LA POESIA DELLE STAZIONI


 















 

Io la conosco la poesia delle stazioni

I feroci orologi
La musica dei ritorni.
Le parole non dette
ma scandite nel silenzio di sguardi.

Il tempo
che getta manciate di anni e di muri,
duri come incomprensioni
per non far riconoscere anime
per impedire gli occhi negli occhi
o che le braccia si gettino al collo
nell’andirivieni furioso
di persone in partenza o in arrivo.


Io li conosco gli arrivederci.
Alla fine di viaggi che  concedono
quale vendicativo premio
il congedo definitivo da Noi, 
il tradimento del dio che fummo
o che potevamo essere.

Io la conosco la poesia delle stazioni

L’urlo muto degli addii  taciuti
nel tempo sospeso e gratuito dei saluti

Li conosco i gesti accaduti
Quei gesti
che continuano ad accamparsi
ed a compiersi
nella luce affollata di sale d’attesa.

E le istantanee scattate su incomprensibili
e fugaci visioni dai finestrini
come a scandire rintocchi di nostalgie
per tutto quello che ci sfuggìì
per quello che non saremo mai più
o che non siamo stati

Io che so ancora partire,
rimanendo qui in piedi
accanto al bagaglio dei  treni della mia vita

Io conosco quei minuti lunghi.
Quegli annunci, 
i transiti come lampi,
passi nervosi e  lampioni 
le attese e le pensiline
sotto cui  occhieggiano assenze
come colori violenti di poveri fiori
intravisti dentro i giardini
abbandonati delle stazioni

E so il rumore della pioggia sulle rotaie
I  binari gettati sugli occhi
lievi,  come inconsistenti visioni
e insieme  macigni,
simili a sogni privi di senso o interrotti.
I colori d’assenti persone
che par che ti chiamino dai marciapiedi
dentro il varco che il tempo, beffardo,
squarcia spietato sui viaggi di ieri

Io la conosco la poesia atroce delle partenze
Quell’impasto di cupe emozioni
di gioia, dolori,
groviglio e gorgoglìo di nervi
nel  vibrare di aria al passare d’un treno.
e il violento ondeggiare dei sensi 
al disvelamento definitivo
del tumulto di tempo e occasioni
ch’ è questa infinita,
vana preziosa assurda
 
nostra fuga di ore.
 



[ k ]





Commenti

  1. semplicemente stupenda...come te del resto
    Eliana

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  2. bè...è fantastica!
    chissà se entrerai nella letteratura..coi tuoi versi!ciao, Buona Pasqua!

    RispondiElimina
  3. tuttadunfiato

    per ripartire a rileggerla
    con quei tempi conosciuti
    di quei tempi là..., come fossero tempi miei.


    Quasi a riconoscere l''odore
    del vagone o ripercorrere
    più o meno nostalgiche visioni.

    L'apice è nell'esplosione-dentro
    di un passaggio che non vorrei mai dimenticare:

    "Io che so ancora partire,
    rimanendo qui in piedi
    accanto al bagaglio dei treni della mia vita"

    E per queste tue perle
    non posso che ringraziarti.

    Come fosse sempre
    Ri-partire.

    Passa una serena pasqua,
    ma soprattutto abbi cura della tua anima.

    C'è troppo rumore tutt'intorno.

    RispondiElimina

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