Fine-settembre, mediterraneo centrale...


 

        [ materiale: macchina digitale, sguardo, lento respirare ]


 
     
     
     
     
     
     
     


    


 








































     
 

Volano nell’aria
stormi d’uccelli migratori
.
Sul mare, sulla spuma, 
candidi pensieri in volo

Dolcezza d’aria, carezza, tepore
S’infiamma il cuore acceso di ricordi
nell’imminente giro di stagione.

Quì, dalla scogliera,
guardo arrivare nuvole e onde.
.
S’increspano.
Minuscoli lampi,
a cinquanta metri dalla spiaggia.
.
Il gioco delle correnti mi cattura
mentre rabbrividisce il cielo
in nubi sottili. Graffi.

Mi son sempre piaciuti i punti a strapiombo
sulla selvaggia distesa
sull’azzurra creatura marina
.
Quelli, che ti fan sentire al sicuro
sulla terra ferma, al cospetto
della immensa, agitata,
superficie del mare.
.
Al mio fianco, Lucrezio,
con le sue dolci, antiche parole.


.
.
.
.
Maria é una bimba  che corre
e getta la palla sul muro.
.
L’ascolto cantare una filastrocca
.
Il muro é quello illuminato
dal chiarore del tardo pomeriggio.
.
La palla un po’ sgonfia rimbalza sorda
.
Il rumore proviene da uno di quei cortili
nascosti e chiusi, in mezzo alle case,
abitazioni costruite su piani irregolari,
aggrappate all’altura
del borgo incandescente.

Mentre una torreggiante nube chiara
trascorre all’orizzonte
il vociare dei pescatori giù al porto
risale le viuzze all’ombra

Si fa sfondo sonoro.
.
.

L’anziana signora vestita di nero
appoggia la seggiola nel vicolo
Lenta si siede, stringendo
ferri e gomitolo.

L’ombra azzurra cade giù dai balconi
.
Dalla cima dei muri a calce
precipita nel vuoto delle strade
un fresco vento di mare
.
Ne porta gli odori
e
li trasforma in brividi.

Respiro.
Respiri.

Da piccolo,
giocavo con le domande,
coi sensi nascosti nelle parole.
Con le  parole.
.
Mischiavo le carte
.
Toglievo il senso comune.
Inventavo paesaggi in cui l’assurdo
era il solo filo a tenere insieme le cose.
.
Cucivo con l’ago della fantasia,
con dita e matite
nuovi abiti per una diversa vita.
.
Un precoce affacciarmi sulla molteplicità:
significati, piani, livelli, 
colori e pastelli.
.
Giocavo con parole desuete
arcaiche, ricercate.
.
Creavo mondi
.
in cui la mia mano,
il mio sguardo,
potesse esser Dio…
:




Ora siam seduti ad un tavolo
sulla terrazza chiara.
.
Il pomeriggio declina.
.
Lascia spazio alla brezza,
la stessa, che agita le chiome degli alberi.
Lontani.

- « Lo senti anche tu di stare dentro un quadro? » 
     ti chiedo.
- « Si che lo sento, è questa luce meridionale »
- « Dicono sia la luce mediterranea »
- «
Molti viaggiatori dentro quest’aria
     son rimasti affascinati.Trafitti. Ammaliati.
»
- « E’
il sapore del tempo»
     dico...


Ha un sapore il tempo
e quì, arriva a toccarti, ti afferra.
In giorni come questi 
te lo senti addosso.
Ci sei dentro.
.
E’ un sapore che toglie ogni ansia
e regala dolcezze.
.
Come quando nuoti sulla corrente.
Ne sei parte. Galleggi.
     
     
     
 

[ k ]


 
     

Commenti

  1. “A che ti serve prendere una goccia se il mare non lo puoi trasportare?”

    volevo prenderla solo per metterla nel mio mare,
    nel mare dei ricordi, dove il tempo non ha tempo.
    Splendida

    ps desideravo lasciare una mia..
    ma non lo farò per non sciupare questa tue splendidi versi
    Nefer

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  2. E' una scrittura che mi pervade coi significati precisi dati dalle parole ma anche dalle emozioni e suggestioni che mi toccano dentro.
    La musica aiuta in questo tuo cocktail che infonde benessere e serenità. Un grazie grande come il mare. Gianluisa-Bessola

    RispondiElimina

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