I FARI [2°]



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Con l’Impero Romano nacquero numerose torri in pietra, con un fuoco acceso sulla sommità, che si diffusero non solo nel Mediteranno, ma dovunque arrivasse la conquista Romana..
A La Coruña, in Spagna, si trova un faro riedificato più volte, le cui fondamenta risalgono al II° secolo d.C., all’epoca dell’imperatore Traiano. Alla caduta dell’impero seguirono secoli bui in ogni senso. Infatti nel Medioevo, anche molte luci sul mare vennero a spegnersi così come la navigazione e gli scambi commerciali subìrono un brusco rallentamento.
Soltanto nel Nord Europa a seguito dell’epopea marittima dei vichinghi la navigazione prese ad espandersi e a estendersi a tutto il Mare del Nord. Nel corso del Medioevo su numerose coste delle isole britanniche e francesi la funzione di faro era spesso svolta dai campanili dei monasteri edificati su punti strategici e visibili da notevole distanza.
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In Italia con l’avvento delle Repubbliche Marinare si tornarono ad edificare torri e fari lungo le coste più battute dalle rotte dell’epoca e in corrispondenza dei porti più trafficati .
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L’epoca del Rinascimento e del Barocco poi, vide sorgere grandi fari monumentali, veri e propri castelli in mezzo al mare, come quello di Le Cordouan, all’estuario della Gironda, in Francia, opera dell’architetto Louis de Foix, iniziato nel 1584 e terminato nel 1611, e quello di Eddystone, in Inghilterra, costruito su uno scoglio all’ingresso del Canale della Manica nel 1696, distrutto nel 1703 e ricostruito svariate volte. Queste costruzioni scenografiche e suggestive, erano tuttavia poco adatte a svolgere il compito per cui erano state costruite.
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Solo a partire dalla fine del 1700 e nel 1800 i fari assunsero l’aspetto comunemente conosciuto oggi: quello di una torre dalla forma circolare più o meno imponente  e più di rado quadrangolare
In modo corrispondente al cambiamento dell’aspetto del faro come costruzione architettonica, nel corso del tempo cambiarono anche i combustibili utilizzati per ottenere la luce necessaria alle segnalazioni: dalle fascine di legna, al carbone, alle candele di spermaceti (la materia grassa che si trova all’interno del cranio dei capodogli che ha la particolarità di non fare fumo), fino all’olio di balena o a quello di oliva, a seconda delle latitudini, per poi, arrivare, dalla metà del 1800, ai diversi derivati dal petrolio e da ultimo all’elettricità.
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Infine si adottarono diversi sistemi per ampliare ed intensificare la luce prodotta dal faro e renderla sempre più visibile a grandi distanze (anche 50 miglia ovvero oltre 80 km). Il contributo più importante in questo campo fu apportato da uno scienziato francese, Augustine Fresnel (1788-1827) con l’invenzione della sua lente rivoluzionaria, che ancora oggi viene usata in tutti i fari del mondo.
 
     
     
 
                              
 
     
     
     
 
 
 
 
 

Commenti

  1. Che belle le foto di questi fari!!! E mi piace molto l'argomento "faro"...anche se non mi "senti" ci sono. Ti abbraccio. marhita

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  2. che fotografia splendida la prima del post I FARI [2] e che musica.
    _si è in un faro e si guarda il mare._
    aura

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  3. chiedo scusa di aver commentato come utente anonimo (anche se ho messo la mia firma).
    :) aura

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  4. nn sn abituata a fare commenti ma complimenti per l'accostamento musica e immagini...infonde una immensa tranquillità.fernanda

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  5. ho conosciuto un altro amante dei fari, anch'io per un pò ho sognato... sulle coste della bretagna ce ne sono di bellissimi, sogno un viaggio solo per vederli... un secondo viaggio senza fretta senza orari solo affidati al vento...al caso.
    magnifica musica.
    rimango stupita.

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