IL GATTO MOULOUD


 
















































































     
     
 

    


Il  mondo degli animali è fatto di silenzi e balzi. Mi piace vederli distesi a riposare, nel momento in cui riprendono contatto con la Natura, ricevendo in cambio del loro abbandono una linfa che li nutre.

Il loro riposo è accurato come il nostro lavoro. Il loro sonno è fiducioso come il nostro primo amore.

Sono loro a rinnovare con la massima serietà l’alleanza di Anteo con la Terra.



Nell’al­bergo in cui abito, non mi sveglio mai di notte, ma se mi sveglio come questa notte, 15 novembre, alle tre, sento tossire, parlare, ecc. Quando il mio gatto dorme, tutto in lui rispetta il suo sonno. Cerca a lungo il posto migliore, si raggomitola e quasi subito s’addormenta a metà. Poi, dorme più profondamente. Si direbbe che cal­coli...



Eccolo che passa a sogni felici: arrampicato su un albero, fa la posta a un uccello che vorrebbe raggiungere. La cosa piacevole di quest’uccello, non è che sia di colori vivaci, ma che sia grosso e grasso. Mouloud ama gli uccelli... Si capisce che voglia possedere l’oggetto del suo amore! Ma più Mouloud s’avvicina, più l’uccello si ritrae. Mouloud prova a incantarlo, fatica sprecata. Alla fine l’uccello vola via, il gatto si sveglia a metà e si stira mugolando.

Comincia un nuovo sonno, più leggero, più piacevole, simile a quello delle donne delle grandi città tra le nove e le undici del mattino. E in questo momento che i gatti amano essere accarezzati con dolcezza. Biso­gna passare la mano dietro l’orecchio perché reclinino la testa all’indietro. Allora, si accarezza loro il mento e il petto tra le zampe anteriori. Ai gatti che hanno un col­lare, come Mouloud, piace che si passino le dita tra il pelo e il collare.



Un gatto degno del nome di gatto deve portare un col­lare. Riscuote immediatamente un successo straordinario tra le gatte, assume una più alta considerazione di se stesso e della casa a cui appartiene. Eccolo nobilitato per la vita. I suoi cuccioli alla nascita avranno un’aria di dignità che gli altri gattini non hanno. Rifiuteranno lo stufato e accetteranno solo bistecche. Frequenteranno solo gente della loro classe e concluderanno matrimoni vantaggiosi. È il collare che rende i gatti molto umani. Provate a parlare a un gatto che non abbia collare, vedrete la differenza. Il collare non indica una superiorità di razza e infatti parecchi gatti d’Angora, Persiani o Siamesi non lo portano, ma una superiorità di educazione. La nascita non conta. Tutto è concesso apertamente per caso, tutto dipende dal capriccio individuale. Così com’è attual­mente, l’istituzione del collare è come molte altre: l’in­telligenza non vi ha nessuna parte.


    Quando si sveglia, Mouloud scende dal letto dov’era sdraiato e salta alla finestra. S’accoccola nel suo vano. Oppure, raggiunge i tetti, s’allunga su una terrazza, scende in giardino lungo i rami d’un lauro vicino al muro. Quando i rami vengono potati, è obbligato a risalire per i tetti fino a una stanza e scendere lungo le scale.


Da piccolo non aveva paura di niente. Camminava lungo le grondaie, senza vertigini, e, quando c’era gente in giardino, s’arrampicava fino alla cima dell’albicocco, per farsi ammirare. Ora, conoscendo il prezzo delle cose, fa solo sforzi utili; ha meno il gusto del gioco, e più quello del confort. I suoi affetti sono più sicuri.

    Al mat­tino s’arrotola ai piedi di mia madre, in segno di ricono­scenza e d’amore, fino a quando mia madre gli poggia sopra il piede. Soddisfatto di questo rito feudale, va in cucina a bere il suo latte e gustare il pasto freddo che gli ha preparato la sera prima.


Nel pomeriggio, steso su un letto, zampe in avanti, fa le fusa. È arrivato presto stamattina e resterà tutta la giornata perché ieri ha fatto la bella vita. Eccolo più affettuoso del solito: è stanco. — Lo amo: lui cancella quella distanza che, a ogni risveglio, rinasce tra il mondo e me.


 


Al crepuscolo, in quell’ora d’angoscia in cui il giorno consuma le sue ultime forze, chiamavo il gatto vicino a me per alleviare la mia inquietudine. A chi altro avrei potuto confidarla?
«Rassicurami, gli dicevo, la notte avanza e con lei si svegliano i miei spettri familiari: ho paura. Tre volte: quando cade il giorno, quando m’addormento e quando mi sveglio. Tre volte quello che cre­devo sicuro m’abbandona... Ho paura di questi momenti
— quando la notte che avanza cerca di soffocarti, quando il sonno t’inghiotte, quando nel cuore della notte fai il conto di quello che sei, quando pensi — che aprono una porta sul vuoto, al non essere. Il giorno t’inganna, ma la notte non ha scena».



Mouloud taceva ostinatamente. M’appoggiavo a lui
con lo sguardo e la sua presenza mi ridava fiducia (una presenza che conteneva tutto).


Guardando Mouloud pensiamo ai momenti benedetti. L’altra sera, mentre passavo sotto i pioppi, ho visto con­fondersi i loro alti rami. Come a mezzogiorno, davanti a una pianura abbagliata di sole, ho visto e ho accettato; davanti a rovine illuminate dalla luna, ho creduto che l’uomo potesse ereditare l’uomo e che questo dono fragile bastasse. Stamattina aprendo la porta m’ha investito un calore. — È tutto.


 Tu non dici niente, ma io credo di sentirti: «Io sono questo fiore, questo cielo e questa sedia. Ero quelle rovine, quel vento, quel calore. Non mi riconosci sotto i miei travestimenti? Mi credi un gatto perché tu ti credi un uomo.


   «Come il sale nell’Oceano, come il grido nello spazio, come l’unione nell’amore, sono sparso in tutte le mie sembianze. Se lo vuoi esse rientreranno in me come gli uccelli stanchi la sera fanno ritorno al nido. Gira la testa, nega l’istante. Pensa senza dare oggetto ai tuoi pensieri. Abbandonati come fa il giovane gatto perché sua madre possa afferrarlo coi denti e portarlo in un luogo in cui nessuno lo troverà» .


Mouloud è felice. Prendendo parte alla battaglia che il mondo dà eternamente a se stesso, non scopre l’illusione che lo fa agire. Gioca e non pensa a guardarsi giocare. Sono io che lo guardo, e sono incantato di vederlo adem­piere al suo ruolo con una precisione di movimenti che non lascia posto a nessun vuoto. In ogni istante è tutto intero nella sua azione. Se desidera mangiare, i suoi occhi non lasciano i piatti che escono dalla cucina e tradiscono un desiderio tanto violento che lo s’immaginerebbe tra­sportato nel nutrimento stesso. E se si raggomitola sulle ginocchia, lo fa con la cura di tutta la sua tenerezza. Invano cerco uno iato. I suoi atti coincidono con i suoi movimenti, i suoi movimenti con i suoi appetiti, i suoi appetiti con le sue immagini.


E una catena senza fine. Se il gatto allunga la zampa a metà, è necessario che l’allunghi, e che l’allunghi solo a metà. Il contorno più armonioso dei vasi greci non ha questa necessità.


   Questa pienezza, quando torno su di me mi rattrista. Mi sento un uomo, vale a dire un essere mutilato. So che m’incepperò prima della fine della commedia e che a una domanda che mi porrà il mio interlocutore, dimenticherò la mia battuta e resterò senza parole: assenze. Eccomi strappato a questi esseri che dicevo di amare, e a me  stesso da cui non potevo staccarmi. Una necessità che mi confonde mi allontana dalla mia condizione. Gli uomini non amano che li si sfugga: il fatto è che non amano sfug­gire a se stessi. Sono contenti d’essere uomini quanto Mouloud d’essere gatto. Ma Mouloud ha ragione e loro hanno torto.

Perché lui fa quello che deve fare mentre la loro posizione è insostenibile. Vorrei convincerli di que­sto: noi non abbiamo niente da fare e la nostra posizione è insostenibile.

Bisogna fuggire, non c’è un solo piede di terra ferma tra Mouloud e...


 


 
     
     
     
 

[ Tratto da "ISOLE" di J.GRENIER  Edit.MESOGEA ]


     
     
     
     
 

 "Un grazie sconfinato ad Aliante per la condivisione di questo gran libro  "


 
     
     

 



 


 

Commenti

  1. anche Merlina sta diventando una star!!! :O) grazie!!! sono tutta emozionata!

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  2. Voglio rinascere gatto.
    (in realtà è quello che avrei sempre voluto)

    Spero -tutto sommato-a posteriori- che il mio adorato Ariel, cui augurai nel suo papiretto funebre di tornare a vivere una vita felice e circondata d'amore in un corpo più sano, non sia rinato 'umano'...

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  3. bentornata su questi lidi cara Leira!
    chi può dirlo meglio di te?
    chi più gatta di te? ma gatta nel senso quasi soprannaturale del termine! quell'alone magico e straordinario che continua a fare della vita, insieme, lo spazio della conoscenza e della meraviglia

    il gatto è germoglio del Mistero.

    Messaggero inquietante e quantomai altero
    del senso dell'Altrove.

    ...e chi più di te? :o)

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  4. Klimt, non so piu' cosa pensare delle coincidenze di pensiero fra te e me...sono alcuni giorni che penso al mio Teo che non c'è piu'. Poi ho letto l'articolo che sostiene che i gatti sono sensuali, insomma una gran nostalgia acuita da questo tuo post.
    Notte di sogni leggeri come nuvole.

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  5. Ma grazie a te!
    Condividere qualcosa con te è come goderla cento volte in più. Sei grande, Carlo.
    P.S. Sapevo che questo passo ti avrebbe colpito. ; )

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  6. Ciao Carlo, il commento che mi hai lasciato ieri era splendido, allo stesso tempo dolcemente luminoso così come chirurgicamente preciso. Meritevole di una pole position, e sicuramente preferibile alle mie ultime lagne. Non ti dispiace vero se lo posto sul mio blog appena posso?
    Ho pochissimo da dire in questi giorni (mi sento molto gatto, e i gatti non usano le parole per comunicare), e vorrei lasciare spazio a chi le parole le sa usare così... proficuamente!!!
    Baci
    Aria

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  7. bello questo pezzo,ma non sono d'accordo sul collare!!!!!!!!anch'io ho scritto un post felino..Io parlo spesso col gatto...:-)

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  8. Ciao! Da un pò non passi a trovarmi. Come va? Io sto in un momento un pò strano, un pò più insicura del solito e poi stressata da difficoltà che sono piccole x carità ma comunque non riesco a gestire certe cose. Alla prossima! Ciao! Polly

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