Esistono ancora film belli?
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Ma belli sul serio. Film potenti, sconvolgenti al punto da scuoterci dentro, da mischiare mille emozioni, pensieri,  convinzioni.  Sconvolgenti perché duri e crudi, ma insieme poetici e di una delicatezza inarrivabile. 
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Esistono film che della vita restituiscono per intero la complessità, la ricchezza?
Film che coinvolgono  a tutti i livelli chi ha la fortuna di incontrarli?

Certo che esistono! Basta attenderli, o cercarli.
Oppure avere la sorpresa di imbattercisi casualmente una sera di febbraio, senza averlo messo in conto.

Ecco, a me è capitato questo.
Ho incontrato un film… come avessi incontrato una persona.
Una persona  che ti apre il suo mondo e tu ne cogli la molteplicità, la profondità e insieme il dramma, ma il tutto, con grande naturalezza. Con semplicità. Senza ricorrere a nessun trucco, nessun artificio. No.Nessun effetto speciale, ma la forza, l'intensità lacerante delle situazioni, proprio così, come nella vita di ciascuno di noi.

E allora succede...
Quando un film umile, poco pubblicizzato, ti riesce a sorprendere in questo modo, appena esci dal cinema, ti pare che tutto ciò che hai attorno, brilli con più nitidezza. Che in ogni cosa risplenda una fiamma. E che nulla, proprio nulla, sotto il cielo, sia indifferente.

Questo ho pensato, mentre a piedi tornavo verso casa. Il freddo era come attenuato e il buio era stranamente diventato un buio accogliente, palpitante, quasi amichevole.

Questo sono capaci di fare certi bei libri, o certi film, così come certe belle persone

Perché ad un punto non esiste una netta differenza fra opere d’arte e persone. Esistono persone che sono capolavori e capolavori che hanno la ricchezza di persone in carne ed ossa.

Di che parlo?
Del film "TI AMERO’ SEMPRE”.


Un film francese [ Sì, è vero: ho una certa predilezione per il Cinema Francese], presentato al festival di Berlino e uscito in sala da pochi giorni in Italia.



E pensare che prima di entrare, quel titolo"TI AMERO’ SEMPRE”, non mi suonava neppure troppo bene.
Troppo abusato  - mi dicevo, entrando in sala. E già immaginavo un qualche intreccio amoroso, un film drammatico magari con un banale lieto fine. Insomma, avevo letto pochissimo e ignoravo completamente la trama.

E invece l’inatteso era li, appostato dietro lo schermo
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Una storia taciuta per anni. L’esistenza di una persona cancellata dalla memoria. Una sorella che all’improvviso ritorna e sconvolge i sempre precari equilibri della quotidianità. Una donna che esce dal carcere dopo 15 anni e si ritrova ad incarnare un rebus, un fantasma, un “buco nero”per tutta una cerchia di persone. Questo, mentre lei stessa non sa più quale identità le appartenga e cosa sia rimasto in vita della persona che era, dopo tanti anni di deserto umano.
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Il film è bellissimo proprio perché giocato su quel filo esilissimo. Il filo dell'allusione e dell'evocazione. Perchè non disvela mai apertamente, ma accenna, allude, sfiora in un crescendo serrato, il dramma sottostante. Ciò che non sappiamo mai vedere: il dolore puro. Il trauma che sta al di là di quella lunga interminabile reclusione nella sofferenza. 


Ovviamente non racconterò la storia, perché sarebbe togliere a chiunque l’andasse a vedere la tensione e il pathos che accompagnano costantemente ogni scena del film.

Il finale è una sorpresa da tutti i punti di vista e fa di questo film una delle più atroci e dirompenti storie che umanamente si possano immaginare.


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Ma qui voglio invece segnalare e sottolineare la perfezione della recitazione della protagonista ( l’attrice Kristin Scott Thomas), ovvero Juliette. Mai visto niente di simile.

Un film dove gli sguardi parlano, i silenzi urlano, le pause raccontano, mentre le parole si sciolgono piano piano e ritornano a piccole gocce, come uscissero da una montagna innevata. Come se una prigione di ghiaccio un poco alla volta, si sciogliesse in frasi, gesti, lacrime, tentativi... quelli per  tornare a comunicare con gli esseri umani. Tornare a parlare con quelle stesse persone -  i familiari più stretti - che ti avevano cancellato dalle loro esistenze.


 


Questo film, infine,  in modo sotterraneo, si collega ad una vicenda di stretta attualità: la morte di Eluana Englaro. A rifletterci, il collegamento c’è, eccome. Dilaniante.


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Ma non lo voglio svelare.

Lascio a tutti quelli che andranno a vedere questo piccolo film-gioiello,  il piacere di scorgere i mille fili di cui è composto.


   
         
         
         
         
   


   
         
         
         
         
         
   

 


   
   

  


   
         
         
         
         
   

Allego qualche brano delle recensioni che ho trovato oggi pomeriggio, e alcune dichiarazioni  del regista.
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Il regista è lo scrittore Philippe Claudel (uno scrittore piuttosto noto in Francia ], che per la prima volta ha esordito dietro la macchina da presa. 


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Un esordio davvero speciale e fortunato.


   
         
         
         
   

“Ho deciso di dirigere Ti amerò sempre perché è una storia che non avrei mai potuto raccontare ricorrendo esclusivamente alle parole," .... "Molto è affidato allo sguardo dei personaggi e ai loro eloquenti silenzi. Descriverli non sarebbe stato sufficiente. Andavano mostrati. È una questione puramente emotiva e inconsapevole.


Ciò di cui invece ero perfettamente cosciente era il desiderio di realizzare qualcosa che coinvolgesse una molteplicità di persone. Quando scrivi un libro, sei solo con i tuoi personaggi, quando fai un film, condividi l’esperienza con altre persone e la creazione artistica diventa un fatto collettivo”.


   
         
         
         
         
         
   

 


   
         
         
         
         
    A proposito dell’incontro con l’attrice protagonista Kristin Scott Thomas:    
         
         
   

“Appena l’ho vista, le ho subito detto che non l’avrei certo fatta sembrare attraente, che avrebbe dovuto recitare senza trucco. Ho lavorato in carcere e conosco le rughe e il colorito di chi trascorre tanto tempo in un luogo così alienante. Lei ha accettato. Mi piace riprendere i miei attori senza trucco, perché così viene fuori il loro lato più vero”.


   
         
   

È un film sottile, pieno di cose. Léa,[la sorella] per esempio è un personaggio in continua gestazione, un paradosso vivente, è una bambina perseguitata dai ricordi e nello stesso tempo una madre coscienziosa, è vulnerabile e la adoro perché si rimette continuamente in discussione e fa i conti con il suo profondo senso di colpa”.


   
         
   

Ti amerò sempre è un film sulla forza delle donne, sulla loro capacità di resistere, di rimettere insieme i pezzi delle loro vite e di rinascere. E’ una storia che parla dei nostri segreti, dell’emarginazione e dell’isolamento che tutti condividiamo.”


   
         
         
   

"Il tempo è una parte integrante della storia, il tempo che scorre lento, all'inizio, sottolinea il letargo dal quale poco a poco la donna si ridesta; inoltre, questo scorrere per gradi è "il tempo che ho concesso allo spettatore affinché scopra man mano i personaggi


   
         
         
         
         
         
         
   

Ti amerò sempre è un film che sembra dirci che per ciascuno esiste una seconda possibilità.
“Sono convita che si possa sempre rinascere” – ha detto con convinzione l’attrice Elsa Zylberstein che interpreta la sorella di Juliette – “e quando si rinasce, ci si trasforma sempre in qualcosa di nuovo, di diverso. Il dolore che ha segnato una persona sta scritto nei suoi occhi. Dopo averlo sperimentato, quella persona si costruisce una vita completamente diversa. Accade anche a Juliette e Léa, che riescono malgrado tutto a perdonarsi e a ricostruire il loro rapporto, cominciando dal quotidiano”


   
         
         
   

Claudel ha voluto realizzare una pellicola che mostrasse la complessità della vita; non c'è solamente la storia di due sorelle che cercano di riavvicinarsi, ma vengono cristallizzate numerose tematiche che fanno parte del vivere quotidiano di ognuno di noi. Il ritorno alla vita di una donna che è morta dentro, l'isolamento, i diversi modi in cui ci si può approcciare ad una persona che esce dal carcere, una famiglia apparentemente perfetta che mostrerà le sue debolezze, il confronto fra due donne su segreti inconfessabili e taciuti per troppo tempo, la malattia, il sentimento di inadeguatezza che si prova nel momento in cui ci sente sconfitti e la speranza che le situazioni possano evolvere al meglio.
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Il regista ha raccontato la storia in modo tale che lo spettatore si ponga delle domande su temi delicati; "l'opera d'arte può servire ad aprire un dibattito", ha dichiarato Claudel che si è interessato ai danni collaterali che la situazione di Juliette ha creato, delineando non dei semplici personaggi ma degli esseri umani, ognuno con un diverso bagaglio di sofferenze: tutti in momenti differenti hanno subito delle sconfitte, provato dei vuoti esistenziali, delle perdite affettive. Claudel parla con i suoi personaggi di come a volte si rimanga ingabbiati nel passato o traumatizzati da un evento, ma di contro mostra la loro forza e la loro capacità di resistere, di ricominciare ad avere fiducia nella vita.


   
         
   

Juliette (Kristin Scott Thomas) è una persona a cui è stato tolto tutto, ha subito la perdita di un figlio, rinchiudendosi nel silenzio, senza dare spiegazioni e senza mai parlare dell'accaduto. Una donna lacerata dal dolore, che l'ha portata ad allontanarsi dal mondo, quando esce di prigione sembra un fantasma, infagottata sotto un soprabito oramai troppo largo e fuori moda.



Il percorso che intraprende da quel momento è una lenta rinascita, un ritorno al mondo e alla parola. Léa (Elsa Zylberstein) è invece chiusa in una prigione mentale, ossessionata da una sorella che non era presente, anche se, nella sua mente, è stata con lei ogni giorno; lo si riscontra quando Léa mostra a Juliette i diari della sua adolescenza ma questo trauma subito le ha fatto rifiutare istintivamente anche un figlio nel suo ventre.


   
         
   

Michel (Laurent Grevill), collega di Léa, ha insegnato in prigione e conosce il mondo da cui giunge Juliette; proprio per questo durante una cena tra amici, interessati a conoscere la sua provenienza, Michel è l'unico a capire che ciò che la donna dice è la verità. È un uomo che poco a poco è in grado di toccare le sue corde più segrete e che si rivela una persona ferita dentro, proprio come lei.
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Il capitano Fauré (Frédéric Pierrot) è un'altra anima lacerata: diversamente da quanto il suo ruolo da poliziotto farebbe pensare, non giudica mai la donna. Altri personaggi esprimono giudizi affrettati su di lei, e anche questo sentimento è umano; lui, invece, si comporta normalmente, un po' come fa la piccola Lys, la figlia maggiore di Léa, che pone le domande che gli altri non osano, ma in fondo vorrebbero sapere come siano andate le cose.
Ma tutti in realtà aiutano Juliette a ritornare alla vita, restituendole pian piano la luce.
Juliette
si trasforma così col passare del tempo, e attraverso di lei,  il mondo che la circonda inizia a cambiare.


   
   

                                               [ k ]


   
         
         
         
         
         
         
         

 


 


 


LA DOULEUR  - Dipinto di ÉMILE FRIANT  ( French, 1863-1932)


 


 


 


 



 


 


 


 



 

Commenti


  1. Guardo la strada della vita
    in salita
    come un bacio
    dissanguato

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  2. Mi hai convinto, andrò a vederlo!
    Grazie Carlo perchè ci fai partecipe delle cose belle che incontri sulla tua strada.
    Un abbraccio.

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  3. @ioEilidh

    ahahhahah... a dire il vero, io non "devo" convincere nessuno
    :-))
    Piuttosto mi piace istintivamente condividere ciò che ritengo "di valore" Questo sì. E sarà bello confrontarsi con quelle che saranno le reazioni di altre persone sia in negativo che in positivo.
    Non è detto che tutti reagiamo allo stesso modo, ma ci arricchisce comunque, proprio questo condividere.

    Poi mi dirai...

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  4. Grazie per la segnalazione :) Kristin Scott Thomas è eccezionale, mi è sempre piaciuta...ricordo nel Paziente Inglese, ne L'uomo che sussurrava ai cavalli e tanti altri...bravissima. Sarà bello anche il film.
    Ciao Carlo, un abbraccio

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  5. Buon giorno...insomma mica tanto, visto che ho la febbre e l'influenza,
    e oggi è pure una bella giornata.
    Ciao Carlo, buona giornata a te.

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  6. Ghiannis Ritsos

    La mano libera

    Ti alzai sulle mie mani
    e spiccai il volo.

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  7. vado poco -anzi, andiamo- al cinema, ma può essere che ci si vada stavolta... in mezzo a tanta caccarera come si dice da noi una cosa così meriterebbe davvero. at salut.

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  8. Bravo,buon idea, questa sera vado su megavideo a vederla, mi hai incuriosita.Ciao, emer

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  9. Appassionata percezione di quello che la vita ci offre, che sia film, libro, paesaggio o persona, quadro o musica. L'opera d'arte esiste nel momento che qualcuno è capace di viverla e raccontarla come tu hai fatto.

    che bello
    tiz

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  10. Ciao Carlo, è un po' che non venivo nel tuo blog, quante cose hai scritto, io non ho più tempo per nulla, sul mio blog scrivo pochissimo, e mi dispiace molto. Un bacio grande

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  11. Wowwww quante suggestioni in questo posto!!!

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