L'ODISSEA CHE CONTINUA A STUPIRE

 


 


 


































  "Solo dei poeti, ormai,
solo della gente che lascia il cuore volare,
che lascia la propria fantasia
senza la pesantezza del quotidiano,
è capace di pensare diversamente,
ed è questo di cui oggi avremmo bisogno."
   
   
 

[ Tiziano Terzani ]


   
   
   


 


 




































       
       
   

IL MISTERO DEL SECONDO VIAGGIO


 
   

 


Il 26 luglio si è tenuto presso Villa Torlonia a San Mauro Pascoli uno spettacolo molto particolare incentrato sulla cosiddetta "Seconda Odissea".
 Il secondo viaggio che secondo la profezia di Tiresia, Odysseo-Ulisse avrebbe dovuto compiere una volta tornato in patria ad Itaca prima di poter trascorrere serenamente gli ultimi anni di vita.


L'Odissea è forse l'opera di poesia più grande di tutti i tempi ed è per definizione "un classico". "Classico"  in quanto opera che sa trasmettere emozioni e messaggi e significati agli uomini di tutti i tempi.
E l'Odissea, in effetti, ha parlato agli uomini e di nuovo ai poeti di tutte le epoche successive ad Omero


Ognuno di loro ha colto ed esaltato un aspetto, un filone, un tema  di un libro sconsideratamente ricco di spunti e vicende.
In questo ambito il  secondo viaggio di Ulisse resta un autentico mistero, poichè anticipato nelle parole di Tiresia da Omero, pare far riferimento ad una seconda raccolta di racconti degli Aedi che tuttavia non ci è mai pervenuta.


Solo il poeta ellenista Licofrone, molti secoli dopo l'età omerica, nella sua opera "Alessandra" [ imperniata sulla profetessa Cassandra ] fa riferimento agli ultimi anni che trascorse Ulisse in patria e alla sua presunta morte ad opera del figlio Telegono, che lo uccise con una lancia sulla cui punta era conficcata una spina di pesce proveniente dalla Sardegna. Questa sua morte cruenta, da un lato, adempie alla profezia di Tiresia che aveva accennato ad una Morte proveniente dal mare, ma dall'altro la smentisce, poichè quella profezia parlava di una tranquilla vecchiezza di Ulisse, ad Itaca. Come conciliare questi enigmi? Impossibile.
Dante propose nella Divina Commedia una lettura "molto severa" di Ulisse e della sua sete di conoscenza


Dante punì infatti l'eroe omerico, immaginando per lui una fine cruenta  dopo che si era spinto in un "folle volo" al di là delle terre conosciute, verso l'emisfero delle acque, al di là delle colonne d'Ercole. Per Dante dunque Ulisse fu inghiottito dalle acque dell'Oceano come castigo divino per la sua sfrontatezza, per gli inganni con cui aveva beffato i troiani e il suo mai placato desiderio di conoscenza in aperto conflitto con gli Dei.
Ovviamente la visione di Dante fu molto condizionata dalla morale Cristiana, che in un certo senso era riduttiva e perdeva di vista la vera grandezza di Odysseo come simbolo dell'anima umana.


 




 


 



 



 



 




 



 



 


 


 













































       
   

In tempi più recenti, il mito di Ulisse, la sua vita di sventure peripezie e fierezza è stato rivisitato da Tennyson e Pascoli fra i tanti, senza dimenticare Saba e Pavese. 


Nello spettacolo a cui ho assistito mercoledi sera, proprio Giovanni Pascoli è stato la sorpresa più rilevante.
Io ignoravo completamente che avesse composto un  Poema sugli ultimi anni di vita di Ulisse.
L'opera in oggetto si trova nei Poemi Conviviali, ha per titolo L'ULTIMO VIAGGIO e fu composto nel 1904 .

Durante lo spettacolo sono stati recitati numerosi brani  di questo poema, alcuni dei quali credo che meritino di essere conosciuti e letti da parte di tutti, per cui compariranno presto su questo Blog .

Ciò che sorprende e ha davvero colpito tutti quanti è la grande "modernità" dell'approccio del Pascoli che rivede e ridisegna l'eroe omerico con grande affetto.
Egli  lo trasforma  quasi in un eroe moderno,  pieno di interrogativi, bisognoso di conferme e in cerca della propria identità, anche al termine della propria vita quando ci si aspetterebbe un tranquillo bilancio e una pacificata visione della propria avventura esistenziale.

E invece Pascoli ci presenta un uomo indomito, eroico fino all'ultimo istante, che non s'arrende mai ai paradossi e alle beffe che sembrano preparate da Dei distanti o da un Destino impietoso.
L'Ulisse del Pascoli commuove in un modo molto profondo proprio perchè viene spontaneo identificarsi in questa sua dimensione di fierezza e di dignità estrema, pur quando, pare che il senso del mondo e del suo viaggiare gli sfuggano definitivamente.
In questa perdita, in questo svanire di senso e nella sofferenza che gliene derivano, appare ancora di più un tratto di vicinanza fra noi e il simbolo dell'Umanità che da millenni il mito di ULISSE sintetizza e rappresenta meravigliosamente.


Lo spettacolo ha visto la presenza di David Riondino, dello scrittore-archeologo Valerio Massimo Manfredi, e di Paolo Bessegato e con l'accompagnamento musicale della Banda di S.Mauro Pascoli.
Sul megaschermo le illustrazioni di Milo Manara a fare da cornice grafica all'evento.


Lo consiglio di cuore a tutti quanti.

Suggestivo è dire poco! 


 



                                                                 [  k  ]


   

                                                       


 
       
       


 

Commenti

  1. grazie del consiglio...^_^

    ti lascio un raggio di sole per questa domenica d'estate...e tienitelo stretto stretto...tutto per te!!! :)

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  2. I Sud Sound sistem sono salentini al 101% (nel post non si capiva?) e di conseguenza pugliesi e discendenti dei grichi...se ascolti "le radici ca tieni" dall'album Lontano ti dice tutte le discenze dei salentini.
    A presto.

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  3. TO NEBULA:

    grazie a te e della visita e del raggio di sole..
    mi farò abbronzare per benino ..
    un abbraccio

    To ARTEMISION:
    Ah ecco ..avevo frainteso io il senso del Post.. grazie della dritta cmq mi scaricherò un po' dei loro brani Penso da sempre che le "radici " è fondamentale salvarle e rivendicarle come parte del proprio patrimonio personale!

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