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Volano nell’aria stormi d’uccelli migratori . Sul mare, sulla spuma, candidi pensieri in volo Dolcezza d’aria, carezza, tepore S’infiamma il cuore acceso di ricordi nell’imminente giro di stagione. Quì, dalla scogliera, guardo arrivare nuvole e onde. . S’increspano. Minuscoli lampi, a cinquanta metri dalla spiaggia. . Il gioco delle correnti mi cattura mentre rabbrividisce il cielo in nubi sottili. Graffi. Mi son sempre piaciuti i punti a strapiombo sulla selvaggia distesa sull’azzurra creatura marina . Quelli, che ti fan sentire al sicuro sulla terra ferma, al cospetto della immensa, agitata, superficie del mare. . Al mio fianco, Lucrezio, con le sue dolci, antiche parole. . . . . Maria é una bimba che corre e getta la palla sul muro. . L’ascolto cantare una filastrocca . Il muro é quello illuminato dal chiarore del tardo pomeriggio. . La palla un po’ sgonfia rimbalza sorda . Il rumore proviene da uno di quei cortili nascosti e chiusi, in mezzo alle case, abitazioni costruite su piani irregolari, aggrappate all’altura del borgo incandescente. Mentre una torreggiante nube chiara trascorre all’orizzonte il vociare dei pescatori giù al porto risale le viuzze all’ombra Si fa sfondo sonoro. . . L’anziana signora vestita di nero appoggia la seggiola nel vicolo Lenta si siede, stringendo ferri e gomitolo. L’ombra azzurra cade giù dai balconi . Dalla cima dei muri a calce precipita nel vuoto delle strade un fresco vento di mare . Ne porta gli odori e li trasforma in brividi. Respiro. Respiri. Da piccolo, giocavo con le domande, coi sensi nascosti nelle parole. Con le parole. . Mischiavo le carte . Toglievo il senso comune. Inventavo paesaggi in cui l’assurdo era il solo filo a tenere insieme le cose. . Cucivo con l’ago della fantasia, con dita e matite nuovi abiti per una diversa vita. . Un precoce affacciarmi sulla molteplicità: significati, piani, livelli, colori e pastelli. . Giocavo con parole desuete arcaiche, ricercate. . Creavo mondi . in cui la mia mano, il mio sguardo, potesse esser Dio… : Ora siam seduti ad un tavolo sulla terrazza chiara. . Il pomeriggio declina. . Lascia spazio alla brezza, la stessa, che agita le chiome degli alberi. Lontani. - « Lo senti anche tu di stare dentro un quadro? » ti chiedo. - « Si che lo sento, è questa luce meridionale » - « Dicono sia la luce mediterranea » - « Molti viaggiatori dentro quest’aria son rimasti affascinati.Trafitti. Ammaliati. » - « E’ il sapore del tempo» dico...
Ha un sapore il tempo e quì, arriva a toccarti, ti afferra. In giorni come questi te lo senti addosso. Ci sei dentro. . E’ un sapore che toglie ogni ansia e regala dolcezze. . Come quando nuoti sulla corrente. Ne sei parte. Galleggi. |
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“A che ti serve prendere una goccia se il mare non lo puoi trasportare?”
RispondiEliminavolevo prenderla solo per metterla nel mio mare,
nel mare dei ricordi, dove il tempo non ha tempo.
Splendida
ps desideravo lasciare una mia..
ma non lo farò per non sciupare questa tue splendidi versi
Nefer
E' una scrittura che mi pervade coi significati precisi dati dalle parole ma anche dalle emozioni e suggestioni che mi toccano dentro.
RispondiEliminaLa musica aiuta in questo tuo cocktail che infonde benessere e serenità. Un grazie grande come il mare. Gianluisa-Bessola
... grazie.
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