I  Pastori




 


 






































     
 

Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare.
Scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
 
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natia
rimanga ne’ cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.
 
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.

O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!
 
Ora lungh’esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l’aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquio, calpestio, dolci romori.
 
Ah perché non son io co’ miei pastori?


 
     
     
                       [ G. D’Annunzio ]  
     

Commenti

  1. Non amo D'Annunzio, però mi hai riportato indietro di qualche annetto, quando, alle medie,imparai questa poesia a memoria... :-)

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  2. te pensa che questa è l'unica cosa che sopporto io, dell'odiato Gabriele

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