Cronache dall'Azzurro
Cronache dall'Azzurro
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Indagare lo sguardo, il modo di percepire…
Intuire le sue influenze sulla strutturazione delle nostre convinzioni esistenziali, sulla formazione del nostro impianto emotivo, caratteriale, cognitivo…
Partendo da queste riflessioni dovrei parlare di una certa pittura. Perché la pittura come in un gioco di specchi parla del nucleo di un essere, ci viene a raccontare di noi, ma, al tempo stesso, implica l'esistenza di un certo tipo di sguardo che la origini, nell’artista che la propone. _ Come dire che se abbiamo un certo tipo di sguardo siamo attratti da una ben determinata tipologia di pittura. Perché scopriamo che quella, in maniera oscura e “misterica”, ci riguarda, ci descrive, fa risuonare qualcosa al nostro interno, riflette una parte della verità della persona che siamo…
Così, oggi, mi piace concentrarmi su una di quelle “pitture” che mi attraggono da sempre, quasi facessero parte del mio DNA.
E' anche l'occasione per riportare alcune note a margine di una Mostra, in corso a Roma, (Galleria Nazionale D'arte Moderna), di un artista che stimo molto.
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Piero Guccione | ||
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«La bella pittura deve essere piatta, come voleva Degas; e la piattezza è divina».
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La «platutidine» di Piero Guccione, come l'ha definita Leonardo Sciascia, è pura solarità mediterranea, la perfezione del mare in ogni suo movimento, il colore teso sul limite delle vedute marine che poi sfuma: perché la linea d'orizzonte non separa cielo, mare e terra ma tiene tutto insieme nell'azzurro assoluto. Con una punta quasi impercettibile di spleen.
Un centinaio di opere del maestro di Scicli sono in mostra alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma: un'esposizione antologica di uno dei principali esponenti della pittura contemporanea che è partito dalla natura e alla natura è tornato.
Il dato è biografico e geografico: Piero Guccione, che è stato protagonista dagli anni '60 in poi delle vicende artistiche dell'epoca aderendo al gruppo "Il Pro e il Contro", insieme a Vespignani e Accardi, affiancando Renato Guttuso all'accademia di Belle Arti di Roma, conciliandosi appena con la Pop art italiana, fino a sublimare il suo realismo in forme sempre più rarefatte, a un passo dall'astrazione, è tornato nella sua Sicilia. _ Dalla sua casa di campagna vicino Modica, la spiaggia, le nuvole, i carrubi, le onde del mare, il vento dell'ovest, le lune diurne, trasparenti, i fiori di ibisco, rappresentano la purezza primordiale lontana dall'agonia del creato. La natura che incanta nonostante le minacce e le ferite della civiltà industriale.
Il percorso espositivo, che si snoda attraverso il racconto di scrittori, editori, poeti, collezionisti, artisti, ispirati dalle opere di Guccione (Leonardo Sciascia, Dino Buzzati, Renato Guttuso, Gesualdo Bufalino), si apre con il mare: tele recenti, realizzate negli ultimi tre anni, che impongono contemplazione. Quelle che catturano il visitatore fino ad riassorbirlo come in una massa fluida.
L'azzurro è ovunque, ovunque minime variazioni di onde, foschia rosa di fine estate, riflessi di luce al tramonto su strette fasce di spiaggia dove il colore si rapprende. E in pieno giorno il grido della luna. Ordine, luce, profondità. E mistero: velato, retrattile.
"Portare una tecnica alle estreme conseguenze, fino a farla coincidere con la propria visione del mondo": questo il percorso di Guccione secondo la Soprintendente della Galleria nazionale di Roma Maria, Vittoria Marini Clarelli. "Concentrare lo sguardo fino alla risonanza interiore."
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Si parte dagli anni romani, quando il siciliano Guccione, nato a Scicli (RG) nel 1935, dopo la formazione all’Accademia delle Belle Arti e in parallelo al coinvolgimento in alcune missioni archeologiche nel Sahara, si afferma subito come uno degli uomini di punta della Nuova Figurazione locale, fra impegno sociale, fedeltà all’arte mimetica, autonomia lirica e dimensione esistenziale, guardando sia a Renzo Vespignani, con il quale condivide la militanza nel gruppo ‘Il Pro e il Contro’ (1961-64, insieme a Attardi, Calabria, Guerreschi, Gianquinto, Farulli, Ferroni, i critici Micacchi, Del Guercio, Morosini), sia a Renato Guttuso, di cui è assistente all’insegnamento, ma del quale non condivide le medesime inclinazioni espressioniste.
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Tipici della cifra di Guccione di questi anni, fondata su un grande magistero tecnico, ma dal taglio modernamente innovativo, sono i Muri, i Balconi, i Giardini, le Finestre, le Attese, con gli oggetti che diventano il correlativo tangibile della condizione psicologica, poeticamente assorta, di chi li evoca; soprattutto i paesaggi “modernizzati”, inclusi, piuttosto impropriamente, nell’iconografia della Pop Art italiana, con scenari naturali di sapore antico, memori dell’eredità classica, che vengono contaminati dai segni ingombranti della civiltà industriale. _ Nel 1979, seguito da Sonia Alvarez, Guccione torna a Scicli, dai cui dintorni non si sarebbe più mosso, e dove sarebbe diventato di riferimento a uno specifico gruppo di artisti (fra gli altri, Sonia Alvarez, Franco Sarnari, Franco Polizzi, Carmelo Candiano, Giuseppe Puglisi,Salvatore Paolino, Piero Zuccaro), accomunati da analoghe finalità espressive.
_ La natura, mitica, eterna, mediterranea, rappresentata nell’intento di cogliere il passaggio dallo stato di contemplazione al sentimento dell’assoluto, diventa il tema dominante dell’arte di Guccione.
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Se, fino ai primi anni Ottanta, Guccione è ancora interessato a esplorare i confini fra realismo e astrazione, nei successivi si concentra su una natura sempre più rarefatta nelle geometrie essenziali che le inquadrature, da obiettivo fotografico, accentuano al massimo, esaltando, per esempio, il significato simbolico dei carrubi, residui di tempeste nei pastelli della serie Dopo il vento d'Occidente, o delle linee d’orizzonte, che sfumano le differenze fra entità supreme come il mare, prediletto dall’artista, il cielo, la terra. _
E’ diventato il Romanticismo ottocentesco di Friedrich e di Leopardi, fra senso nordico del sublime e mediterraneo dell’infinito, il principale referente culturale di Guccione, ispirando per i suoi paesaggi siculi, immersi in silenzi metafisici che la presenza dell’uomo può solo intaccare, inesauribili varianti, tipologiche, cromatiche, liriche, ma tutte riportabili ad un’unità originaria, un bisogno interiore di purezza primordiale. Nel contempo, Guccione non abbandona la riflessione sulla storia dell’arte, confrontandosi direttamente, nella serie dei d’après, con alcuni celebri capolavori, fra gli altri, dell’amato Michelangelo, di Masaccio, Caravaggio, Giorgione, Vermeer, Signorelli, Le Nain; né il carattere filosofico della sua arte gli impedisce di cimentarsi con applicazioni diverse della sua poetica, in particolare con l’illustrazione e la scenografia.
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Contributi: | ||
"Gli azzurri assoluti di Piero Guccione sono pensieri.
Pensieri dipinti"
[ Vittorio Sgarbi.]
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“Nel mio lavoro, di solito, il significato non è la molla che fa scattare l’immagine né la gioia di inseguirla. È la seduzione dell’oggetto l’elemento primario: la sua pregnanza fisica e figurale che in genere mi spinge a tentarne l’interpretazione e a darne visione… Le mie scelte sono quasi sempre dettate dall’istinto, prodotte dall’immaginazione con le più strane e disparate associazioni, senza alcun vincolo se non per il rigore della forma e dell’esecuzione… Confesso che sempre meno mi interessa conoscere, sapere e capire il mondo. Preferisco affidarmi alla verità, alle contraddizioni, alle infinite controverse ingiunzioni della corporeità.” [Piero Guccione]
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"Guccione non rincorre la verdad nel molteplice. Dipinge il vento, le nuvole, il frangere della risacca, la luce che precede il tramonto, non avvertendoli mai come manifestazioni del molteplice. Il molteplice è l’antitesi dell’assoluto, dove sta l’uno non sta l’altro. A Guccione interessa l’assoluto, senza dubbio alcuno. L’assoluto immanente nella natura, il celeste contagiato di terra, mai totalmente puro, che va "scattivato", come dicevano una volta gli scalpellini, per liberare la pietra preziosa dalle inevitabili impurità umane. Come un maestro zen, fra Sicilia e Giappone, Guccione si propone di contemplare l’assoluto, cercando, con mestiere tecnico straordinario, l’essenza nella lampante semplicità di ciò che vede…” [Vittorio Sgarbi] _
“La morte è la cosa più lontana, la più estranea e assente nella visione di un cielo stellato, così come i sentimenti d’angoscia e di paura. Solo stupore, e uno sconfinato senso di meraviglia, di commozione per tanto e sublime ordine, oltre alla gratitudine profonda verso la vita che ci offre questo alto e silenzioso spettacolo. Prima di finire, mi piacerebbe poter dire tutto questo con la pittura, più compiutamente di quanto ho fatto fino ad oggi: almeno tentarlo, consapevole della difficoltà dell’impresa.”
[Piero Guccione]
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“I quadri di Guccione, belli, solenni, appassionati, hanno un vigore contemplativo che rende difficile considerarli semplicemente rilevanti. Quando saranno concluse tutte le rassegne, costruite le scuole, ratificate le clamorose transazioni d’influenza, queste opere continueranno a parlare nel loro registro necessario di singolarità, di amore per la pittura stessa.” [ Susan Sontag]
“La pittura come il mare: toujours recommencée. Cos’è il dipingere un quadro, se non immergersi in questo sentimento oceanico in cui, dall’istante presente, si entra in questo luogo senza frontiere e in questo tempo senza fine?
…Dipingere il mare, ritornare alle origini della vita, è come rinnovare l’atto pittorico, come se mai nessuno avesse dipinto…Il mare è principio di paternità, il richiamo del mondo in cui vivono gli dei e gli eroi, al di là delle paludi dell’infanzia, posta sotto il segno della madre…” [Jean Clair ] _
“Guccione ha la capacità e soprattutto il talento di saperci comunicare le sue prime emozioni. Non le conserva solo per sé stesso. Le utilizza, le lavora, le espone. Sono mediterranee, scendono dalla magia di un cielo stellato, cadono nell’acqua per disegnare poi un paesaggio, un viso, il volto di una donna che volta le spalle all’amore, un corpo proteso nella violenza del silenzio verso l’attesa.”
[ Tahar Ben Jelloun ] _ “Il semplice vedere è già un creare. Dipingere significherà quindi creare due volte, e rubare due volte, se è vero che in ogni pittore si nasconde la figura bifronte di un ladro e di un dio.
Vale, questo privilegio, a maggiore titolo per Piero Guccione. Salvo che, in lui, quanto è più schivo e pudico il dio, tanto più clamorosamente si esibisce il ladro di luce.” [ Gesualdo Bufalino ]
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Carlo ti ringrazio per il tuo commento, scrivo e non rileggo nemmeno...invio...scrivo per me...perchè se non lo facessi il dolore scaverebbe anche di più, anzi mi sento in colpa per condividerlo perchè agli altri vorrei dare solo gioia...ma alle volte...i ricordi premono...le mani scivolano sulla tastiera ...come quelle di un pianista sul tasti del piano e come le ballerine...come i pittori...no non sono un'artista...loro si...cerco solo di tirare fuori da me questo inestricabile groviglio di rovi...cerco di tirare fuori me stessa senza graffiarmi troppo...è che ammiro quelli che hanno passato vicende anche peggiori ma non si sono fatti scavare. Loro si che sono dei guerrieri...reagiscono alla vita...io la so solo raccontare e non so quanto serva a me ed agli altri. Un abbraccio
RispondiEliminaChe bella quest'immersione nell'azzurro assoluto! Grazie!
RispondiEliminaLo conosco e l'apprezzo per queste sue atmosfere "piatte", calcolatissime e non per caso che rilassano.
RispondiEliminaInteressante anche il testo. Fra le molte hai scelto delle belle immagini.
Ciao.
Chiara
Piero Guccione è bravissimo. Hai fatto buona cosa a presentarlo. Io amo molto i suoi pastelli su carta più che gli oli su tela ma con qualche eccezione. Mi piace da matti l'aereo che sorvola e quasi esce dalla tela. Una sensazione strana. Vedi, Sgarbi non è un simpatico, assolutamente no, però professionalmente ha una sensibilità come pochi: "gli azzurri assoluti sono pensieri" parlando di questo bravo artista denotano il superamento del già detto e risaputo.
RispondiEliminaGrazie. Hai avuto un'ottima ispirazione a parlarne.
Gianluisa
tanti auguri, caro Carlo.
RispondiElimina...e lasciarsi sciogliere dentro quel blu!
RispondiEliminaun abbraccio
Blue