Forse questo giardino...
Polo: - Forse questo giardino esiste solo all'ombra delle nostre palpebre abbassate e mai abbiamo interrotto tu di sollevare polvere sui campi di battaglia io di contrattare sacchi di pepe in lontani mercati ma ogni volta che socchiudiamo gli occhi in mezzo al frastuono e alla calca ci è concesso di ritirarci qui vestiti di chimoni di seta a considerare quello che stiamo vedendo e vivendo, a tirare le somme, a contemplare di lontano . | ||
Kublai: - Forse questo nostro dialogo si sta svolgendo fra due straccioni soprannominati Kublai Kan e Marco Polo che stanno rovistando in uno scarico di spazzatura e ubriachi per pochi sorsi di cattivo vino vedono intorno a loro risplendere tutti i tesori dell'Oriente. | ||
Polo: - Forse del mondo è rimasto un terreno vago ricoperto di immondezzai e il giardino pensile della reggia del Gran Kan. | ||
[ Le città invisibili - I. Calvino ] | ||
Che darei per sedere lì con loro adesso!
RispondiEliminaSugli scalini del palazzo di Kublai khan,
con il venticello della sera che ci tiene compagnia
e i loro discorsi che riempiono il cielo.
Racconti meravigliosi e irripetibili:
viaggi dell'anima
scambi, commerci, fili, incontri, avventure,
architetture impossibili mescolate ad archi di pietre nude,
città,
centinaia, migliaia di città irraggiungibili,
(isole non trovate anch' esse)
splendide e terribili.
Seduta lì,
con loro due,
(e con te anche, vieni anche a tu?)
ecco dove vorrei stare ora.
In lontanaza si sente lo scroscio dell'acqua della tua foto,
(scattata lungo il fiume vero?
me ne avevi mostrate altre simili mi sembra...)
ma quel rumore non copre i loro discorsi
è solo un'eco lontana
la base musicale su cui saltellano le parole che ascoltiamo.
Sediamo uno accanto all'altra,
sulle scale,
tu guardi ammirato Polo e il Gran Khan,
ascolti attentissimo,
ogni tanto sorridi un po',
perchè le loro parole stimolano la tua fantasia,
ti fanno venir voglia di prendere uno zaino,
riempirlo dei libri che hai sempre dietro
(qualcosa di Hesse non mancherebbe vero?)
un diario, carta, penne e poco altro
e iniziare a camminare,
camminare e camminare...
(non è così?)
Io guardo loro,
poi te,
poi loro di nuovo
e ancora te (scusa... controllo se resti)
ascolto,
non posso credere di essere qui!
qui,
nel cuore vivo di uno dei libri che amo di più!
Nell'emozione del momento tutto si confonde:
loro,
tu,
le città (le città invisibili!)
io...
Tutto si mescola e si fonde insieme,
perdo i confini:
"sogno"
"realtà"
non so più neppure che senso abbiano
queste parole!
Tutto si fonde insieme
e dentro di me fluttua inconsistente
bellissimo e (finalmente) leggero...
mi gira la testa!
Non è il caso di andar via ora,
(non credi?)
meglio rimanere sduti qui ancora un po'...
Forse del mondo è rimasto un terreno vago ricoperto di immondezzai e il giardino pensile della reggia del Gran Kan.
RispondiEliminaSono le nostre palpebre che li separano, ma non si sa quale è dentro e quale è fuori.
sta solo a noi la scelta!
ecco. che restare qui lascia sassolini. da non tenere in tasca. per andare. sé, inoltrare. grazie.
RispondiEliminaed io che cerco ancora la mia isola....
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