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Collodoro | ||
Un romanzo corale ed epico | ||
“Per campare Antoni faceva il ceramista, ma aveva sempre sognato di fare l’archeologo. Una notte che da piccolo era affacciato alla finestra di mannai Natalia in attesa di contare le stelle cadenti, vide la luna uscire come una perla lucente dalla montagna sacra di Oddokakkaro e fece una promessa: « Diventerò cercatore di tesori e scaverò la terra per scoprire dove nasce la luna!». Era stato costretto a lasciare l’università al secondo anno, dopo la morte di babbu Diegu, perché i soldi non bastavano più e in vicinato era tutto un prestare soldi senza poterli restituire. I nonni erano arrivati al punto di privarsi anche delle uova e del latte delle capre, per contentarlo. Così si dovette decidere a fare quel mestiere di ceramista, che per fortuna non gli dispiaceva. Lui aveva iniziato a impastare argilla di tutti i colori da quando andava in giro scalzo per le strade. La raccoglieva a palate sulla collina di Currincias e vicino alla palude di Curcullai. Dopo averla ripulita da radici e ghiaino la lasciava decantare dentro i bidoni di latta. I pezzi finiti li portava in cortile a seccare, li stendeva al sole come anziani stanchi, sopra ripiani di tavoloni. Li riparava dal troppo caldo e dal troppo freddo, dalle correnti e dalla pioggia. Nel frattempo preparava smalti e lucidi, senza mai rispettare le formule studiate sui libri, in cerca di effetti sconosciuti per gli occhi dei compratori. In quei giorni, nemmeno per farsi la barba si guardava allo specchio, e non si faceva vedere dai figli. Si buttava a letto e tirava su il lenzuolo fino alla fronte. In quei periodi di ozio forzato, quando non andava in giro a esplorare siti archeologici segnalati da pastori o contadini, si metteva a dipingere. Per fare i quadri usava tutto quello che trovava in casa e fuori, vernici, colla, sapone, bottoni, cereali, legacci, spilli, pezzi di vetro, pietre, tessuti, bulloni, pettini. Di preferenza, disegnava suonatrici di pianoforte e domatrici d’insetti, grasse come la buonanima di mannai Agustina, aerei rombanti nel cielo, piccoli contadini e mongolfiere di tutte le dimensioni, che volavano in tramonti cremisi. I quadri non li vendeva, li regalava, come i sonetti che scriveva per i matrimoni e i battesimi. Era un sognatore, che cercava di trasmettere al prossimo il gusto del bello, in quel culo di mondo di Oropische, dove di bello c’era solo quello che avevano fatto il tempo e | ||||
[ da Collodoro - 2008 - Salvatore Niffoi ] | ||||
Spendida, vera interpretazione in continua evoluzione. "ossessiva" e fragile ricerca interiore dell'essere....desideri infiniti portati dal vento per non crollare nel nulla... davvero splendida, complimenti.
RispondiElimina...passi a vedere com'era bella la mia mamma?
RispondiEliminaFelice giornata...
RispondiEliminaMolto interessante. Scegli sempre per noi brani che fanno riflettere.
RispondiEliminaBella la foto iniziale. Una fine estate nell'aria.
Ciao
Gianluisa
Che personaggio curioso.
RispondiEliminaCurioso in tutti i sensi.
Bella la foto.
Ciao
Chiara