Amo ciò che mi nutre






























 


"Amo  ciò  che  mi  nutre:
il bere, il mangiare, i libri."




 




 



 

 

 


     La Boètie



 

 

 

 

 

 

 


 































 


Non legge, divora.
Lo si dice di un bambino.

Com'erano i libri,
nell'età in cui si divora?
Com'erano il bere, il mangiare?
Ne sono rimaste tracce,
che fanno venir voglia di scrivere.
Ma il desiderio si è protratto.

La fame, la sete, le parole.

Certo che si divora ancora,
ed è buonissimo.

Grazie per il purè, per Alain de Botton,
per il vin brulè,  per l'acqua e la menta,
per la pizza  e i segreti
dello spumantino fresco.

Certo che si divora ancora.



Come ricordarsi altrimenti
di averlo potuto fare?



 

 

 

 

 

 

 

 


[ Philippe Delerm




 




 



 

 


 



 



 












































































 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Puré vivente



 

 

 

 

 

 

 

 


   Con il passare degli anni il purè è diventato un semplice contorno. Al ristorante, soprattutto. Lì è come se il purè di patate fosse proscritto, vergognoso. Certo avranno anche il loro fascino quelle piccole macchie di colore sul piatto ampio. Faraona con il suo tris di purè:sedano, carote, piselli. Tre cerchi  di spuma tiepida e profumata. Ognuno mandato giù in due bocconi. E lì comincia la perversione.
Si può davvero chiamare purè qualcosa che si mangia in due bocconi? La parola stessa richiama un altro spazio, un'altra densità.



   Allora una sera, a casa vi mettete a fare un vero purè. Giornale spiegato sul tavolo della cucina per questione di bucce. Un vecchio numero dell'Equipe farà al caso vostro. Mentre mettete mano al tubero, tra due affondi di pelapatate, è interessante sapere che cosa pensava Zidane alla vigilia della partita con il Monaco, giocata 6 mesi fa. Un pò come le immagini del secolo scorso in cui si parlava del Duemila. Avete tutto il tempo del mondo.



   Lavaggio intransigente delle patate sotto l'acqua fredda, e poi le mettete ad asciugare su un panno immacolato steso sul lavello. Operazione non del tutto necessaria, visto che tra un po' le immergerete nell'acqua della pentola, ma così sembra tutto più perfetto.



    La cottura è sempre più lunga di quanto ci si aspetti. Con una forchetta sondate la consistenza:nè troppo dura nè troppo molle,bisogna spegnere il fuoco al momento giusto.

   Scolate l'acqua, ma è dopo che bisogna dosare con sagacia il latte e il burro. E poi la voluttà del gesto con lo schiacciapatate.Niente di complicato, ma un impegno fisico e mentale costante; la radio borbotta notizie, ma non è che le ascoltiate davvero.



    Potevate preparare anche qualche salsiccia. Ma no. E' meglio riempirsi il piatto di purè, concentrarsi sull'obiettivo. E poi si sa. Non resistete alla tentazione di spandere, di perfezionare il cerchio, di cominciare a disegnare con il dorso della forchetta quelle strie diagonale e in quadrato: una galletta di purè, l'infanzia non è morta



 

 

 

 

 


            [ da "Pagine e cioccolato" - Philippe Delerm ]



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Commenti

  1. Che splendida idea..il purè! Mi piaceva tantissimo con latte burro parmiggiano e un'ombra di noce moscata...! Questi scritti mi hanno risvegliato antiche passioni! grazie.

    RispondiElimina
  2. Ho già cenato, ma so cosa preparerò per la cena di domani!!!
    Purè...senza salsiccie!
    patate, sedano e carote..mmmhhhh!
    I libri? Devo iniziare "Neve" di Pamuk, che ancora non ho letto, poi...beh..tanti e tanti altri e poi ogni tanto guardarsi intorno e... vedere.
    Ciao K

    RispondiElimina
  3. Quando il mondo sembrava ancora enorme e allo stesso tempo compatto,e ancora avevo paura dei pagliacci, durante il pranzo domenicale il purè diventava foglio su cui disegnare e la forchetta una matita,m'inventavo le immagini più disparate.Per un attimo ho pensato di essere alta poco più di un metro,un piatto di purè, zucchero a velo,piccole cose che permettono un viaggio a ritroso nel tempo...
    un caro saluto!

    RispondiElimina
  4. A me piaceva cucinarlo... la temperatura del latte, il giusto grado di sale... come fosse una pozione magica. Mi ricorda le domeniche sera di vent'anni fa, tutti attorno al tavolo e la tv silenziosa che mostrava il suo circo.

    RispondiElimina
  5. Pensa che i miei due figli ormai grandi (ho due nipotini piccini picciò) vanno ancora pazzi per il mio purè e quando si autoinvitano (lo vogliono con il coniglio arrosto o con gli ossi buchi) si raccomandano: mamma ti prego fanne taaaaantissssimo!!! A volte fa bene anche parlare di cose frivole.
    Un abbraccio. Bessola-Gianluisa

    RispondiElimina
  6. Io adoro il pure' e sono convinta che si divori ancora, si divora la vita! o almeno qulacuno lo fa.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari