DIALOGHI  SUI  MASSIMI  SISTEMI 



 

 

 

 

 

 

 

 


L'illogica anarchia della realtà



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 



 



 



 



 



 



 






















































































































































 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


L’altra mattina parlavo con una collega. Era un’ora morta... Un ritardo dell’assistente che doveva  presentarci un nuovo software ci ha aperto le porte al cazzeggio. Decidiamo allora di scendere al bar per un caffè e un cappuccino.




Lei mi dice del suo imbarazzo a navigare in Rete. Lamenta il fatto che tanti, troppi, danno di sé una immagine che non è del tutto reale.




      -     Ma cos’è reale, per te? – faccio io.
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-     Ciò che è vero. Che trova conferma nella realtà
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-    Ma quale realtà scegli di prendere per riferimento? E già sto dicendo che c’è   sempre una scelta nel fissare un paletto. Perché la realtà che tu intendi, il tuo  ragazzo può vederla diversa, non trovi?
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-    Si lo so. Però intendo quella che nel senso comune, è la vita di tutti i giorni.
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-    Ah…ok. Tu prendi per riferimento la realtà quotidiana: quello che uno fa, il lavoro, le amicizie, la gente che vede, i viaggi e poi etichetti tutto sotto la voce “Realtà reale"? E’così?
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-    Ma sì…Si può vedere così. Almeno mi pare...




Poi prende a raccontarmi episodi che le sono capitati e che rafforzano questa sua impressione.
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Il mio pensiero a quel punto diverge. Si biforca. Il cervello si sdoppia. Si triplica. Si moltiplica. La vedo quasi la forma che assume la struttura del mio pensare. E’ un albero che affonda le radici nell’argomento che lei mi propone. In un attimo dal tronco si diramano mille getti, germogli, rametti che alla velocità della luce si mutano in gemme, foglie, fiori,  frutti e ancora nuovi rami.
Una chioma lussureggiante.




C’è una parte di me che, tuttavia, segue il discorso. Non posso dire che non ascolto. E’ strano, lo so. In un computer si potrebbe chiamare multitasking ma in me capita spesso. E' più forte di me, ascoltare e insieme divergere, seguire una mia rotta mentale, mentre lei ora dice che non sa mai a cosa credere in quello che trova scritto nel profilo di una persona. Torno in me, e seriamente le dico cosa ne penso:
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    - Come funziona la Rete, l’impatto sulla nostra rappresentazione della realtà e sulle relazioni personali, è un argomento che mi intriga. Da quando 10 anni fa mi sono tuffato in questo mare ulteriore. In questo oceano nuovo che stiamo costruendo ogni giorno. Secondo me, Internet è un'ottima occasione per far luce sui meccanismi percettivi che ci governano. O almeno, per me è sicuramente così.
Sei portato ad indagare il perché ti fai una impressione. Come nasce una sensazione. Come ti arriva, quel qualcosa di evanescente, che pure senti che c’è. Più di tutto ti obbliga a fare i conti con te stesso, prima che con gli altri.
Sapere perché a te arriva un sapore, un profumo. Ma già la realtà quotidiana dovrebbe portarti a far questo. Restare aperti, ricettivi anche durante una passeggiata. Essere presenti in quello che fai è un precetto Zen. Anche se poi quella disciplina, subito dopo, ti dice che non devi avere precetto alcuno. Restare presente in quello che fai, anche se stai riordinando o imbiancando la stanza. C'è una attitudine che ti porta a indagare un suono, a scandagliare un sapore, a imprimerti nel sangue un profumo.



 



Lei mi guarda stupita... Sarò mica un clown?




- Ma daiii! Ma cosa dici?! Perché tu senti i sapori quando ti colleghi? Ma smettila !!

- Certo che si! Sento quando la pasta è scotta o insipida. Oppure quando il vino rosso è perfetto con quel secondo...



Scema… è per dire. Per farti capire con un paragone, visto che non posso aprirti la mia testa e fartici entrare. Uso cose che conosci per spiegare quella sorgente di pensieri che mi zampilla in testa. Mi serve una lingua di mezzo, che traduca, cercando di restare fedele.Però è vero: sento i sapori, il profumo, la consistenza…
Di certi blog o meglio delle persone che ci stanno dietro, sento la pelle, il respiro. Sento lo stile, l'eleganza o al contrario il tormento, l’insoddisfazione, di altre le paranoie, i pregiudizi. Altre volte resto incantato dall’energia, dalla freschezza che ha nello sguardo quella determinata persona: il modo di guardare insomma.
Ecco... il modo di guardare è la cosa che più mi cattura, in ogni senso, anche dentro quella che chiami “realtà reale”.
Più di tutto, sono convinto che i pensieri sono la nostra verità più profonda, e "ontologica", si potrebbe dire con parola difficile. I  pensieri al pari di noi, impressionano i sensi. Sento l'impronta di un certo modo di pensare. E di colpo so che mi piace, che mi da energia. Che è un raggio di sole sulla scrivania. 
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I pensieri sono cose, esistono! E’ una delle poche certezze. E non vale solo per la persona di cui sei innamorata.

Pensa questo: un cieco usa le mani, il tatto, l’udito e tutto, tutto quanto, per lui, diventa "ascolto". Una vista più potente ancora degli occhi. Tutti noi siamo ciechi in Rete. Davvero... Non è un paradosso.  Ciechi perchè accecati dalle immagini che vediamo sui nostri monitor, dalle informazioni che ci danno gli altri, dai colori, dai suoni. Ma tu parti da questo. Sei cieca. E io sono cieco.
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Togli tutto e vedi, se da cieca, ti arriva qualcosa. Ascolta... Questo devi fare. Dopo che hai tolto tutto, dopo che hai tolto i colori, le musiche, i suoni, le informazioni. Ascolta...



 



Ti arriva qualcosa? Rimane qualcosa di un blog, di un sito, di un articolo, di uno spazio virtuale? Di tutti i pensieri scritti che leggi… Di quella persona, rimane qualcosa?  
Se è "sì", sei a buon punto.




Significa che c’è una realtà da ascoltare. E questa realtà non è altrettanto reale di una persona che incontri, di un mobile in cui inciampi e che ti lascia un livido sulla caviglia? Di un libro che hai letto e che ti ha rapito? Non è reale forse? Non leggere solo quello che scrive, ma come lo scrive. Non farti distrarre dai colori, dai suoni. Non che non siano importanti.
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Te lo dice uno malato di musica, un fanatico di pittura e fotografia. Metti da parte il tuo solito modo di percepire. Ci credi che diventa un altro viaggio nella realtà?  




 -  Ohh... ma tu non fai testo, sei particolare, dovevi fare l’artista”  - mi fa.
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 -  No, no. Io invece dico che dovevo fare l’autista. Perché mi piace troppo viaggiare. Non solo per me, ma per tutti quelli che vorrei  portare nel più bel viaggio che c’è.



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Ridiamo...

 



- No…per davvero. Sono argomenti che mi intrigano da sempre per la loro complessità. E’ che siamo tutti abituati a considerare vera, solo una fettina del nostro mondo. Ti faccio l’esempio più estremo: prendi uno che inventi di sana pianta ogni cosa che dice o che scrive. Tu pensi che allora non ti trasmetta nulla? Che non ci sia nessuna verità nel suo mentire?
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Intanto, ti obbliga a comprendere il suo modo di inventare o mentire. Ognuno ha un suo modo. Ognuno produce realtà in modo diverso. E poi l’atto stesso di inventare, ti dirà un mare di cose su come sente e ragiona quella persona. Su chi ci sta dietro la maschera che ha scelto. E perché mai avrà scelto proprio quella e non una diversa?



 



Ti dico…una volta compreso il meccanismo della Rete, il nostro essere ciechi intendo, ecco che diventa un piacere, un divertimento, un viaggio strabiliante, sviluppare l’ascolto.



 



E’ un viaggio di scoperta che ti costa quasi niente. E’ leggere un libro: il più grande che si possa immaginare. E’ atterrare sul pianeta più vasto che si conosca: quello delle persone, delle emozioni, dei sentimenti e scoprirne le relazioni e poi ancora, viaggiare nel mare dei linguaggi, dei segni, dei simboli, delle rappresentazioni. Approfondire lo studio degli strumenti che scegliamo per dare forma e significato a quello che siamo.



Non mi pare poco per un’epoca  in cui i barbari sono alle porte e i trogloditi leghisti al governo. Non ti pare?





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Raccogliamo le tazzine dal tavolo e le mettiamo sul bancone del bar. La barista ringrazia. Ci saluta contenta. Guardo il cellulare che si è illuminato. L’assistente è arrivato. .Il nuovo software ci aspetta. 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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Commenti

  1. Immensa!!! complimenti.
    L'emozione ha lasciato scorrere il mio pensiero, ho spogliato le  sensazioni in forme vive.....ha vibrato l'anima.
    Mi appartengo e osservo da lontano...lo sguardo attento che mi osserva..
    Follia? No...gli estremi mi toccano ed è un soffio, a volte lieve e violento.
    Una sensazione di piacere all'anima inquieta e....alla mia.
     Solo un dolce tormento....

    Bravo! nulla e più visibile della sensibilità che mi trasmetti. Grazie

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  2. Se questa tua collega ha capito anche solo una minima parte di quello che le hai detto, l'hai aiuitata tantissimo a fare un salto di qualità.
    Bravo Carlo.
    Se fossi una ragazzetta idiota ma non troppo direi: "Miiiitico!!!!"

    Ciao
    Chiara

    RispondiElimina
  3. E a me è rimasto un profumo di caffè...:-)

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  4. no...davvero: sono diventata autodidatta e la cosa stupisce anche me.
    sono in evoluzione continua e mi piace questo cambiamento d'intesa profonda di parole e fatti...credimi senza inganni e trucchi con autentica purezza di sensazioni ,non è follia credimi, si cerca solo di guardare oltre ..nulla di più.

    RispondiElimina
  5. @  utente anonimo2
          No  non penso proprio sia follia.

          Ti chiedo solo di lasciare un nome o un riferimento.
          In linea di massima non pubblico commenti anonimi.
          Salvo eccezioni motivate. Grazie. 



    @ Dorame :
         Ti offrirei con piacere un buon caffè.
          Di quelli che l'aroma ti prende alla gola e va dal naso al cervello
          in un lampo, avvolgendoti tutta come una sciarpa. Rendo l'idea?


    @ Chiarabella:
          visto da chi mi arriva mi tengo buono il " Miitico ". 
          Meglio di un trattato  sulla fenomelogia hegeliana 
          la dottrrina platonica della verità di Heidegger 
          o la psicologia cognitiva  di Husserl
           Cmq ti rassicuro. La mia collega dopo la sorpresa iniziale
          ha afferrato perfettamente il senso del discorso. 
          Sono discorsi che puoi fare freddamente oppure come faccio io con
          un "certo entusiasmo" di tono e di immagini. Sono fatto così.



    @ utente anonimo
        mi piace quello che dici: "nulla è più visibile della sensibilità"
        aggiungo io che anche l'intelligenza emana luce e calore
        Eccola la vera energia alternativa e rinnovabile!
         Se solo volessimo investire in quella!

        Ti posso chiedere di lasciare un nome o un riferimento?
         non mi piacciono i commenti anonimi.  

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  6. Ho visto la realtà di cui scrivi .....mi sono emozionata ...non so perchè ma mi è caduta una lacrima ...forse ho sentito la tua convinzione in quel che senti ...e lo sento anch'io....
    Un abbraccio
    Zee

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  7. Trovo importante ragionare sui mezzi che utilizziamo: la parola "oceano", che hai utilizzato per riferirti ad Internet è quella che sento anche io con tutto lo spavento che il trovarsi in mezzo ad un oceano può comportare. Anche io mi sono chiesta "perchè" ed ho avuto dubbi come la tua collega. Ma come te sento che ogni blog, ogni contatto emana una sua propria essenza rivelatrice della persona che sta dietro alla tastiera. E' addirittura tuuto più immediato e non c'è necessità di filtrare le impressioni che arrivano limpide e dirette, molto di più che in altre situazioni, quando il contesto e le nostre sovrastrutture a volte ci impediscono di riconoscercii mmediatamente, al primo impatto.
    Dafne

    RispondiElimina

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