ERBA DI CASA MIA


 














































































































     
     
     
 

No. Non si può.
Non si può far finta di non vedere,
lasciar correre, glissare.
Questa volta non si può tacere.


 


L'Attualità  ci stende, 
ci sgama.



ci stana.


Per il bavero ci prende,
ci offende, ci getta a terra 
colpendoci con forza disumana.

Ah porca puttana!
Ma cos’é mai questa violenza
questa virulenza!


”E’ purtroppo vero!” dice l’avvocato
”Niente di inventato” giura il magistrato
”Visto?” ammonisce il prete?



E io che sono semplice cittadino
mi sento  tramortito, disarmato,
resto di sasso, come un cretino.



Sconfitto e disorientato.
.


Davanti ad un accaduto siffatto
a che m’aggrappo?
Dove m’attacco?

Allo stupore, mi trovo impiccato
appeso vivo come un condannato.
A terra mi ritrovo a sentirmi sporco
nello sgomento,
nello sconforto.
nell'avvertire ch'è un tempo malato.
Morto.

E il buon senso dov’é?


Che sta succedendo?
In che mondo stiamo vivendo?




No. Per davvero..
Davanti a fatti del genere,
gli interrogativi fioriscono
mordono, t'aggrediscono,
dentro, fuori, intorno..
Ti assalgono in tal numero
che non si può
non fermarsi..
non fermarsi a pensarci su.




Leggendo di questo episodio


cosi crudo e perversamente esemplare,


m'è ritornata una  discussione singolare


.


Una discussione fra amici 
avuta diversi mesi fa.
 


E mi son ricordato di come arrivai a dire:
"Tante  persone, per certi versi
sono analfabete complete.
Senz'altro dimezzate. Soffrono..
Affette da un analfabetismo del “sentire”.


Parti intere, mai nate. Persone menomate.
Un moncherino nero al posto del cuore
"


Tu nasci, cresci, ti mandano a scuola,
ti riempiono la testa di notizie, 
nozioni, saperi, specializzazioni.
Un bagaglio di dati, di informazioni
Concetti che crescono a dismisura.
Ti dicono pure che devi essere tecnico: 
professionalità e bravura.
Sapere un poco e quel poco alla perfezione.


E io che dico che non é questa educazione
non é istruzione. E' riempire un vuoto
con materiale
che non c'entra nulla
con il contenitore.

E' che la scuola cosi diventa strumentale..
”Deve preparare al lavoro, alla professione!”
mi rispondono alcuni.

Eh no..
- ribatto io -
deve preparare la nascita, all’uomo.

Testardo insisto, che la scuola é ben altro:


é sbocciare, andare.. 
tutte le capacità dell’uomo navigare
primo fra tutto il sentimento,
l’universo dell'intero sentire.


Quando ne parlammo, 
specialmente mi riferivo


a tutto ciò che riguarda l’amore
l’entrare in relazione,
l’essere persone
collegate ad altre persone,


Imparare a interagire.



E parlavo e parlavo..mi scaldavo
sostenendo che la condivisione
é il cemento che unisce ogni costruzione.
Quella sociale prima di tutto.


E chiedevo apposta:
Ma a noi, chi ci insegna mai l’amore?
E  a mo’ di provocazione :
Dov’è mai nella vita di una persona
l’ora di "educazione sentimentale"?
L’ora di affetto. La materia “Condivisione”?


Il voto di condotta, certo,
ma quello d’introspezione?
E il compito in classe“Forme di comunicazione?
E il laboratorio del “sentire”?

Lo dicevo mosso dalla sensazione


d'una totale impreparazione.
Una sprovvedutezza
che affligge progressivamente
ogni strato della popolazione.



.


Oggi no.
Oggi non scherzo
o forse scherzando,
son davvero serio 


Oggi non  rido  più.
Oggi che leggo.. raggelato, mi fermo.




Mi sento sconfitto.
Sconfitto del tutto, nel sapere d'avere ragione.
Ed é amarissimo capire d'aver visto giusto
d'aver colto il punto.
.
Nello sgomento di oggi, di ora,
poco consola, leggere appena ieri,
che in questa visione del presente
in questa mia libera interpretazione,
c’é il conforto  perfino d’ un certo..
addirittura, Galimberti Umberto!
 



     
  Lo allego qui sotto, ciò che scrive,
per chi volesse capire, in modo compiuto,
di ciò che si afferma parlando di Erba.
 
     
  Ascoltando un brano...
Surreale? Futurista? Premonitore? 
 
  "Erba di casa mia"(millenovecentosettantadue!)
 
  E non dite, come Vostro solito,
che vien voglia di fumare!

E non dite che sono io, quello fumato
Purtroppo tutto questo non l'ho sognato.
 
     
     
     
 

Fuso completamente, certo,
colpito e affondato, 
perdonatemi se potete questo Post  
e d'avervi tediato.
Forse, scandalizzato.


 
     
     
 

       [ k ]


     
     
     

 


 







































































     
     
     
 

 QUANDO L'ODIO E' SENZA CONTROLLO






   
     
 








     Perché ci spaventa la strage di Erba, dove una coppia di vicini uccide una madre, il suo bambino, la nonna, la signora della porta accanto? Lo spettacolo é truce, ma forse quel che più ci angoscia non é tanto la sua truculenza, quanto sapere se noi siamo del tutto immuni dai moti d’animo che hanno provocato questa tragedia.




Del tutto immuni no. E il nostro linguaggio rivela, quando si abbandona a espressioni che, senza freni, tradiscono i no­stri vissuti carichi di odio. Ma dal linguaggio solitamente non passiamo all’azione. A fer­marci non è tanto l’uso della ragione, già messa fuori gioco dall’odio, ma quella ‘di­mensione sentimentale” che registra la diffe­renza tra il bene e il male, tra la gravità di un’a­zione e la sua irrilevanza.


Questa dimensione antecede persino i sentimenti d’amore e odio con cui conducia­mo la nostra vita emotiva. Ed è grazie a essa che impediamo al nostro amore di soffocare e al nostro odio di uccidere. Ma quando que­sta dimensione non c’è? Quando nessuna ri­sonanza emotiva avverte il nostro cuore del­la differenza tra un gesto innocuo e un gesto truce?


Allora siamo alla “psicopatia”. Un termine coniato dalla psichiatria dell’800 per desi­gnare una psiche apatica, incapace di regi­strare, a livello emotivo, la differenza tra ciò che è consentito e ciò che è aberrante, tra un’azione senza conseguenze e un’azione ir­reparabile. Una psiche priva di quella riso­nanza emotiva che ciascuno di noi registra quando compie un’azione, dice o ascolta una parola. E sì, perché la psiche non è una dote natu­rale che uno possiede per il solo fatto d’esser nato e cresciuto. 
    La psiche è qualcosa che si forma attraverso quel veicolo, co­sì spesso trascurato, che è il senti­mento. Ora capita spesso che ai bambini insegniamo a mangiare, a dormire, a parlare. Ammiriamo gli sprazzi di intelligenza, le lo­ro intuizioni, ma poco ci curiamo della qualità del sentimento che in loro si forma e talvolta, a nostra insaputa, non si forma.


Il sentimento è l’organo che ci consente di distinguere cos’è be­ne e cos’è male, per cui Kant arri­va a dire che è inutile definire co­s’è buono e cos’è cattivo, perché ognuno lo “sente” naturalmente  da sé. Questo criterio, che valeva al tempo di Kant, oggi vale molto meno. E la ragione va cercata nel fatto che i bambini di oggi sono sottoposti a troppi stimoli che la lo­ro psiche infantile non è in grado di elabora­re. Stimoli scolastici, stimoli televisivi, pro­cessi accelerati di adultismo, mille attività in cui sono impegnati, eserciti di baby-sitter a cui sono affidati, in un deserto di comunica­zione dove passano solo ordini, insofferenza, poco ascolto, scarsissima attenzione a quel che nella loro interiorità vanno elaborando.


Quando gli stimoli sono eccessivi rispetto alla capacità di elaborarli al bambino restano solo due possibilità: o andare "in angoscia”, o "appiattire" la propria psiche in modo che gli stimoli non abbiano più alcuna risonanza. In questo secondo caso siamo alla psicopa­tia, all’apatia della psiche che più non elabo­ra e più non evolve, perché più non “sente’.


L’appiattimento del sentimento di solito non è avvertito, perché l’intelligenza non su­bisce per questo alcun ritardo. Anzi, si svi­luppa con una lucidità impressionante, per­ché non è turbata da interferenze emotive, come tutti noi possiamo constatare, quando di fronte a una prova, come un esame, le no­stre prestazioni sono sempre inferiori alla nostra preparazione, per interferenza dell’e­mozione. Nessuna meraviglia quindi di fronte alla freddezza e alla lucidità con cui la coppia di Erba conduce, per un mese, la sua vita nor­male, come se nulla fosse accaduto, senza la­sciar trapelare emozioni. Nessuno stupore di fronte all’indifferenza al momento dell’arre­sto e di fronte all’ostinazione con cui, per un paio di giorni, i due sostengono il loro alibi, crollando solo dopo 10 ore d’interrogatorio, quando ormai anche le forze fisiche cedono.


 La complicità nell’esecuzione della strage accomuna marito e moglie in una “follia a due”, come la psichiatria francese definisce casi di questo genere. Accomunati dall’odio per i vicini di casa, dopo la strage i due si ac­comunano nell’amore reciproco, con un le­game che il sangue versato rende saldissimo, nella vicendevole difesa di un vincolo di soli­darietà che nulla riesce a scalfire, perché la loro psiche è piatta, non registra né penti­menti né ripensamenti. Solo alla fine, per sfi­nimento, una fredda confessione, senza ma­nifestare il minimo senso di colpa, come se il loro cuore non fosse mai stato sfiorato da quel “sentimento di base” che sa distinguere immediatamente, e prima dell’intervento della ragione, cos’è bene e cos’è male.



Quando i giudici, appurate le prove, con­dannano tali imputati, sono soliti appurare la loro facoltà di ‘intendere” e “volere” che ovviamente funziona benissimo. Bisogne­rebbe però anche valutare la loro capacità di “sentire”. E qui si scoprirebbe la radice di cer­te condotte che risultano aberranti a noi tut­ti che viviamo sostenuti dal nostro senti­mento, ma che non acquistano alcuna rile­vanza per chi il sentimento non l’ha mai co­nosciuto, perché a suo tempo non é stato rac­colto, ascoltato, coltivato.


 


   Gli psicopatici sono un caso limite dell’u­mano, ma la psicopatia come tonalità dell’a­nima a bassa emotività e a scarso sentimen­to è qualcosa che si va diffondendo tra i giovani d’oggi che, nella loro cresci­ta, acquisiscono valori d’intelligenza, prestazione, efficienza, arrivismo, quando non addirittu­ra cinismo, nel silenzio del cuore. Quando il cuore tace e più non registra le cadenze del sentimen­to, il terribile è già accaduto an­che se non approda a una strage.


 


   Illustrare questi casi è oppor­tuno, non per sollecitare la nostra curiosità morbosa, ma per capire dove può arrivare la nostra con­dotta quando non è accompa­gnata dal sentimento, e quindi ri­chiamare l’attenzione sui pro­cessi di crescita dei nostri figli, onde evitare che l’intelligenza si sviluppi di­sancorata dal sentimento e diventi intelli­genza lucida, fredda, cinica, e potenzialmen­te distruttiva.


 
     
     
 

[ U. GALIMBERTI da REPUBBLICA del 12-01-2007 ]






   
     
     


 

Commenti

  1. Condivido in pieno!
    Vedo che ti sei lasciato tentare dalla rima... Ammetti che in certi casi è più incisiva!
    Ciao
    Anna

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  2. Mi sono sentita profondamente turbata da quel che è successo forse proprio perchè tali livelli di apatia si vedono ormai troppo spesso anche nei comportamenti quotidiani delle persone. Hai ragione che mancano delle classi che coltivino i nostri sentimenti. O forse ne abbiamo troppi di stimoli. Grazie per aver riportato l'articolo di Galiberti, non l'avevo letto.

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  3. "Affette da un analfabetismo del “sentire". Splendido. Sono davvero contenta di averti scoperto, sai?

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  4. Ho letto anch'io con interesse quest'articolo l'altro giorno. E credo proprio che Galimberti abbia visto giusto. Allo stesso modo, il tuo post è molto forte.
    Che s'insegni l'amore, Carlo. Solo questo. Davvero, non riuscirei a dire altro, tant'è l'assurdità di quel che accade (la realtà è più assurda dell'immaginazione). Ma è quello che ci vuole, l'amore. Così difficile e così semplice.

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  5. Ciao, il mio commento a questo post era troppo lungo e l'ho messo sul mio blog, citando anche una canzone di Niccolò Fabi - Offeso.
    Un bacio Serena

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  6. Quest'assenza d'amore mi spaventa.
    Questo analfabetismo fa male.
    E fa riflettere su quanto i valori si siano persi.

    Blue

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