SCRIVERE

 
 
     
     
     
     
 
     Fra le molte cose scritte, (da sempre ho "il vizio" di mettere su carta pensieri, riflessioni e ricordi vari),  ho deciso  di pubblicare sul blog, un brano in cui, ancora adesso sento di riconoscermi.
..
      Negli ultimi giorni l'ho riletto, e mi sono accorto come in questo scritto  [che nelle mie intenzioni doveva essere l'inizio di un racconto], vi è testimoniata come la "presa di coscienza" della predisposizione a scrivere, l'appropriarsi in modo consapevole, della propria passione/vocazione alla scrittura. E infattti è cosi che succede: spesso si inizia a scrivere in modo apparentemente casuale ed inconsapevole,  poi arriva un giorno che si comprende "il perchè".
.
. 
    Arriva cioè il momento in cui si cominciano ad intravedere le ragioni, le radici razionali, le motivazioni che ti inducono a scrivere e a tentare di comunicare il tuo modo di vedere la realtà, il tuo sguardo, a trasmettere una buona parte di quel che sei.
 
     
     
     
 
             
 
       
 
.
.

Scrivere

 
     
     

 
   
 
Scrivere. Scrivere è una scelta. Altre volte una logica conseguenza di quel che si è. Giunti ad un certo punto, se ci si è scoperti "curiosi della vita", se nel tempo, è rimasta ben viva l'attenzione ad ogni aspetto della realtà che ci sta attorno, è naturale scrutare il proprio orizzonte presente ed il tratto di  strada percorsa. E’ allora che affiora il bisogno d'avere un proprio punto di vista. E' il nostro sguardo sulla realtà, che esige di essere fissato, che chiede di prendere forma, di diventare oggetto al di fuori di noi.
Non è un caso quindi, se un giorno, K. fu particolarmente attratto da un libro che teorizzava sulla scrittura del diario.
. 
Era forse destino che quel giorno alla vigilia della partenza per una breve vacanza in montagna, il libro gli si fosse presentato fra gli scaffali di una libreria, emergendo dalla massa informe delle pubblicazioni e lo avesse indirizzato in una precisa direzione. E invece, il libro, più tardi, si rivelò ben poca cosa. Lo deluse. Era imbevuto di cieca fiducia nella Psicoanalisi, a tal punto, che sembrava impossibile fosse stato scritto in tempi recenti. L'autore probabilmente fin troppo condizionato dalla cultura americana, ignorava molto dello spirito critico europeo.  Chi lo aveva concepito era un semplificatore "complicato". Presentava l'introspezione, che la stesura del diario inevitabilmente comporta, come un programma rigidamente composto di tappe, schemi, sezioni e sotto-sezioni. Era così prospettato sommariamente, come "un compito da sviluppare", ma senza quella profondità che una simile impresa richiede.
.
Non di meno egli fu attratto ugualmente verso quegli argomenti, che in modo troppo superficiale lì erano solo tratteggiati e ridotti a scheda. _
Al termine della lettura si trovò a pensare che forse, proprio quella fastidiosa piattezza dell'esposizione era un bene. In definitiva, invogliava il lettore ad andare oltre, a cercare ancora e ancora, insoddisfatto per quella che a tirare le somme, appariva come una inerte costruzione mentale. La tesi, piuttosto esplicita, era che la scrittura potesse essere oltre che uno strumento di riflessione, un vero e proprio metodo di autoanalisi e, in determinate situazioni, anche di ” cura ”. Il libro fu acquistato quasi con una consapevolezza onirica, come uno di quei dettagli che improvvisamente, all'interno dei sogni, si dilatano, assumendo una dimensione ed un ruolo inaspettato: un piccolo oggetto che in seguito giunge ad avere una dimensione fondamentale e premonitrice.
.
 
Contemporaneamente, gli parve di comprendere, tuttavia, che l'idea da cui partiva il libro, era un'idea forte, profonda e insieme,  piena di sfaccettature. Il fluire della vita interiore che si da forma e si rapprende. L'accumularsi di esperienze, di eventi, di pensieri, che diventa consapevolezza di quel che si è, lo abbagliava. In quella tensione a chiarire dentro se stessi la propria “architettura” di persona e il rapporto fra razionalità e forze inconsce  si poteva per davvero intravedere una via per risolvere i contrasti in un superiore equilibrio. E che consolazione  pensare alla propria vita come ad una costruzione! Una costruzione assai articolata, non certo lineare, mai semplice, ma pur sempre una costruzione, con un suo interno segno e significato. Una sua coerenza.
 
Nel mondo, a ben vedere, vi era una enorme, continua perdita, una dispersione incalcolabile. _ Quanti erano infatti, coloro che dalla propria vita, esigevano di estrarre questa consapevolezza, questa tensione ideale alla “limpidezza”?
 .
Quanti avvertivano la necessità di fermarla infine in uno scritto? Arrivare a stringere un pezzetto di verità, fissarlo e insieme trasmetterlo, comunicarlo.
. 
Un modo per estrarre dal proprio universo soggettivo, un frammento, tenerlo fra le dita e al tempo stesso, nell'atto stesso di portarlo alla luce, renderlo oggettivo. Trasformarlo in qualcosa che potesse essere afferrato da altri. Di certo nel passato vi erano stati i “creativi” che fin dall'antichità avevano frequentato queste vie e questi territori, e di loro, rimanevano le molte opere. _ Tuttavia quanti erano mai? Una quota esigua, infinitesimale. Le persone comuni, crescevano, invecchiavano, morivano, ma della loro vita, della loro ricchezza interiore non restava nulla, se non l'affetto nei propri cari e i ricordi delle persone vicine, e poi... Poi anche questo era finito._Concluso. Scompariva nel nulla.
. 
…il Nulla.
. 
Si sentì rabbrividire al pensiero del nulla che inghiottiva tutto ciò che erano state milioni di vite di persone comuni... il fiorista, il tappezziere, la maestra elementare, il fornaio...
.
Fra le vette alpine, abbaglianti, che lo attorniavano, al di sopra della  fascia scura dei boschi,  K. si sorprese a guardare con gratitudine nella luce del tardo pomeriggio come a scorgere in trasparenza la trama stessa della sua vita. Aveva attraversato stagioni, anni intensi, pieni di scelte e strappi talvolta dolorosi. Aveva conosciuto le furbizie degli uomini, i difetti, le loro care illusioni ed ora non poteva sottrarsi. .Doveva prestare il proprio sguardo.
Fare in modo che il suo sguardo sul mondo, che, nel tempo, come in un enorme cantiere, aveva messo da parte cumuli di materiale da costruzione, si traducesse infine in parola, in comunicazione.
. 
Era come un dovere morale verso se stesso: trasmettere agli altri, quel suo lungo, continuo, incessante, sforzo d’investigare ogni angolo della realtà. Il suo sguardo, da sempre, fin da bambino o almeno da quando riusciva a ricordare, era andato in cerca, nelle esperienze che gli erano toccate, di un barlume di verità, di un qualcosa di ciò che per lui era "la verità".
 
Infine capì. Non poteva sottrarsi a quel compito. Avrebbe raccolto dal cupo brusio, dal vago suono che dal mondo saliva, ciò che serviva per emettere una nota... La sua nota. Era forse un'idea romantica? Decadente ? Che importava?
Che importavano le definizioni? Che importavano tutte le etichette che da sempre gli uomini s'ostinavano a imporre alle cose?
 .
 
Le cose erano. Erano lì, a prescindere dai goffi tentativi di rinchiuderle, di delimitarle e ordinarle  in infantili categorie... che stupide le categorie. 
 
Sentiva dentro di sè le energie per cominciare. Certo era necessario una lucidità che non sempre avrebbe potuto avere, ma il suo compito, era davanti ai suoi occhi. Una chiamata e una esigenza insieme.
. 
Era sera, quando raggiunse tale certezza ed i boschi che aveva davanti, gli trasmisero un innocente stupore, una calma che solo da bambino ricordò di aver provato.
. 
 
I turisti rientravano dai sentieri, le funivie ormai ferme. Le alte quote si spopolavano. Tornavano al loro silenzio, le montagne, e nella sera attraversata da un caldo chiarore, riacquistavano una regale distanza dal mondo degli uomini.
 
Come da bambino, si fermò a fissare le piccole nuvole che trascorrevano nel cielo. Il sole che si ritraeva man mano, rimandava ad ampi scenari, alle immense quinte di un  teatro. La scena si spostava altrove. _ Restavano bagliori sulle cime, il rosa delle rocce, il verdeggiare dei versanti in ombra, il fresco fruscio del bosco attraversato già da una brezza notturna.
. 
 
L'indomani uscì di buon mattino e percorse il paese in direzione del passo. Il sentiero saliva in tornanti e il bosco fittissimo faceva da scudo. In alto il sole illuminava ormai l'intera catena facendo brillare le chiazze di neve delle cime. Nella lenta salita, a lui s'accompagnava una giovane coppia con una bimba. Ad una svolta del sentiero, li vide appena davanti a sè: la bimba sulle spalle del padre, con un berretto chiaro calcato sul capo. K. li avvicinò e superandoli... fissò gli occhi azzurri della bambina. Per un attimo vide dentro quei laghi, il riflettersi del paesaggio circostante, il sentiero, gli alberi, i prati... 
Tutto brillava. La luce del mattino sfolgorante, inondava la valle e su in alto il cielo appariva di un blù profondissimo.
.
-
Lei gli sorrise.



.
.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Commenti

  1. c'è chi può scrivere ogni cosa credo, ma il tutto e il niente hanno lo stesso confine a volte.
    C'è chi scrive ampi, fotografie tratteggiate e quasi teme di restare un attimo in più.
    Chi invece è fatto per raccontare, e le parole sono un lungo filo di lana attorcigliata e morbida.così scrivi tu, io credo.
    buona notte.

    RispondiElimina
  2. Un brano molto bello, complimenti, va giù come un bicchiere d'acqua cristallina. Tu scrivi bene Carlo, questo è indubbio.
    Per me scrivere è insieme un piacere ed una necessità, così come lo sono tante funzioni vitali dell'essere umano. Il culmine è quando oltre a provare il piacere di raccontare, si riesce a generare piacere in chi ci legge. L'esperienza della condivisione.
    Visione semplicistica forse, ma un commento non consente trattati sulla scrittura (che cmq non saprei fare). Non credo comunque nella scrittura terapeutica. Per riuscire a guardarsi dentro, non è necessario (e non è sufficiente) buttare i propri pensieri sulla carta. Non è lo scrivere che insegna a guardarsi dentro, ma la vita. La tendenza all'introspezione, per chi l'ha sviluppata, agisce 24 ore al giorno, e non solo nel momento in cui si decide di narrare del proprio mondo interiore. Anche perchè chi non ha capacità di autoanalisi, come può autonomamente mettersi a scrivere/descrivere cose che comunque non riesce a percepire?
    Poi non lo so, non sono una tecnica del settore, so solo che gli psicanalisti troppo spesso speculano fingendo di aiutare a fare cose che in realtà sappiamo fare tutti, perchè sono scritte nel nostro Dna.
    Credo, almeno.
    Buona giornata!
    Ariachiara

    RispondiElimina
  3. to ariachiara:

    quando arrivi tu si sente!
    che bello ritrovare i tuoi pensieri sempre cosi franchi e veri.

    Credo anch'io che riesce a scrivere chi ha di base una certa predisposizione all'autoanalisi e all'osservazione.
    Se manca quella ben difficilmente si potrà utilizzare la scrittura in tutte le sue potenzialità

    Bisogna essere curiosi, capaci di fare collegamenti e bisogna sentire dentro l'impulso ad esprimere le proprie idee anche quando si sa benissimo di essere"fuori dal coro"

    Poi, che in parte lo scrivere possa essere utilizzato come strumento per far emergere la propria personalità sepolta..quella stessa che tante volte nel "quotidiano" non trova spazio nè voce
    quella che ..non c'è tempo di far emergere

    quanto alla scrittura usata in modo terapeutico non so non ci credo in modo categorico anche se mi risulta che venga sicuramente utilizzata e spesso positivamente con le persone che hanno problemi di anoressia( ho un'amica che ha attraversato questa malattian e mi ha parlato della sua espereinza personale)
    per cui posso anche credere che sia utile proprio alle persone che non hanno alcuna autostima di se
    Potrebbe essere un modo per riprendere contatto con il proprio nucleo.
    Beh ecco..sono possibilista su questa cosa.

    Di certo c'è che i grandi scrittori(e soprattutto scrittrici) di diari che ho avuto il modo di conoscere attraverso le loro opere (una per tutte Anais Nin ) erano persone estremamente articolate e complesse e quel loro scrivere era probabilmente un modo per gettare le mani al proprio interno e un modo di conoscersi meglio.
    buona settimana

    RispondiElimina
  4. OT Grazie per lo splendido commento che mi hai lasciato! Sei davvero caro!
    Ora riesco a vedere il tuo blog, ma solo su Mozilla, con IE non se ne parla!! Un bacio.

    RispondiElimina
  5. Ops! Su Mozilla non mi sono loggata, sono Sorryso.

    RispondiElimina
  6. Hai fatto davvero bene a rispolverare questo tuo scritto. Bello e significativo.
    La scrittura poi è un argomento che tocca tantissimo noi che ci cimentiamo a pubblicare i nostri pensieri, a condividerli, come dice Ariachiara. L’esperienza del blog, in particolare, è speciale, perché crea delle vere e proprie comunità di persone più o meno affini che si leggono nelle righe e tra le righe. E quella fiducia che riusciamo ad accordare ad uno/a “sconosciuto/a”, così come si fa del resto anche con l’autore di un libro, ha un che di speciale. Siamo tutti sicuramente accomunati sia dalla voglia di scrivere che da quella di condividere. Ed è bello se in tutto questo si sente anche l’esigenza di crescere, mettersi in discussione. La scrittura, forse, è anche questo. Nel momento in cui “fissi” i tuoi pensieri da qualche parte, essi ritornano, perché sono lì, per un verso “fermi”, ma per un altro “in movimento”. Anche questo confrontarsi con i propri pensieri può avere qualcosa di coraggioso ed in questo senso può essere terapeutico, se per terapeutico intendiamo ciò che ci aiuta a star bene davvero, e non è semplicemente scaricare sulla carta i propri pensieri per allontanarsene, ma confrontarsi con essi per capirsi e sentire l’esigenza di condividerli. Così come ci sono delle cose che vanno solo allontanate e dimenticate, esorcizzate. La scrittura può fare anche questo, credo.
    Il post richiama ancora tante riflessioni, ma non saprei dire. L’argomento è davvero complesso, quanto semplice, e l’ora tarda. Ma ci ritorneremo.
    Ciao, Carlo. Notte!

    RispondiElimina
  7. To Aliante80:

    L'ho letto tutto d'un fiato il tuo commento e mi trovo a condividere pienamente quello che pensi sulla scrittura che peraltro, resta sempre un tema sconfinato..

    .."Siamo tutti sicuramente accomunati sia dalla voglia di scrivere che da quella di condividere. Ed è bello se in tutto questo si sente anche l’esigenza di crescere, mettersi in discussione. La scrittura, forse, è anche questo. Nel momento in cui “fissi” i tuoi pensieri da qualche parte, essi ritornano, perché sono lì, per un verso “fermi”, ma per un altro “in movimento”. Anche questo confrontarsi con i propri pensieri può avere qualcosa di coraggioso ed in questo senso può essere terapeutico, se per terapeutico intendiamo ciò che ci aiuta a star bene davvero, e non è semplicemente scaricare sulla carta i propri pensieri per allontanarsene, ma confrontarsi con essi per capirsi e sentire l’esigenza di condividerli. Così come ci sono delle cose che vanno solo allontanate e dimenticate, esorcizzate. La scrittura può fare anche questo, credo."

    beh ecco tutto questo esprime alla perfezione anche la mia idea.. che la scrittura cioè, ti può purificare perchè a volte esprimendo certe paure e certi "blocchi" che hai dentro, te ne liberi e in certo senso superi certe parti di te, semplicemente prendendone coscienza..portandole alla luce

    Oppure lo scrivere di porta alla consapevolezza di come sei di cosa preferisci e di quali sono le tue vere convinzioni

    Altre volte la scrittura ti consente di estrarre parti di te che intuivi soltanto..e in ogni caso ti permette di crescere proprio perchè ti costringe ad un continuo lavoro di introspezione, un fare i conti con se stessi, a un dialogo permanente con te stesso insomma.

    E tramite la consapevolezza che ne ricavi, già cambi!
    Diventi di più di quello che eri fino a quel momento
    Insomma mi sento pure io nella schiera degli amanti della scrittura

    Grazie per il tuo passaggio.
    buona serata!

    RispondiElimina
  8. che cosa dire?
    estasiata...
    lo sai che mi riconosco in tutto quello che scrivi..
    un sorriso

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari