Piccole cose in una sera
d'una domenica di luglio | ||
Una sera di una domenica di luglio, K. affacciato alla finestra ebbe una piccola rivelazione. Una rivelazione che sul momento gli parve soltanto un pensiero improvviso, un lampo, ma che poi, in qualche modo, finì per cambiare il suo stesso modo di sentire.
La sera era stata straordinariamente luminosa, il cielo emanava ancora un caldo chiarore. Il profilo scuro delle colline contrapponendosi alla profondità di quel cielo, quasi come una immaginaria quinta di teatro, suggeriva indirettamente la piccolezza dello sguardo umano, al cospetto dell’immensità dello spazio. K. si sorprese a pensare a come fosse possibile conciliare la pace che gli arrivava dall’atmosfera sospesa, da quella calma che pareva avvolgere tutto il visibile, con la nozione che la sua mente si ostinava a proporgli di un pianeta lanciato alla velocità di 30 km al secondo dentro l'oscurità del cosmo. Il mondo era sicuramente proiettato in quel volo e a quella folle velocità nella sua orbita, eppure a lui seduto a contemplare il tramonto giungeva tutt’altro. La dolcezza del cielo lo colmava e lo faceva sentire in pace, in piena sintonia con tutto ciò che osservava e in cui era immerso. L’aria tiepida dopo la gran vampa del giorno di luglio, lo abbracciava tutto. Eppure una voce dentro di lui si affannava a ripetergli che non era quella la verità. Che la verità risiedeva nelle misurazioni scientifiche, nel lucido sguardo degli scienziati, che osservano e sezionano ogni aspetto del reale. E dunque, semplicemente, la temperatura era di 28,8 gradi centigradi, la pressione atmosferica era di 1007 millibar, l’umidità era del 68% circa, il vento quasi del tutto assente, salvo qualche impercettibile brezza lungo l’asse del fiume. E infine era anche vero che il guscio di noce sul quale viaggiavamo, affrontava atroci temperature sotto lo zero nel suo attraversare lo spazio interstellare. Tutto era vero. Ma K. comprendeva anche la debolezza di quella verità che gli sarebbe dovuta arrivare da quei valori così esatti e puntuali. Non era di una serie ininterrotta di dati di cui egli aveva sete. No, non era nei numeri e nelle misurazioni, la verità che aveva accesso al suo cuore. Ad oriente il cielo già oscuro si andava riempiendo di piccoli punti luminosi e palpitanti. Nell’impercettibile tremolare di quelle luci, K. avvertì l’affinità di quel vento di stelle con il suo respiro e con il pulsare delle emozioni. Certo era vero che il pianeta rotolava nello spazio gelido e senza fine che gli uomini indicavano familiarmente con il termine “Universo”, ma altrettanto vera era la pace che lo prendeva nel farsi invadere da quel lunghissimo crepuscolo. _ Istintivamente rabbrividì e girò lo sguardo verso il chiarore che aveva lasciato il tramonto. Nell’oscurità che avanzava riuscì a distinguere ancora l’inconfondibile profilo di Bertinoro e Montemaggio, le due colline che a Nord-Ovest chiudevano l’orizzonte e dietro cui il sole ogni sera scompariva in lenti e rosseggianti tramonti e che talvolta d’inverno quando erano ricoperte di neve, prendevano ad infiammarsi loro stesse di colori caldi e radiosi. | ||
Quelle alture intagliate sul cielo, lo attraevano fin da ragazzo. Quello era il cielo che più amava. Fin da piccolo, gli ultimi sguardi che rivolgeva al cielo notturno erano diretti in quella direzione. Ricordava con precisione il suo avventurarsi la sera, nei filari della vigna mentre la terra lavorata rilasciava ancora il tepore del giorno …e poi sempre lui, mentre s’inerpicava sul fianco del colle per sbucare infine in alto, in un largo sterrato, uno spazio proprio in cima alla vigna da cui era bello osservare la discesa del sole dietro la cortina degli alberi e più oltre dietro l’orizzonte.
A occidente anche ora restava una impalpabile traccia del tramonto. Uno spicchio di cielo appena più chiaro.
D’un tratto lo schermo del cellulare si illuminò. K. lo prese e attese che gli occhi, nel passare dall’oscurità delle colline lontane a quel rettangolo illuminato, si abituassero alla luce. Poi lesse…
Impercettibilemente prese a sorridere. Era così. Era proprio così ! Quel messaggio arrivava a dirglielo nel modo più semplice e diretto.
Esistono cose che fanno la differenza. Sono gesti minimi, parole, ma più ancora intenzioni e disposizione d’animo. Un modo di essere. Qualcosa che fa la differenza e viene a interrompere la volgarità del mondo, la sua dispersione, la sua indecifrabilità. Sono queste piccole differenze che finiscono per cambiare il nostro vivere. Così come il nostro sentire può essere ben altra cosa che una serie di dati e informazioni sulla realtà Si ritrovò ad assentire con tutto il suo essere, a quel messaggio.
A ragione, la nostra esistenza può davvero essere una «esperienza incantevole», se solo decidessimo di schierarci per quelle piccole differenze.
Di diventare, noi stessi, parte essenziale di quelle differenze che cambiano il mondo.
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[ k ]
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ben detto! :)
RispondiEliminacondivido il tuo pensiero
Un abbraccio
Ars
La vita è una reazione chimica fra quel che di buono riusciamo a prendere da essa e il nostro bisogno di renderla qualcosa di buono. Ecco perchè è straordinaria.
RispondiEliminaehehehehhehehe ..
RispondiEliminagodersi ogni dettaglio .. non è forse questo il viaggio ? non è questo "lo scopo" ??
Una splendente giornata per te, mio caro, io me ne vado dal dentista ;P
Piccoli gesti che sono carezze di armonia per l'anima...
RispondiEliminati abbraccio
Blue
... mi vengono in mente le formiche che portano briciole grandi come case ... così i piccoli gesti ...
RispondiEliminaSiamo all'interno di un enorme puzzle e siamo tessere piccole piccole che non sanno neppure in che posizione si trovano. Si tratta di accettarlo "al buio", dimenticandosi chi firma l'immagine finale dove noi siamo proprio delle formichine.
RispondiEliminaSempre interessanti i tuoi pensieri che condividi con noi.
Gianluisa
@ Gianluisa:
RispondiEliminaGià… L’accettazione. Proprio lei. Che grande strumento che è.
A proposito del condividere, son sicuro che sia capitato pure a te.
A volte la scrittura può essere come un pensare a voce alta… come lasciar fluire e scorrere una forza più grande di te. Farsene attraversare e divenire puro strumento.
L’immagine che mi viene spesso è quella del flauto. Qualcuno soffia su di te, tu emetti una nota
o più note. Esce una musica da ciò che è il tuo essere. E resti integro e rasserenato proprio nella misura che sei vuoto e ti fai attraversare da quella corrente.
@ misti:
L’immagine che dici è giustissima. Rende proprio bene l’idea
Grazie di essere passata..
@ Blue:
“Piccoli gesti che sono carezze di armonia per l'anima...”
Si. Proprio questo. Hai subito colto il centro del mio sentire.
Ahh le tue antennine!! sempre in perfetta efficienza...
@ amabilepensiero:
:o)) eh si! Mi verrebbe da dire che ogni attimo è l’occasione per “un aderire” a tal punto alla Vita che ogni istante diviene viaggio, meta, scopo e realizzazione. C’è del sacro in tutto questo.
Certo però che gli attimi dal dentista sono una prova particolare.
Bisogna essere già molto più avanti di quel che sono io, nel percorso per affrontare esami di quel livello.
Ecco, perché immagino che tu te la sia cavata alla grande oggi!
@ il ventoeilmare:
Mi piace il tuo pensiero.
Credo anch’io sai, a che il nostro andare sia sempre a metà
fra queste due cose.Un continuo adattamento.
@ arsomnia:
Grazie. Ricambio il tuo abbraccio.
k. mi può spiegare bene cosa viaggia a 30 km al secondo?ho qualche perplessità:-p
RispondiEliminainteressante come anche la modernità ci possa regalare un'inaspettata poesia..Certo nel leggere forse ai tradizionalisti piacciono di più le lettere delle mai...però...quante volte in certi momenti mi piacerebbe ricevere il beneficio immediato di un sms importante?!;-)
ciao :-)
volevo scrivere "piacciono di più le lettere delle mail" (e anche degli sms)
RispondiElimina@ marta
RispondiEliminaok ok provo a rimuovere i tuoi dubbi.
Farò una piccola "full immersion" nei numeri allora:
La velocità di rotazione terrestre (un giro in 23h 56m) fa sì che un punto dell'equatore terrestre viaggi alla velocità di 1.668 Km/h.
Per conoscere tale velocità "tangenziale" per gli altri luoghi della superficie terrestre, sarà sufficiente moltiplicare quel numero per il coseno della latitudine. Alla latitudine di 42°, media italiana, la velocità scende a di 1240 Km/h e ovviamente si azzera ai poli!
La velocità di rivoluzione terrestre (un'orbita all'anno) trascina la Terra alla velocità di 107.280 Km/h !! quindi poco meno di 30 km/sec.
Riguardo alla velocità di "traslazione", la velocità del Sole e del Sistema Solare attraverso la Galassia, questa ammonta a circa 2.6 milioni di chilometri all'ora...
poi dimmi te
se non vengono i brividi a pensarci...
:o)
un abbraccione e buona giornata
Con il tuo commento mi hai dato un'irrefrenabile dose di allegria!!!
RispondiEliminaDi prima mattina è quello di cui ognuno avrebbe bisogno x affrontare la giornata nel modo migliore...
Grazie
Aicha
ps. Salutami i bei figlioli della forestale, hanno una divisa niente male... ;)
Ah dimenticavo!
RispondiEliminaTi ho consigliato come fonte di buonumore per la giornata!!!
Aicha
grazie :-)
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