A volte possiamo essere degli dei, mani imperiose a creare cose che prima non c’erano
e che se compiute, continuano a vivere dentro di noi, ma non possiamo sottrarre il nostro cuore alla vita.
P
ossiamo solo formarlo insegnandogli che e’ superiore al caso e che può anche guardare al dolore senza esserne distrutto.”


 
     
     
 

[ Hermann Hesse ]


 
     
     
     


 


 


 


LAGO DI LUGANO FOTOGRAFIA CONCESSA DA MISTI


 



 


 


 


































































     
     
     
     
 

Poiché la cosiddetta realtà per me non ha una parte molto importante, poiché il passato spesso mi riempie di sé come fosse presente e il presente mi appare infinitamente lontano, ecco che anche il futuro io non lo posso scindere così bene dal passato come si fa di solito. Io vivo molto nel futuro, e perciò non ho bisogno di terminare con oggi la mia biografia, ma posso tranquillamente farla procedere.

Voglio raccontare in breve come la mia vita percorre fino al termine il suo arco.

All’età di più di settant’anni, subito dopo che due università mi avevano conferito la laurea ad honorem, fui trascinato in tribunale per aver sedotto con arti magiche una giovane ragazza.

In carcere chiesi il permesso di occuparmi di pittura. Mi fu concesso. Degli amici mi portarono colori e pennelli, e io dipinsi sulla parete della mia cella un piccolo paesaggio.




Esso comprendeva quasi tutto ciò che mi aveva dato gioia nella vita, fiumi e monti, mare e nuvole, contadini alla mietitura, e una quantità di altre cose belle di cui soddisfarmi. Ma nel mezzo del paesaggio passava un minuscolo treno, con la testa c’era già dentro come un verme nella mela, la  locomotiva era entrata già in un piccolo tunnel, dal cui imbocco oscuro usciva a fiocchi il fumo.


Davanti a quell’immagine stavo un giorno nella mia prigione, quando vi irruppero le guardie e vollero strapparmi al mio felice lavoro.

Allora sentii una stanchezza, come una nausea per tutta quella faccenda e per la realtà nel suo complesso, brutale e insulsa. Mi sembrò ora di metter fine allo strazio. Se non mi era concesso di giocare indisturbato il mio innocente gioco di artista, mi vedevo costretto a servirmi di quelle altre più serie arti cui avevo dedicato tanti anni della mia vita: senza magia quel mondo era insopportabile.




Mi ricordai del precetto cinese: tenni il fiato per la durata di un minuto liberandomi dell’illusione della realtà. Pregai gentilmente le guardie di aver pazienza ancora per un momento perché dovevo salire sul treno del mio quadro per vedere una cosa.

Essi risero come al solito, credendomi tocco nel cervello.

Allora io mi feci piccino ed entrai nel mio quadro, salii sul trenino e penetrai con esso nel piccolo tunnel nero. Per un istante si vide ancora uscire il fumo dall’apertura rotonda, poi il fumo si ritirò e svanì, e con esso tutto il quadro con me insieme.


 
     
     
 

[ Hermann Hesse ]


 
     
     
     
     


 


   


 


ACQUERELLO - HERMANN HESSE


 

Commenti

  1. Che magia, Carlo. Che cosa bella!
    Contenta di essere passata a trovarti.
    Buona domenica
    Chiara

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  2. Ciao Chiara! Felice che ti abbia colpito come ha colpito me.
    Quel senso del "gioco"senza il quale
    vivere sarebbe intollerabile...
    buon weekend anche a te...anche se è un caldo ESAGERAAATO! :-)

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  3. Eccezionale. Un gioco tragico ma quanto interessante...Hesse è un 'grande' veramente.
    Ciao Carlo e buona domenica.

    Gianlù

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