Cos’é un uomo? Meglio ancora: fino a che punto l’integrità di una persona può essere aggredita, smembrata, compromessa ? Fino a che punto può essere degradata la sua vita? Quante cose possiamo sottrargli e avere ancora l’insperata e inconfutabile prova della sua grandezza di essere umano? | ||
E’ la cronaca di una prigionia. | ||
Soltanto che in questo caso la prigionia non assume la forma di campo di sterminio o di un regime che incarcera un innocente sottraendogli la libertà e i suoi anni migliori. No. In questo caso é la natura che l’otto dicembre 1995, in un colpo solo toglie ad un uomo – Jean Dominique Bauby, caporedattore di una rivista di moda (ELLE), tutte le libertà e ogni più elementare certezza, riguardo a se stesso, attraverso un ictus che lo rinchiude definitivamente, dentro un corpo inerte, paralizzato. Dentro una cella della dimensione esatta del proprio corpo. | ||
La cella ha un’unica finestra sull’esterno e questa é costituita dall’udito e dall’occhio sinistro che continua a restare aperto e a vedere. | ||
Se é vero che il prigioniero si sente rinchiuso, separato da tutto, sigillato dentro uno scafandro in caduta libera verso il fondo del mare, se gli é ormai impossibile relazionarsi con i suoi cari, é anche vero che il suo cervello e il suo cuore continuano a funzionare meravigliosamente. Ed allora nel protagonista si rafforza, poco per volta, la volontà di non darsi per vinto e di aggrapparsi con disperata determinazione a ciò che avverte fare di lui, un uomo. | ||
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Le ali di questa farfalla hanno un nome. Sono la memoria e l’immaginazione. La capacità di recuperare i mille ricordi di cui é composto un uomo e quella di abbandonarsi alla immaginazione, al pensiero creativo, alla riflessione. Fino a nutrirsi di quella formidabile risorsa che é la fantasia. Con quelle ali la farfalla si alzerà in volo sul mare, sul più vasto dei deserti, sulle amate montagne, sulle distese di ghiaccio perenne. Ovunque. In questo modo, attraverso quell’esilissimo spiraglio, nel buio soffocante dello scafandro rinascerà la capacità di sentirsi dentro il mondo e dentro i propri affetti. La comunicazione, insomma, per quanto difficile, faticosa ed estenuante aprirà infine un cielo al volo della farfalla e chi assiste a quel prodigio finirà per ritrovarsi fra le mani proprio la fotografia di quel cielo e di quella traiettoria. | ||
La possibilità di vivere sta in quel paradossale modo di conquistare, una lettera per volta, nuove parole. Continuare a sentirsi vivo diventa quel battito di ciglia. Quel battito, quel colpo d’ali permette al protagonista di affermare la propria identità e la continuità del suo essere. Gli concede il dono di sentirsi ancora immerso ed abbracciato dalla corrente della vita. | ||
Il cancello della cella, infine, si aprirà una decina di giorni dopo che il libro sarà stato pubblicato (9 marzo 1997). | ||
Ma é proprio la foto di quel volo contenuta nel libro dettato così faticosamente che sconfina con la poesia. L’intero film é un inno alla forza e alla poesia della vita. Perché in fondo é così che va: la vita s'intreccia alla poesia e la poesia é la celebrazione della vita stessa. Sempre germoglia da lei. Sempre ci porta in volo. Sempre ci fa oltrepassare i limiti dell’umano fino a vedere più in là di dove ci saremmo mai aspettati. |
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E' un bel film. Di quelli che lasciano qualcosa per sempre. | ||
Spigoloso, intenso, duro da fare male. | ||
| Non per tutti, ma rivolto a tutti. |
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“Sono stato cieco e sordo o ci è voluta l’amara luce di una infermità per trovare la mia vera natura? Ci vuole la sindrome locked-in per divenire coscienti della vita e per creare empatia con gli altri? Ci dobbiamo ammalare perché gli angeli vengano a salvarci?” | ||
Jean-Dominique Bauby | ||
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Mi hai ricordato un altro film:"Mare dentro", anche questo molto forte e intenso. Lì il protagonista decide di morire perchè non riesce più a vivere murato vivo dentro il suo corpo. La vita è una carezza, così mi ha detto un giorno qualcuno che si trovava in fondo a un inferno...
RispondiEliminaMi hai ricordato un altro film:"Mare dentro", anche questo molto forte e intenso. Lì il protagonista decide di morire perchè non riesce più a vivere murato vivo dentro il suo corpo. La vita è una carezza, così mi ha detto un giorno qualcuno che si trovava in fondo a un inferno...
RispondiEliminato Caos:
RispondiEliminaVerissimo. L'ho pensato pure io durante la proiezione di questo.
Mare Dentro di Alejandro Amenábar.
L'ho visto nel 2005.
Sono film in cui la poesia attraversa ogni scena e la vita si intreccia con la morte in un disegno straordinario.
Son contento: mi confermi che sono film che non si dimenticano più
to Caos:
RispondiEliminaVerissimo. L'ho pensato pure io durante la proiezione di questo.
Mare Dentro di Alejandro Amenábar.
L'ho visto nel 2005.
Sono film in cui la poesia attraversa ogni scena e la vita si intreccia con la morte in un disegno straordinario.
Son contento: mi confermi che sono film che non si dimenticano più
Carissimo amico mio diletto, hai il potere straordinario di farmi star male e bene nello stesso tempo...
RispondiEliminaCarissimo amico mio diletto, hai il potere straordinario di farmi star male e bene nello stesso tempo...
RispondiEliminaAnch'io la settimana scorsa ho visto questo film .. "per sbaglio".
RispondiEliminaCorsi di fretta dentro la sala non ci siamo accorte che non era il film desiderato.
Ma è stata una piacevole sorpresa, il film merita.
Mi spiace però, che come al solito, ci sia bisogno di una storia estrema, ai margini della morte e piena di sofferenza che mostri quanto la vita sia infinitamente preziosa.
Serena giornata caro
Ho pensato, leggendoti a "Il vagabondo delle stelle" di Jack London. Sigillato in una camicia di forza, riusciva a proiettarsi con la mente fuori dal corpo e...
RispondiEliminaNon ho visto questo film di cui parli ma lo farò.
Buona giornata
Gianluisa
Non credo proprio che riuscirei a vedere questo film.
RispondiEliminaHo dei limiti. A volte posso sembrare una dura che sfida il mondo ma di fronte a certe situazioni verrebbe a galla troppa fragilità. Grazie comunque di averlo segnalato con tanta sensibilità.
Chiara
Neppure io sapevo che questo film affrontasse questi argomenti...forse potrei usare le stesse parole di Chiara.
RispondiEliminaMi incuriosiva molto soprattutto per il titolo, ora ho capito cosa è lo scafandro e quanto dolore può regalare, accanto alle farfalle che pur continuano ad esistere e, ad un certo punto, arriva lo sgomento.
Ciao
ciao. Non ho visto il film, ma la tua descrizione è commovente. Forse le piccole cose, come una farfalla si apprezzano, quando non si possono avere. La vita stessa si ama, quando non si ha più niente, si legano amicizie, ci si accorge del prossimo. Vedrò di vederlo presto. ciao pennny
RispondiEliminacredevo di averti commentato
RispondiEliminapazienza
Bellissima pagina
Nefer
forse sì. la visibilità ha , a volte, le sue atroci regole. letto con vero interesse questo post. per imparare. sempre.
RispondiEliminaSpesso la disabilità è una nuova luce nel dolore.
RispondiEliminaGrazie per questo magnifico post, la sensibilità con cui scrivi, la segnalazione non fine a se stessa...