Mutazioni II




 








































































































 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Una volta che K si rese conto di quel che gli stava accadendo precipitò in un vortice di pensieri inquietanti.
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Che il suo corpo, inspiegabilmente, venisse ora attraversato dalla luce e che privo dell’ombra continuasse tutto sommato a funzionare regolarmente, non lo faceva tanto soffrire, ma lo inchiodava ad una sorta di regno della precarietà.
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Il cambiamento si sarebbe limitato a questo? Oppure la mutazione in corso era appena agli inizi?



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Un pensiero lo colpì come uno schiaffo.. e se domani magari si fosse risvegliato invisibile agli occhi di tutti quanti?



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Giunto a casa, per una decina di minuti restò  disteso sul letto.
Il timore che qualcosa di irreversibile stesse travolgendo la sua esistenza, lo immobilizzava. E se per qualche ragione l’indomani fosse divenuto davvero invisibile?.



I pensieri si facevano tumultuosi non appena questo interrogativo tornava ad affacciarsi nella sua mente.
Ma non potè indugiare oltre in quello stato di incertezza . Erano già le venti. Si precipitò sotto la doccia e subito dopo si rivestì in fretta  per uscire.



 





Lungo il tragitto che lo portava all’appuntamento con la ragazza che frequentava in quei mesi, continuò a ripensare alla sua nuova situazione. Gli ultimi raggi di sole trafiggevano i vetri dell’auto rivelando quanto fossero sporchi. Sopra pensiero, meccanicamente, mise in moto i tergicristalli e li lasciò andare anche oltre il necessario. Al primo semaforo si riscosse e scrutò attraverso il retrovisore. Si accorse, fissando l’auto che lo seguiva che la vernice scura era tutta chiazzata per via  degli spruzzi che orientati contro i vetri della sua auto, avevano poi raggiunto anche il veicolo retrostante.



 



 





Si soffermò lungamente sul contorno del guidatore ad indagare se la cosa l’avesse infastidito.





Era quasi un rituale che K seguiva nei momenti in cui uno stato d'animo lo tormentava. Si concentrava su qualcosa che lo potesse distrarre.



Scrutare con attenzione chi lo seguiva, quando si trovava in auto da solo, era un modo per instaurare una sorta di relazione con qualcosa fuori da sè. Un utilizzare la sua attenzione per indagare il mondo esterno al posto di ciò che lo affliggeva. Osservare gli altri automobilisti fermi in coda spesso lo alleggeriva.
In questi casi si sa ...  scattano meccanismi oscuri, difficilmente spiegabili.
Attraverso gli specchietti nasce un dialogo fatto di silenziose domande e altrettanto mute risposte. Accade in quei secondi di provare emozioni fulminee e di chiedersi fra mille dubbi se vi sia la possibilità che quegli sguardi preludano a qualcosa di inaudito che rompa una volta per tutte la nota sequenza del quotidiano, o siano, al contrario, il compimento d’una preesistente inspiegabile complicità di anime.



Dapprima sono occhiate furtive, saltuarie… l’occhio controlla rapido che la giacca non sia imbiancata sulle spalle da invisibili scaglie di forfora...oppure verifica la perfetta trasparenza dello stesso specchietto e s’affretta a pulirlo scorgendovi un minuscolo alone.. Nel frattempo lancia una penetrante occhiata all’interno dell’abitacolo dell’auto che segue.



 





Talvolta nell’attimo stesso in cui scocca questo sguardo furtivo,  l’automobilista che segue, come spinto da una forza magnetica é irresistibilmente attratto ad entrare in contatto con lo sguardo riflesso dallo specchietto retrovisore.






Quella sera il caso aveva voluto accodargli un’auto con una ragazza intenta a fumare. La vide abbassare il vetro laterale e gettare la cenere con un rapido colpo dell’indice. Anche lei dietro gli occhiali scuri non era certo inconsapevole di quel suo sguardo. Al contrario, da quel momento ne senti l’occhiata insistente riflessa nello specchietto laterale. L’imperioso suono del clacson di una terza auto che sollecitava una rapida ripartenza venne ad interrompere questo gioco di sguardi.



K. si scosse  e riprese la marcia simulando una totale rilassatezza di gesti.  La sua auto filò via  silenziosa lungo il rettilineo che lo portava in periferia.
Spesso la realtà che ci troviamo ad attraversare ogni giorno gioca ad intrecciarci i percorsi, a disegnare ragnatele di interrogativi, di fantasie, di ipotesi.

Dopo diverse centinaia di metri, K. si trovò a rallentare ad un nuovo semaforo. Questa volta la ragazza, dietro, s’era sfilata gli occhiali e K. fu certo che lo stava puntando con decisione. Nell'azzardare di nuovo un’occhiata rabbrividì di piacere. La ragazza dai capelli scuri pareva lo stesse aspettando. Nello specchietto rettangolare incrociò con nettezza gli occhi  della sconosciuta.  Non potevano esserci dubbi.



Lei lo stava guardando e K non poteva nemmeno escludere che un leggero sorriso le disegnasse le labbra.



Riguardò...questa volta  fissando senza più pudore le labbra di lei..



No. Non sorrideva. Ma il sole basso le disegnava una sorta di broncio annoiato e al tempo stesso curioso.



In quell’attimo arrivò a provare perfino gratitudine per quella sconosciuta. Lei  aveva smesso di fumare e si infilava la mano nei capelli ravviandoseli.



K. nello stesso momento si trovò a pensare che quei suoi sguardi lo stavano rassicurando. Poteva esser visto, poteva guardare. Era parte del circolo eterno della curiosità fra i sessi, della complice attrazione che univa da tempo immemorabile la comunità umana..
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Scattò il verde.
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Una fitta lancinante lo prese allo stomaco. Una stretta potente che toglieva il fiato. La ragazza continuava apparentemente a scrutare dentro il suo abitacolo.



Ma la mente di K stavolta era impietrita.. E se quello sguardo anziché una conferma della sua presenza, fosse la prova più evidente del fatto che egli non era più un elemento dell’insieme visibile?
Se la curiosità della ragazza fosse dipesa semplicemente dal non trascurabile fatto che l’auto che la precedeva era vuota?



 





K. a quel punto perse ogni ritegno e fissando da vicino lo specchietto le sorrise apertamente. Gli occhi di lei, per un attimo, si alzarono al cielo in una smorfia che somigliava ad un buffo rimprovero.
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Col cuore in gola K.suonò il campanello della sua ragazza. Mentre si guardava le punte delle scarpe, si sentì all’improvviso come un palloncino trattenuto a stento a terra.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


                               [ k ]



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Commenti

  1. Mi sta appassionando tantissimo il tuo racconto, non vedo l'ora di continuare a leggerlo. Un bacione

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  2. Ti ho già detto
    che l'atmosfera calviniana emanata da questo post
    è inebriante,
    non è vero?

    Sì devo avertelo già detto...
    ma è proprio così!
    Si respira la sua influenza tra queste righe,
    filtrata, rielaborata,
    leggera come quelle pagine sottilissime del tuo libro,
    eppure... percepibile! : )

    Ieri lo avevo letto di fretta,
    ma questa sera me lo sono gustato
    con tutta la calma dovuta
    e adesso ovviamente ho una domanda,
    anzi ho "la domanda":

    a quando il numero tre?
    :o)

    Il gioco di sguardi con la ragazza in macchina
    è perfetto
    orchestrato benissimo
    nello spostare l'inqudratura tra lui e lei,
    lei e poi lui di nuovo...

    Come per il primo frammento
    le parole scivolano l'una sull'altra
    con una leggerezza invidiabile,
    si inseguono e si rincorrono fino all'immagine finale:
    lui come un palloncino trattenuto a terra a stento!

    Non mi è sfuggita sai?
    Avrebbe mai potuto?
    Questa immagine risuona
    e nell'impazienza di K. riecheggia quella di ogni lettore
    che dovrà restare sospeso fino alle prossime righe!

    Ce ne saranno vero?

    Cosa succederà?
    Quel palloncino... volerà via?

    Mi piace pensare che volerà e basta,
    senza andarsene, senza "via",
    volerà,
    alla ricerca dell'ombra che ha smarrito magari,
    e di tutte le cose che sente di aver perduto,
    per poi tornare
    e raccontare le sue mirabolanti o comunissime imprese,
    percorrere ancora un pezzettino di strada insieme...

    Cosa accadrà Carlo?
    Scrivi, scrivi ancora...

    Bacino

    RispondiElimina
  3. mi devo urgentemente e assssssssolutissssssimamente complimentare per le ottime scelte musicali di quest'ultimo periodo... "colorblind" e "bruci la città"... un capolavoro (secondo me, ma io ci sono particolarmente affezionata e potrei essere di parte) la prima, e una grandissima unione baustelle- irene grandi la seconda! BRAVO BRAVO BRAVO! =)

    p.s. sui "tuoi scritti" non mi esprimo che tanto lo sai perchè, no? ahahaaha, scherzo scherzo! buona serata! ;-)

    RispondiElimina
  4. to Saruccia909:

    beh..devo ammetterlo: "colorblind" mi è entrata nel sangue e non riesco a staccarmene
    mi piace da matti!
    "bruci la città" invece mi ha catturato fra le altre cose per un motivo: mi ricorda un'altra canzone ma non riesco ancora a dire quale...ha dentro di sè degli accordi che me la fanno sembrare una cover di qualcos'altro ma a questo "qualcos'altro" per ora
    non riesco a dare un titolo..eppure la sua melodia mi fa pensare pensare pensare...
    :o)
    insomma.. sono il solito pazzo
    anche da questo punto di vista

    RispondiElimina
  5. beh, aspetta, visto che hai ipotizzato un diluvio, io dall'arca manderei a palla, non "colorblind" perchè è un tema troppo riflessivo ed "evocativo" come dire, ma una cosa più rock proprio come "bruci la città"...dai te l'immagini? pensa alla scena: noi belli belli nell'arca, la catastrofe intorno, animali d'ogni genere accanto a noi sull'arca, colombe e varie e mentre il mondo affoga...dalla nostra splendida imbarcazione noi ce ne freghiamo palesemente (perchè tanto "i giusti" sono tutti a bordo) e cantiamo a squarciagola "BRUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUCI LA CITTA' E CROLLI IL GRATTACIELOOOO"...MITICO! ;-)

    p.s. se era una sfida, questo è già il commento numero 2! =)

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  6. ehm ehm..
    c'è solo un piccolissimo problema... con tutta quest'acqua è
    davvero eroico cantare
    BRUUUUUUUUUUUUUUUUUCI
    LA CITTA'

    ma si sa..
    non è da tutti salvarsi dal diluvio
    bisogna crederci fino in fondo

    mica ci possiamo far smontare da due goccette d'acqua
    fila vero, come ragionamento?

    hihihihihihh :o)

    RispondiElimina
  7. bisogna crederci, io credo che sia piuttosto fattibile! poi...giacchè si parla di pazzia...e io sento di poter gareggiare in modo decisamente copetitivo mettendomi completamente in gioco... ti sto per dire una cosa...te la butto là... poi mi dici da 1 a 10 quanto sto male...però...arriva eh...te lo dico tutto d'un fiato...
    per me l'arrangiamento della canzone (soprattutto l'inizio) potrebbe somigliare a una versione piuttosto pop, molto pop, di "meravigliosa creatura", così,a orecchio, per come la vedo io... poi... t'ho detto in quanto a pazzia sono piuttosto competitiva! =)

    p.s. commento numero 3 e in una sola giornata (potrebbe valere il doppio)...stai tenendo il conto, sì? =)

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  8. sto tenendo il conto
    e mi tremano le mani
    (e non ho nessun morbo eh!
    nè quello di Hamilton, nè quello di Dickinson, nè tantomeno quello Oppenheimer )

    davvero non credo ai miei occhi!

    ma fra quanti secoli si potrà ripetere una tale congiunzione astrale? 20? 25?

    bisogna che mi segni questo giorno

    3 commenti! mi avete sentito? ben tre commenti di Sara!

    che siano i cambiamenti climatici?
    che faccio?
    li metto insieme allo scioglimento dei ghiacciai, alla tropicalizzazione del mediterraneo, alle punture delle zanzare tigre?

    ehh si! che son pensieri!!!

    RispondiElimina

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