perfezione di un diamante, di una perla, finalmente e interamente nostra, e di cui da quel momento potremo usare liberamente. 
Così mi è capitato nel leggere questa riflessione di Alvaro de Campos alias Fernando Pessoa:



 





"La pazzia,
lungi dall'essere una anomalia,
è la normale condizione
umana.



Non esserne consapevoli,
se essa non è grande,
significa essere normali

Non esserne consapevoli,
se essa è grande,
significa essere pazzi
.



Esserne consapevoli,
se essa è piccola,
significa essere disillusi.

Esserne consapevoli,
se essa è grande,
significa essere
geni
"




[Fernando Pessoa]
da "La divina irrealtà delle cose"
Passigli Editore



 

Commenti

  1. La difficoltà non sta nel definire chi è pazzo
    ma soprattutto cosa s'intende per normale
    e poi metterci ipaletti segnare il confine dividere i campi d'azione...

    Buonanotte mio caro amico
    t'abbraccio forte
    (ora c'è solo inverno
    anche l'estate di san Martino
    è andata...)

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  2. Da molto piccola avrei dato il mio regno per essere la folle del villaggio. Era un modo come un altro per dire che io volevo essere diversa, distinguermi dalla massa, essere conosciuta, ma tenuta a distanza. Non essere acclamata, ma indagata, nel mio essere e nelle mie qualità. Non sono una folle, non lo sono diventata, ma a mio modo, io sono infinitamente pazza... :)
    Questa citazione che hai inserito... beh, è fenomenale... così chiara e semplice da risultare impalpabile... :)
    Buon weekend, un abbraccio, Ilaria.

    p.s.
    Perdona la mia latitanza... sono ormai nel pieno dei miei impegni... ma passare di qui è sempre un vero piacere dell'anima.

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  3. il confine è labile...

    un dolce sorriso..buon fine settimana!!
    http://vivendolestelle.splinder.com/

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  4. "....i pazzi. Essi hanno intuizioni più profonde di coloro che passano per il marciapiede, ma non ne possiedono la chiave e il timone e precipitano nell'infinito".
    Hermann Hesse
    Ciao Carlo! Vera

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  5. tra una ragnatela e l altra dell universo "blog" sono giunta fino a qui.. e ne sono contenta! gran bel blog!
    buon fine settimana..

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  6. ciao fratello!!!
    letto, riletto tutto di un fiato! bello, fin troppo. e vero. dannatamente vero. fottutamente vero. fino ad oggi qualcuno mi ha definito "strana", altri sicuramente "non comune", adesso ho trovato un aggettivo che forse mi somiglia (ma credo ci somigli) molto di più! ma che bellezza!
    ricambio la dolcezza con i link! bacio. ^-^

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  7. to Syssa:

    :o) il mare è sempre partenza..
    felice di "viaggiarti" insieme.

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