In omaggio alla

Festa della donna 2008


due brani  di una donna  che scrive

e che mi piace:   Milena Agus


 
     
     
     
     

























   
   
   
   








































   
   
   
   



















































































































































































     
     
     
 

PERCHE'  SCRIVERE


 
     
     
 

"Secondo me  ci sono gli scrittori veri e quelli "che scrivono" e l’appellativo di scrittore bisogna meritarselo. Allo stesso modo in cui non diremmo mai che uno é un cuoco soltanto perché ci ha preparato due o tre buone cene, così per essere scrittori due o tre libri non bastano. Per questo mi sento “una che scrive” e il termine “scrittrice“ mi fa paura e per adesso lo rifiuto.


 


Ma l’idea di diventarlo era un sogno, sin da bambina. Sognavo di diventare addirittura una grande scrittrice. Ma era l’idea di stupire che mi piaceva. Mi sarebbe andato bene anche mettermi improvvisamente a cantare un’opera lirica da soprano, o parlare le lingue o suonare con il violino le danze ungheresi di Brahms o diventare un bravo capitano di barche a vela. E insomma, mi sarebbe bastato far capire che si sbagliavano sul mio conto, quando si intestardivano con gli elenchi delle cose che non sapevo fare, perché fin da bambina soffrivo di “impaccio motorio”. E anche adesso, qualunque cosa io faccia, mi sembra di non essere per niente adatta a quella cosa.
Insegno Italiano e Storia in un Istituto superiore e spesso torno a casa triste, con la sensazione di non aver insegnato nel modo giusto, di non aver avuto risultati e di non essere stata utile agli alunni e per tutto questo mi disprezzo.


 


Invece se scrivo, problemi non me ne metto. Lo faccio per il gusto di farlo. Anzi, scrivo in segreto, con il rimorso di rubare tempo alla realtà.
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Se mi viene il formicolio al cervello e devo scrivere e qualcuno mi invita ad uscire, mi guardo bene dal dire la verità, ma tiro fuori infinite scuse: pile di panni da stirare compiti da correggere e cose del genere.
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Inoltre ho scoperto che la scrittura al contrario della musica e delle lingue e della scuola e della destrezza e delle altre cose riscatta, e in un modo tutto particolare. Per esempio, una persona che nessuno ama nella realtà, puoi farla amare tantissimo se la trasformi in un personaggio.
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Così ho scritto di gente non amata e sfortunata, e ho sperato che avesse fortuna e amore almeno presso i lettori. Nel meraviglioso mondo della immaginazione. Ma non si tratta soltanto di fantasia. Ciò che racconto é in parte vero e in parte inventato, e le due cose si mescolano talmente che neppure io mi ricordo quel che ho inventato e quel che é reale e spesso mi capita di attribuire caratteristiche inventate alle persone e inizio a guardarle come personaggi e viceversa...

Sto su una sottile linea di confine, come un equilibrista, come quando si fanno quei giochi scaramantici tipo: "Se riesco a camminare esattamente lungo questa fila di mattonelle…”


(…)


Non solo per questo mi piace scrivere. Scrivere è la tana che mi porto sempre dietro.Quando mi immagino dentro una situazione o in un posto di disagio, o in preda ad una crisi di panico, penso che però potrei sempre tirar fuori il mio quaderno di appunti e rintanarmi nell’altro mondo, e là starei bene.
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Ho sempre scritto. Sino a poco tempo fa scrivevo per me. Per fuggire, ma anche per trattenere e salvare dalla morte e dalla dimenticanza le persone e le emozioni. E scrivevo per quelli a cui volevo bene. Non riuscendo mai a farmi capire davvero quando parlo, tramite i personaggi sentivo di potermi spiegare meglio. Regalavo delle storie a quelli che mi erano vicini e dicevo cose che mai sarei riuscita a dire a voce._


 


Del successo mi piace che i lettori si siano commossi e divertiti, che chi mi sta vicino dica "Va bene, non sai fare niente, ma questa storia è bella”
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U
na cosa che tutti si chiedono è se abitare in Sardegna, essere Sardi, dia alla scrittura un carattere particolare e cosa sia questo particolare carattere. Secondo me è la lontananza. Il mare che divide dal Continente o dalla Terraferma come dicevano un tempo, separa, non c’è niente da fare.


E poi la Sardegna è bellissima e mantiene, nonostante gli orrendi villaggi turistici e il chiasso estivo, una selvatichezza e un mistero che si riflettono nella scrittura, sia quella degli scrittori dell’interno, da Grazia Deledda a Salvatore Niffoi, sia degli scrittori delle coste, ventose, luminose e con il mare infinito davanti.


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Fare paragoni e dire che gli uni  o gli altri rappresentano la vera Sardegna secondo me non ha senso. Io ho capito che sono vere tutte e due, e nella diversità dei codici e della cultura, ugualmente affascinanti se lo scrittore ne coglie il senso profondo. E comunque unite dal punto di vista della lontananza, questo sì, comune a tutti.
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La Sardegna isola-grotta-tana. La Sardegna di cui si ha un desiderio struggente e dove, quando si è partiti, si vuole ostinatamente tornare.


     
 

                                    [ Milena Agus, Cagliari, marzo 2007 ]


 
     
     
     
     
     
 

CHE COSA E' UNA PASSIONE.



 



 


   
     
 

Mi sono chiesta tante volte se un professore di Italiano con la passione di scrivere possa essere un vantaggio per i suoi alunni e sempre la risposta che mi sono data  è stata no, questo prof non insegna la lingua e la letteratura meglio di altri e non è certo speciale.


 
     
 

Utile ai suoi allievi può essere soltanto l'esempio che essi hanno tutti i giorni sotto gli occhi, di cosa significa una grande passione.
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Per essere grande, una passione, dovrebbe tenersi lontana da tutto quello che nel nostro tempo è misero, per esempio la ricerca del successo e del denaro facile. Certo, sono desideri umani, ma se si cercano queste cose, allora la passione non è grande, mentre, soltanto se è potente, salva dal pericolo del vuoto di senso, sempre in agguato nella nostra vita, soprattutto in quella dei giovani studenti.

Infatti le vocazioni per lo più nascono e crescono in segreto e, a dispetto di tutto e di tutti, non hanno bisogno del riconoscimento pubblico o dei risultati immediati. Uno le coltiva per il puro piacere di coltivarle.


 
     
 

Spesso gli adulti le ritengono svianti rispetto alla scuola, o non danno ai giovani il tempo e la libertà di viverle: "Se non studi e hai questa grande passione, allora dimostra il tuo talento e abbi successo almeno in questo, altrimenti basta, fai le cose normali che fanno tutti". Questo secondo me  è molto triste e mortificante.(...)
Da poco ho letto il libro di Jean-Francois Robin, Johann Sebastian Bach in disgrazia, che mi è piaciuto tantissimo. Racconta del periodo in cui il grande musicista è stato imprigionato senza strumenti musicali, e nel personaggio non c'è neppure l'ombra  del rimpianto per il successo, la gratificazione o l'ammirazione degli altri, ma soltanto uno struggente desiderio di suonare.
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Cosa fa allora Johann Sebastian Bach? Con il carbone del camino disegna sul pavimento una tastiera e ci salta sopra cantando, e suona e canta e suona e canta dalla mattina alla sera.
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Una cosa simile succede a Szpilman nel film Il pianista. Quando l'ufficiale tedesco gli chiede di suonare un pezzo, a lui, che non tocca un tasto da prima della guerra, anche se forse la vita e la morte saranno legate alla sua prestazione musicale, sentiamo che in fondo non gli importa, in confronto alla gioia di poter suonare ancora una volta.
Molto, molto in piccolo, questa è anche la mia esperienza.
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Non mi è capitato spesso di avere allievi con grandi passioni, ma quando ho intravisto la possibilità che si manifestassero, ho provato un grande sollievo e fiducia nell'avvenire di quei ragazzi, non certo nel senso di "saranno famosi", ma nel senso di "se la caveranno".
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Invece molto spesso i ragazzi sono persi nel grigiore di piccole passioni, magari rivolte solo agli oggetti che li circondano. Allora un insegnante che ne ha una grande, di passione, può parlarne e provare a esprimere l'effetto che gli fa, raccontando come questa lo abbia salvato dal vuoto di senso sempre in agguato per gli umani.
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E non è che così nascano le passioni in chi non le ha, ma almeno questo aiuta a riconoscerle quando ci sono e a muoversi in un mondo di cose grandi invece che di cose misere.
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Secondo me c'è solo questa possibilità di sopravvivenza, per l'uomo del futuro.


     
 
 

                                    [ Milena Agus, Cagliari, maggio 2007 ]


 
     
     
     
     
     




























   
   
   
   
   




































Commenti

  1. Oltre alle foto splendide... mi ha colpito particolarmente quando lei scrive di sentirsi una che scrive e non una scrittrice.
    Umile, non modesta. E' sottile la differenza tra le due cose, a mio parere, e l'umiltà è dote rara, preziosa, difficile da avere e coltivare... forse, addirittura o si ha o non si ha.

    Mi ha colpito perchè spesso nella blogosfera e fuori si trovano persone che credono di essere "artisti fatti": scrittori, pittori, musicisti... etc... solo perchè fanno qualche mostra, pubblicano qualcosina o incidono mezzo cd... non sopporto il loro vanto, in qualsiasi forma si manifesti. Penso che sia un modo loro per compensare un vuoto, un dolore... ma... vuoti e dolori... ce li abbiamo tutti!
    Grande post.... bravissimo!

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  2. Interessante e stimolante.
    Mi piacciono le persone che sono grandi e non lo sanno o, comunque, non lo fanno pesare.
    Bella e molto anche la tua fotografia con questa sabbia all'infinito e solo un ciuffetto d'erba a segnalare un confine che forse neppure esiste.
    Buona serata
    Chiara

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  3. Quanto é brava questa donna a scrivere, mi piace moltissimo! E quanto sono particolari e magiche le tue immagini...onde di sabbia, sassi, mare, barca legata da un cordame...Sei davvero unico tu, caro Carlo! serena notte.. (Clara)

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  4. Milena Agus, una grande donna e, come i veri grandi conosce il ritegno e l'umiltà. Le tue foto sono molto belle caro Carlo e si intonano perfettamente al post da te pubblicato. Ti ringrazio.
    Buona domenica.
    Gianluisa

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  5. Dove finisce la voglia di esprimere e comincia l'arte, chi pò dirlo.Quando le gocce della pioggia arrivano al mare chi sà cosa si raccontano?????????Un sorriso con sole per una settimana bella. emer

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  6. Ciao, anch'io sono sarda, e questo già lo sappiamo, anch'io tante altre cose, come la mia conterranea "che scrive", anch'io ho letto uno dei suoi libri, credo il primo. Il titolo aveva a che fare con un pescecane e libro più inutile credo di non averne letto mai!!
    Rapporto sado-masochista tra una adolescente e un uomo sposato, dove quella che subiva era, chiaramente, la ragazzina. Non so bene cosa volesse comunicare, forse un mondo popolato da mostri? Ma già lo sappiamo che è così!
    Quello che mi ha fatto incazzare è l'assoluta mancanza di prospettiva, l'assoluta e spaventosa mancanza di spazio femminile all'interno del quale trovare la propria dimensione lontani dagli uomini pescecane-orchi dipinti in questo racconto! No, non mi è piaciuto, gratutito l'ho trovato e un pò troppo compiaciuto della minuziosa descrizione degli incontri. triste per piattezza, triste per mancanza di alternative, triste per troppa povertà d'animo, di fantasia, di bellezza.

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  7. ..lontanE dagli uomini ... volevo dire.
    Insomma voglio credere che gli uomini che riusciamo ad amare o che abbiamo la "sfortuna" di amare, lo siano in quanto noi donne si riesca a vedere in loro qualcosa di meglio rispetto al mondo che ci circonda e questo dipende davvero dalla nostra capacità di vedere, di capire, se poi dovessimo prendere un abbaglio...beh, anche lì la nostra intelligenza, la nostra sensibilità, ad un certo punto ci deve necessariamente avvertire che quello che abbiamo di fronte è un mostro!
    Perché, per cosa raccontare di una donna che subisce tutto senza mai reagire?
    Non è a questo che ci ribelliamo noi donne?

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  8. Buongiorno amico di ventura... come sempre la poesia è intima amica delle tue foto...

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  9. p.s la foto è bellissima! Complimenti!

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  10. Ottima scelta!
    Come sempre azzeccatissima...
    Un sorriso ed un saluto!

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  11. mi piace questo blog , mi piace quello che leggo , mi piace il mare...

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  12. Molto bella la prima citazione, mi piace pensare, con poca umiltà forse, che ne indosso qualche pezzo.
    Molto bella anche la prima foto. I colori. L'aria.
    Travolgi.

    Un abbraccio

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