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Si dice che, un tempo, la forza delle streghe fosse nei capelli. Lunghi, spettinati, annodati in mille piccoli enigmi. Capaci di essere mantello, parafulmine, ombrello. Capaci di dare forza alla magia. Teresa De Sio ha una cascata di capelli che le circondano il viso per poi ricaderle sul corpo. Non li lega quasi mai, lascia che si muovano insieme a lei, che danzino intorno al fuoco della sua musica. Onde di energia, gomitoli d’ombre, scaglie di luce e intrico di bosco. "Noi popolo del Mediterraneo siamo il più grande crogiuolo di razze che esiste al nord dell'Equatore. Dobbiamo attingere a tutte queste razze che ci danno strumenti di conoscenza e forza e idee. Io sono italiana, napoletana, sono araba, africana, andalusa, sono zigana. Sono niente eppure sono una nazione. E mi piace, con la voce, scorazzare per tutti questi luoghi" Teresa De Sio è partita con una chitarra e con i suoi capelli, pronta a cantare una carriera, ma ancora più pronta a smuovere la catena di cui sente di far parte.
"Sono un piccolo anello nel marchingegno delle tradizioni" spiega protesa in avanti, abituata a dare spinta alle sue parole e al suo messaggio. _ "La tradizione è viva, è materia incandescente. Non resta ancorata solo al passato, perché sarebbe morta in quel caso. Chi fa musica popolare per esempio è un trasportatore, un veicolo, un mezzo, un anello di una catena lunghissima. Io così mi sento. E quello che faccio oggi, lo offro al tempo. Al tempo futuro. Magari fra trent'anni qualcosa che ho scritto oggi sarà considerata musica popolare, tradizione. E quella per me sarebbe la felicità più grande". Teresa é minuta eppure forte, ostinata e guarda lontano. Non è attaccata al tempo, guarda avanti, ma del tempo è padrona assoluta. Prende la chitarra, la usa spesso come tamburo, il suono che ne esce è potente e lo è perché deve andare lontano, oltre il presente per diventare, un giorno, un degno rappresentante del passato. La sua è una sfida da strega. Lo è stata sempre. Da quando nel 1976 cominciò a saltellare intorno a Eugenio Bennato nel gruppo dei Musicanova. Quando abbiamo intervistato Eugenio, lui l'ha descritta come un folletto che guardava tutto quello che la circondava, che imparava, curiosa e incantata. Una piccola apprendista stregone. "Quel periodo è stato importante. Improvvisamente sono entrata in contatto con la musica popolare e con chi stava raccogliendo le testimonianze musicali della grande civiltà contadina meridionale"
"Ricordo che volevo capire, padroneggiare quei suoni. Ero giovane, ascoltavo rock, la musica che arrivava dall'Inghilterra, dall'America. E, inizialmente, quella volevo fare, la sentivo più mia. - Quando nel '79 mi fecero registrare Villanelle popolaresche del '500 non ero del tutto consapevole né convinta. Eppure fu un successo, perché lo sapevo fare, mi veniva naturale. Dovevo fare ancora tanta strada, provare, passare per altri suoni. Per poi tornare là. Matura e in grado di mescolare la mia anima più rock ai suoni della nostra tradizione". _
Nacque così, negli anni Ottanta, l’album da solista Sulla terra, sulla luna, moderno, attuale, testimone del suo tempo. Ma fu due anni dopo che con un omonimo album, Teresa De Sio scelse il napoletano come linguaggio ideale, grazie alla sua fluidità per vendere oltre 500mila copie con canzoni come Voglia 'e turnà o Aumm aumm. La strega crebbe e si rafforzò durante quegli anni. Il successo le servì per ottenere piena libertà di movimento. Nessuna casa discografica avrebbe più potuto mettere bocca sulle scelte di un'artista che vendeva tanti dischi. Nessuna avrebbe potuto domare i suoi capelli.
"Libertà? Ne ho sempre avuta. T'immagini...Altrimenti come il vento, sarei scappata via". Fu Brian Eno ad affiancarla in Africana nel 1985 e poi tre anni dopo ne La storia vera di Lupita Mendera .
"Ho avuto la fortuna di conoscere e collaborare con grandi artisti che ringrazierò sempre. Eno è una persona fantastica, ma anche De André resterà sempre nei miei pensieri. Per lui, fu una piccola cosa quella che fece con me, ma per me fu enorme", continua a raccontare riferendosi alla registrazione del '95, in presa diretta e senza pubblico, “Un libero cercare”. _ Negli anni, Teresa ha continuato a viaggiare. A cercare di unire il bisogno di modernità al suo amore per la tradizione. Per poi scoprire di poter ottenere un unico suono. Facce opposte della stessa luna.
"Non è tanto tempo che sono riuscita a far combaciare le due cose. A diventare quello che oggi sono e che mi piace essere. Per un lungo periodo, negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta ho sofferto di solitudine, artistica intendo. Non mi sentivo di far parte di niente di definito. Non rappresentavo i napoletani come Pino Daniele o gli Almamegretta, non rappresentavo i cantautori, anche perché ero donna, e non ero rock e non ero una band. Ero sola, o così mi sentivo. Dal 2000 in poi, da quando sono tornata sulla musica popolare ma con il mio bagaglio, è cambiato tutto. Ora faccio parte di un mondo di musicisti, il progetto Ridimm'a Sud è il risultato di questo. Ho collaborato con musicisti che fanno parte di un viaggio collettivo. Come Roy Paci, Ambrogio Sparagna, Raiz, Peppe Voltarelli, gli Après La classe, Ginevra di Marco.. Oggi non sono più sola. Perché con loro condivido l'idea di rifarsi a una tradizione ma rivoltandola dall'interno, per darle nuova vita".
Nel 2004 è uscito A Sud! A Sud!, nel 2007 il nuovo, quindicesimo, lavoro Sacco e fuoco mentre Ridimm'a Sud è il progetto di quest'ultimo anno. Vederla suonare sul palco è coinvolgente perché scatena un senso di appartenenza e di fierezza. "La tarantella, le tradizioni, fanno parte del nostro essere, ben più di quello che sappiamo”. Riuscire a dimostrarlo è compito da strega. E lei ogni volta, su ogni palco, dà tutto. Fuori dagli schemi, così come fuori dalle multinazionali.
"Certo, ora sono indipendente e questo è molto bello ma anche pericoloso. Mancano i fondi e tutto è più difficile. Ma è il mio cammino, é la strada che voglio percorrere e sono felice, ogni giorno, di farlo". _ Racconta, sorride, accorda la chitarra, manda indietro la cascata di capelli. Poi batte la mano sul legno, chiude gli occhi. E ricomincia la sua danza con il tempo. |
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ascolto la tua scelta musicale con le finestre aperte e il sole che entra, ti ascolto mentre stiro la camicia bianca e blu prima di andare a mare...
RispondiEliminastamattina la tua musica mi fatto da colonna sonora...
a presto
Notevole proprio!
RispondiEliminaCiao
Bessola
Un post interessante e la voce accompagnata dalla chitarra e da quel tambureggiare, rimescola il sangue nelle vene...
RispondiEliminaCiao
Chiara
E' molto bella e vera, io trovo, anche se strilla troppo :-))
RispondiEliminaOra intuisco con la pelle il motivo di quelle assonanze...e condivido con il cuore questo prezioso omaggio...
RispondiEliminaby un'altra T