OGGETTI


 


























   
   

Nella nostra vita ci sono oggetti, umili oggetti  che in qualche modo sostengono il nostro esistere quotidiano: una penna, un'agenda, la bicicletta che usiamo tutti i giorni, uno zaino che c’accompagna nei viaggi, libri che  nessuno conosce, che ci abitano dentro e parlano a noi soltanto.

Poi ci sono oggetti silenziosi che nessuno nota, a cui nessuno da importanza.

Oggi, il mio pensare s'è fermato su uno di questi “muti servitori”.
Lo sguardo si è trovato improvvisamente ad accarezzare un qualcosa che “non guardavo” da anni.
Non lo vedevo da tantissimo tempo.

E’ la tastiera del mio Pc.

Oggi le ho prestato attenzione.L’ho addirittura pensata.
Semplicemente ho lasciato affiorare sensazioni incentrate su di lei: ...la prima volta che l’ho vista sullo scaffale di un negozio,
...il giorno che l’ho appoggiata sulla mia scrivania,
...l’odore di gomma e plastica nuova,
...il rumore ormai cosi familiare dei tasti premuti in velocità,
...la lucida levigatezza di alcune sue superfici, sfiorate milioni di volte.

E quanto tempo è passato?

Era il 2000. Addirittura sei anni ormai che è con me.
Era una delle prime tastiere senza fili allora, e ne ero molto fiero.
Quel poter scrivere stando appoggiato perfino sul letto, mi dava un senso di gioco e di libertà.

Poi sono passati i giorni, son passati gli anni.
Ho smesso di vederla. Semplicemente l’ho usata. E con il tempo è diventata un prolungamento di me a tal punto che ho smesso di "vederla".

Stava qui. Sulla scrivania.
Ha aspettato ogni giorno le mie dita. I miei pensieri.
M'ha aspettato anche nei giorni “neri”: i giorni in cui non una sola parola era in grado di arrivare alle mani.

Mi capita di pensare a quanta "vita"  sia transitata su quei tasti.

Quante parole, frasi, email, articoli, richieste, comunicazioni,  lettere strazianti, riflessioni pacate o traboccanti d'emozione, quante verità, quante condivisioni si  sono materializzate attraverso il mio sfiorare quei tasti
Quanta parte di me in fondo, sia passata attraverso di lei e da lei abbia preso il volo all’indirizzo di mille persone diverse.
E quante di quelle persone se ne sono andate dalla mia vita.. Quante amicizie sfumate, volatilizzate.
Tutte le parole partite da questa mia tastiera,  oggi sepolte nella dimenticanza, nell’oblio. Dove andranno mai le parole usate, quelle scritte, lette, condivise.. dove andranno ?
Esiste un cimitero delle parole?

Il tempo ha gettato dei muri, pareti di silenzio, vetri di lontananza su tutto quel palpitare di vita.

Lei resta là. In silenzio attende di nuovo, il calore e il suono delle mie dita. Con i suoi tasti scoloriti, alcune lettere ormai scomparse. La “A”,



la “S.”
La lettera “C” in procinto di andarsene.
Il tasto “Canc” consumato..

Segni che quasi non si vedono più ma nelle mie mani ci stanno.
Le mie mani non hanno bisogno di leggere. Sanno.


La guardo. Ne accarezzo i contorni.
Le ho fatto pure due foto nella vana illusione che potrò conservarla  anche quando dovrò poi cambiarla e una nuova tastiera sarà appoggiata sulla mia scrivania.

E’ strano questo mio pensare.
Somiglia troppo a quel pensiero che viene la sera..
Quel pensiero che sa accogliere in un solo momento, tutte le sere che si sono vissute.
Le sa comprendere tutte insieme.


Tutti i volti intravisti, i discorsi fatti, le tante persone, i sorrisi, le voci, gli sguardi, le battute, i saluti..
Tutto quello che ha preso posto nel nostro esistere e che la sera, per un attimo, un attimo solo,
pare di poter accarezzare,
di poter arrivare di nuovo a sentire con le dita..

Ecco..
Finito.
Anche quel momento, quell'attimo è andato.
Dura soltanto un istante quel momento.

Tornano i pensieri comuni.
Le mani si staccano.
La tastiera rimane in silenzio.

Come un porto vuoto.

Un vuoto,
che tu guardi  in silenzio

Un vuoto che osservi
dove potresti sospettare che le navi non sono mai partite
o che le navi non siano mai esistite

Solo un lieve rumore di acqua pare di sentire
e lontano, un filo di luce pronto a morire: la linea deserta dell'orizzonte. 



Sulla pelle, 
anche i pensieri diventano brividi,
nella sera che viene..





               [ k ]


 
   



 

Commenti

  1. Il fine settimana non è stato granché.
    Domenica scorsa mia nipote mi ha tossito in faccia e la sua saliva mi è entrata in un occhio; la sera stessa avevo la gola in fiamme e 37,5 di febbre.
    Puoi immaginare la mia settimana disastrosa: mal di gola, tosse, raffreddore....

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  2. :-) è vero si crea un rapporto particolare con queste "macchine", quasi viscerale.

    Dolce sera

    Black

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