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Che in Italia qualche idiota si trovi sempre, è fuor di dubbio. Che in Italia qualche idiota finisca per essere "nominato" a far parte di un governo nazionale, è statisticamente provato. Che in Italia qualche idiota si trovi casualmente a rivestire delle cariche istituzionali senza conoscere minimamente la materia di cui, almeno sulla carta, dovrebbe occuparsi e finisca rovinosamente per aprire bocca, per rilasciare interviste, dichiarazioni di intenti e prese di posizioni è accertato. Succede eccome! Capita da circa un mesetto, ad esempio. Che in Italia qualche idiota "olimpionico" venga designato ad essere il massimo responsabile di un settore economico strategico, quale quello energetico, è un fatto che ha una percentuale di probabilità di verificarsi, più elevata che in qualsiasi altra nazione del globo terracqueo. Bene. Chi voglia comprendere almeno un poco di quello che sta davanti agli occhi di un qualunque cittadino italiano, normodotato, con medie capacità mentali analitico-deduttive, dovrà partire dai postulati evidenziati sopra. Ora, però, questo individuo che - povero lui - ha deciso di capire qualcosa del paese Italia e di come funziona, dovrebbe anche avere il coraggio e l'eroica pazienza di leggere l'articolo che segue. Una volta letto, dovrà solo andare con la memoria alle recenti dichiarazioni di alcuni personaggi pubblici di questo paese. Cito casualmente il ministro Scajola, il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, il ministro Prestigiacomo, per concludere con gli esponenti di Enel ed Edison che fiutando l'affarone, [ già si fregano le mani per la promessa di commesse ultramiliardarie nel prossimo futuro] hanno dichiarato che le loro aziende sono pronte, anzi prontissime, a ricevere i soldi dello Stato Italiano per partire in questa nuova, divertentissima avventura. Ora mettendo insieme il contenuto dell'articolo e le dichiarazioni trionfalistiche dei suddetti personaggi pubblici sarà semplice trovare la soluzione del gioco. Pronti? VIA !! a voi, la prima mossa... |
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Una fatica inutile. Perché se anche rimpiazzassimo nei prossimi anni tutte le centrali nucleari esistenti nel mondo, il risparmio di emissioni sarebbe comunque un'inezia. Un quarto di quel che serve per cominciare a rimettere le briglie a un clima impazzito. Jeremy Rifkin non ha dubbi: quella atomica è una strada sbagliata, di retroguardia. Come curare malattie nuovissime ancora con la penicillina. E non c'è neppure bisogno dei campanelli di allarme tipo (centrale di) Krsko per capirlo. Basta guardare i numeri senza le lenti dell'ideologia. Proprio l'attitudine che, in Italia, scarseggia di più per il guru dell'economia all'idrogeno. _ Si vedrebbe così che l'uranio, come il petrolio, presto imboccherà la sua parabola discendente: ce ne sarà sempre di meno e costerà sempre di più. E che il problema dello smaltimento delle scorie è drammaticamente aperto anche negli Stati Uniti dove lo studiano da anni. "Vi immaginate uno scenario, tipo Napoli, ma dove i rifiuti fossero radioattivi?" è il suo inquietante memento. Meglio puntare su quella che lui chiama la "terza rivoluzione industriale". L'incidente all'impianto sloveno arroventa il dibattito italiano, a pochi giorni dall'annuncio del ritorno al nucleare. Cosa ne pensa? "Ho parlato con persone che hanno conoscenza di prima mano dell'incidente, e mi hanno tranquillizzato. Non ci sono state fughe radioattive e il governo ha gestito bene tutta la vicenda. Ho lavorato con l'amministrazione e posso dire che hanno sempre dimostrato una leadership illuminata nel traghettare la Slovenia verso le energie rinnovabili. Non posso dire lo stesso di tutti i paesi europei, ma posso lodare le politiche energetiche di Ljubljana". |
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Superata questa crisi, in generale possiamo sentirci sicuri? "Il problema col nucleare è che si tratta di un'energia con basse probabilità di incidente, ma ad alto rischio. Ovvero: non succede quasi mai niente di brutto, ma se qualcosa va storto può essere una catastrofe. Come Chernobyl". Il governo italiano ha confermato l'inizio della costruzione delle nuove centrali entro il 2013. Coerenza o azzardo? "Non capisco i termini della discussione in corso in Italia. Amo il vostro paese, lo seguo da anni ma questa volta mi sento davvero perso. I sostenitori dicono: il nucleare è pulito, non produce diossido di carbonio, quindi contribuirà a risolvere il cambiamento climatico. Un ragionamento che non torna se solo si guarda allo scenario globale. Oggi sono in funzione nel mondo 439 centrali nucleari e producono circa il 5% dell'energia totale. Nei prossimi 20 anni molte di queste centrali andranno rimpiazzate. E nessuno dei top manager del settore energetico crede che lo saranno in una misura maggiore della metà. Ma anche se lo fossero tutte si tratterebbe di un risparmio del 5%. Ora, per avere un qualche impatto nel ridurre il riscaldamento del pianeta, si dovrebbe ridurre del 20% il Co2, un risultato che certo non può venire da qui". Un finto argomento quindi quello del nucleare "verde"? "Non in assoluto, ma relativamente alla realtà, sì. Perché il passaggio al nucleare avesse un impatto sull'ambiente bisognerebbe costruire 3 centrali ogni 30 giorni per i prossimi 60 anni. Così facendo il nucleare fornirebbe il 20% di energia totale, la soglia critica che comincia a fare una differenza. C'è qualcuno sano di mente che pensa che si potrebbe procedere a questo ritmo? La Cina ha ordinato 44 nuove centrali nei prossimi 40 anni per raddoppiare la sua potenza produttiva. Ma si avvia ad essere il principale consumatore di energia...". Ci sono altri ostacoli lungo questa strada? "Io ne conto cinque, e adesso vi dico il secondo. Non sappiamo ancora come trasportare e stoccare le scorie. Gli Stati Uniti hanno straordinari scienziati e hanno investito 8 miliardi di dollari in 18 anni per stoccare i residui all'interno delle montagne Yucca dove avrebbero dovuto restare al sicuro per quasi 10 mila anni. Bene, hanno già cominciato a contaminare l'area nonostante i calcoli, i fondi e i super-ingegneri. Davvero l'Italia crede di poter far meglio di noi? L'esperienza di Napoli non autorizza troppo ottimismo. E questa volta i rifiuti sarebbero nucleari, con conseguenze inimmaginabili". Ecoballe all'uranio, un pensiero da brividi. E il terzo ostacolo? "Stando agli studi dell'agenzia internazionale per l'energia atomica, l'uranio comincerà a scarseggiare dal 2025-2035. Come il petrolio sta per raggiungere il suo peak. I prezzi, quindi, andranno presto su. Ciò si ripercuoterà sui costi per produrre energia togliendo ulteriori argomenti a questo malpensato progetto. Aggiungo il quarto punto. Si potrebbe puntare sul plutonio. Ma con quello è più facile costruire bombe. La Casa Bianca e molti altri governi fanno un gran parlare dei rischi dell'atomica in mani nemiche. Ma i governi buoni di oggi possono diventare le canaglie di domani". Siamo arrivati così all'ultima considerazione. Qual è? "Che non c'è abbastanza acqua nel mondo per gestire impianti nucleari. _ Temo che non sia noto a tutti che circa il 40% dell'acqua potabile francese serve a raffreddare i reattori. L'estate di cinque anni fa, quando molti anziani morirono per il caldo, uno dei danni collaterali che passarono sotto silenzio fu che scarseggiò l'acqua per raffreddare gli impianti. Come conseguenza fu ridotta l'erogazione di energia elettrica. E morirono ancora più anziani per mancanza di aria condizionata". Se questi sono i dati che uso ne fa la politica? "Posso sostenere un dibattito con qualsiasi statista sulla base di questi numeri e dimostrargli che sono giusti, inoppugnabili. Ma la politica a volte segue altre strade rispetto alla razionalità. E questo discorso, anche in Italia, è inquinato da considerazioni ideologiche". In che senso? C'è un'energia di destra e una di sinistra? "Direi modelli energetici élitari e altri democratici. Il nucleare è centralizzato, dall'alto in basso, appartiene al XX secolo, all'epoca del carbone. Servono grossi investimenti iniziali e altrettanti di tipo geopolitico per difenderlo". E il modello democratico, invece? "È quello che io chiamo la "terza rivoluzione industriale". Un sistema distribuito, dal basso verso l'alto, in cui ognuno si produce la propria energia rinnovabile e la scambia con gli altri attraverso "reti intelligenti" come oggi produce e condivide l'informazione, tramite internet". Immagina che sia possibile applicarlo anche in Italia? "Sta scherzando? Voi siete messi meglio di tutti: avete il sole dappertutto, il vento in molte località, in Toscana c'è anche il geotermico, in Trentino si possono sfruttare le biomasse. Eppure, con tutto questo ben di dio, siete indietro rispetto a Germania, Scandinavia e Spagna per quel che riguarda le rinnovabili". Ci dica come si affronta questa transizione. "Bisogna cominciare a costruire abitazioni che abbiano al loro interno le tecnologie per produrre energie rinnovabili, come il fotovoltaico. Non è un'opzione, ma un obbligo comunitario quello di arrivare al 20%: voi da dove avete cominciato? Oggi il settore delle costruzioni è il primo fattore di riscaldamento del pianeta, domani potrebbe diventare parte della soluzione. Poi serviranno batterie a idrogeno per immagazzinare questa energia. E una rete intelligente per distribuirla". Oltre che motivi etici, sembrano essercene anche di economici molto convincenti. È così? "In Spagna, che sta procedendo molto rapidamente verso le rinnovabili, alcune nuove compagnie hanno fatto un sacco di soldi proprio realizzando soluzioni "verdi". Il nucleare, invece, è una tecnologia matura e non creerà nessun posto di lavoro. Le energie alternative potrebbero produrne migliaia". A questo punto solo un pazzo potrebbe scegliere un'altra strada. Eppure non è solo Roma ad aver riconsiderato il nucleare. Perché? "Credo che abbia molto a che fare con un gap generazionale. E ve lo dice uno che ha 63 anni. I vecchi politici, cresciuti con la sindrome del controllo, si sentono più a loro agio in un mondo in cui anche l'energia è somministrata da un'entità superiore". |
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Un problema serio che sembra produrre prospettive catastrofiche e preoccupanti. La soluzione potrebbe venire con la cooperazione internazionale attraverso ingenti investimenti mirati alla scoperta di energie meno pericolose. Che so, puntare sull'eolica o assorbire il calore del sole per convertirlo in energia pulita o qualunque altra diavoleria possibile che ci allontani il più possibile dal discorso delle centrali nucleari che tanto mi fanno paura.
RispondiEliminaMa serve una linea comune a tanti paesi altrimenti non si va da nessuna parte perchè attualmente siamo circondati da centrali dislocate in tutte le nazioni limitrofe che ci dovrebbero fornire un servizio gratis per compensare il rischio che condividiamo con loro in caso di disastro. Ma questa resta mera utopia anche se le ragioni che provocatoriamente ho spiegato non sono poi così campate in aria. Buon blog, ciao, Carlo.
La storia siamo noi.... ma ai più spesso fa comodo chiudere un occhio e pensare che altri provvederanno in nome di una sempre più idealizzata coscienza civile... e ti ritrovi qui che ti ribolle il sangue nelle vene dinanzi a tale disimpegno...
RispondiEliminaMeno male che dal fascio marcio vi è sempre un po' d'erba buona.... ;)
aicha
Ps. io credo nelle coincidenze che corrono sui fili invisibili del caso... tu no? L'articolo sulla Mazzucco docet!!!