Il frutto dei secoli che spreme il suo succo nelle nostre vene.
La mia anima che si diffonde nella tua carne distesa per uscire migliorata da te, il cuore che si disperde stirandosi come una pantera, e la mia vita, sbriciolata, che si annoda a te come la luce alle stelle! Mi ricevi come il vento la vela. Ti ricevo come il solco il seme. Addormentati sui miei dolori, se i miei dolori se i miei dolori non ti bruciano, legati alle mie ali, forse le mie ali ti porteranno, dirigi i miei desideri, forse ti duole la loro lotta.
Tu sei l'unica cosa che possiedo da quando persi la mia tristezza!
Lacerami come una spada o senti come un'antenna!
Baciami, mordimi, incendiami, che io vengo alla terra solo per il naufragio dei miei occhi di maschio nell'acqua infinita dei tuoi occhi di femmina
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passionale, romantico...splendido come sempre..
RispondiEliminaanche questa volta le calde parole di pablo, sono entrate nel mio cuore...
grazie carlo!
baci!
cavoli....io e te per terra che ci rotoliamo e ci picchiamo dietro le compagne?
RispondiEliminaCarloooo....ma come ti viene in mente!!! Come sempre mi ha fatto morir dal ridere....:)))) Sei troppo simpatico :)
Ti invio la mia email in splinder...
cosi' finiamo finalmente sto lavoro eh? Che mi sono stufata di aspettare sul portone con sto freddo....^_^
Ciao Amico......:)
le righe scritte....come sempre ti rispecchiano...:)
Questa di Neruda è una poesia da rimaner senza fiato. L'ho letta e riletta qui da te ed ora la stamperò e la rileggerò tante e tante volte. Il ricordo è vicino ma ho tanta voglia di serenità. Vera
RispondiEliminaPerò, Carlo, quanto bene e quanto male sa fare l'amarsi! Meglio l'amicizia, forse.......dovrò ricredermi sulle mie teorie sull'amicizia?
RispondiEliminaBacioni, buona serata, Vera