Una storia
Una storia | ||
Anche stasera l’uomo è arrivato al suo mare. | |||||||
Scende lento le scale. Le scale conducono in spiaggia. La spiaggia resta sfumata, quasi cancellata nello spazio indistinto. La mano del disegnatore di questa storia non l’ha voluta illuminare. Non l’ha vuole schiarire. Perché è un limite, una terra che non è terra, un luogo che non è un luogo. Non è luce né buio ma il limite dell’ascoltare. E’ bagnata. Remota come un ricordo o un oggetto perduto da ritrovare. E’ inzuppata d’acqua e di buio e battuta da un vento inquieto. Dal largo. I passi dell’uomo s’avvicinano a riva, lasciando impronte affondanti. Il suono si fa più forte. E’ la voce del mare che imperiosa colma le orecchie e crea l’ombra di un vuoto. Una vertigine che increspa
“Allora ...”
_ C’è un “allora” che l’uomo ascolta con devozione. E’ l’inizio. Il segnale non detto. L’intesa di sempre fra loro. _ E’ il suo mare che giunge a riva e racconta. Le onde umili si fanno incontro all’uomo come fossero dita di donna. Lo sfiorano, mentre lui ha trovato in quel buio la sponda asciutta di una barca dimenticata in spiaggia. - Si siede e respira. Poi si fruga la giacca e s’accende una sigaretta. E’ seduto ora, ed ascolta… | |||||||
“Allora,
...immagina due ragazzi: un ragazzo e ragazza che da un po’ si conoscono. Si frequentano, sul bordo della loro paura. Stanno insieme da un po’ ed ora è giunta
Hanno appena cenato. Poi lei s’è allontanata. Lui rimane seduto a fissare il vetro buio della cucina. A confrontare il dolce tepore che è dentro con la lama del buio che arriva ad incidere il vetro. Da un momento all’altro il vetro potrebbe cedere e polverizzarsi. Regge per ora…
-_ Immagina che lui spesso, la sera, resti sospeso a misurare la forza del buio e la luce della cucina. Ma questa sera lui ha deciso qualcosa. Si alza e s’avvicina alla stanza di lei. Bussa e socchiude La stanza è una stanza arancione. Rettangolare: due pareti più lunghe e due più corte ed i toni alternati dei colori dei muri rimandano un caldo tepore di abbraccio. Un tepore ardente. Una vibrazione a cui chiunque entrando non può non prestare attenzione. Lui Lui è entrato e ha richiuso la porta alle spalle. Fra le mani tiene un libro. Da casa s’è portato quel libro. E lo tiene richiuso come uno scrigno pronto ad aprirlo in quella vibrazione d’arancio che riempie Perchè a lui, quel libro, ha sempre parlato. O forse ci si ritrova. Perchè un brano di quel libro gli si è conficcato dentro e non se ne va via. Perchè ogni volta che lo rilegge un poco si commuove, anche. - Ecco, ora lui si stende accanto a lei che si è un poco spostata per fargli posto. Apre il libro, esattamente nella pagina da cui inizia quel brano che lui ha già dentro da mesi e mesi. Forse da anni. Lei socchiude gli occhi. Non vuole gettare lo sguardo su quelle pagine. Preferisce che sia la voce di lui a toccarla. A portargliele. Ha deciso da subito che solo con gli occhi chiusi potrà assorbire ogni sfumatura di quelle pagine che ora lui prenderà a leggere. - Lui legge. Comincia. Lei chiude gli occhi del tutto ed ascolta. Si trasforma. Diventa ascolto. Puro ascolto. Ogni sua cellula ora è orientata all’ascolto. In quel momento, non sente più il calore dei piedi, il peso delle braccia,...sente solo le parole che come piccole fiammelle, le scendono dentro e la riscaldano. Da dentro. Lui parla con voce ferma. Una voce che le trasmette calma e fiducia. Lei se ne fa accarezzare. Lui legge e fa pause impercettibili per darle modo di ascoltare non solo le parole ma anche il silenzio che gli sta intorno. Il silenzio entro cui quelle parole sono incastonate Lei ora sente una grande pace dentro. Le pare di respirare meglio. Tutto quello che le è successo durante la giornata, (le persone che ha visto, quelle che ha sopportato, le preoccupazioni del quotidiano), lo vede allontanarsi come da una nave che prenda il largo da un porto. Vede la banchina e i moli rimpicciolirsi. E la città dietro quel porto che prende il colore delle colline al tramonto. Ed ecco che tutti i luoghi che l'hanno vista durante il giorno darsi così tanto da fare, prendono a scolorire. Sbiadiscono. Si restringono. All’improvviso sono cose piccole, piccolissime sul punto di scomparire. La voce di lui continua a seguire lo sviluppo del racconto perchè è un racconto quello che le sta leggendo. Lei è rilassata. Respira lentamente ma non sente il respiro. Ascolta invece il silenzio sonoro che sono le parole di lui. E’ concentrata e galleggia sul filo delle parole. E in questo stato gli occhi chiusi sono la cosa perfetta. Perchè in quella pace non potrebbe avere occhi aperti ora. Gli occhi sono chiusi perchè non servono più. In quello stato si può solo ascoltare e sentire il corpo senza più peso. L’intero suo corpo galleggia e la mente segue mille strade ma sempre sul filo della calda corrente che scorre nella voce di lui. Sono passati minuti, forse mezzora. Lei pare assopita e invece non lo è per niente. Anzi forse non è mai stata sveglia e consapevole di se stessa come in questo momento. Ma gli occhi restano chiusi e i tratti del viso distesi. Quasi un sorriso appena accennato. Lui continua a parlare piano e senza accorgersene ha abbassato un poco il tono della sua voce. La sua voce ha il chiarore di una candela accesa. Una candela tremolante. Una sola candela che è in grado di illuminare la stanza di una luce calda. Una luce di intimità. E’ una fiamma riflessa dalle pareti color arancio. Una luce vibrante. Mai ferma. Nella stanza c'è una luce particolare e tutte le cose prendono contorni indefiniti. Ombre più lunghe di quello che ci si aspetterebbe e aria che fluisce come acqua. Un’aria che pare addensarsi e nutrirsi di echi, di ricordi, di lampi, di sogni accesi. _ Lui continuerebbe a parlare...ma un osservatore attento ora s'accorgerebbe che la sua mano ha posato il libro, e i suoi occhi sono chiusi. La sua voce galleggia nell’aria. Continua ad ondeggiare in quella fiamma e a mantenere la sicurezza del libro. Lei ascolta da un luogo lontanissimo e insieme vicino. E' lì nella stanza ma è anche in giorni lontani della sua infanzia. Pure lui è disteso sul letto e insegue immagini che pensava dimenticate. Il racconto ora è più vivo di prima. Più ancora di quella parte che stava scritta sul libro. Lei ascoltandolo vede le immagini che vede lui. All'improvviso la voce di lui rallenta. Esita un poco, poi riprende un poco più bassa. Poi anche la sua voce tace. Scompare. La stanza da qualche minuto è nel buio, nella penombra. Forse lui ha sfiorato l’interruttore a fianco del letto. La camera è rischiarata solo dalla luce di fuori. La luce che filtra dal vetro. Forse è il chiarore riflesso dai lampioni giù in strada Si saranno addormentati? Da qui non si può dire… Restano due corpi distesi, rilassati. Due volti che si somigliano per un lieve impercettibile sorriso. E rimane il libro. Un libro abbandonato sulla coperta, dalla mano di lui che pare assopito. Il libro è rimasto aperto. Ma se ti avvicini, se lo scruti da vicino scoprirai che non c'è una sola pagina scritta. Le pagine sono di un bianco accecante. Solo il titolo è impresso con caratteri d'oro sulla copertina in tessuto... " Il dono".
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. . La marea ora è salita e sfiora i piedi dell’uomo. Il mare ruggisce e s’annuncia una tempesta notturna. E’ in quel frastuono che il mare ha il tempo di dire le ultime percepibili frasi all’uomo che continua a fissare le onde... “E’ il mio dono per te. Te l’affido. Sarà la tua fantasia, la tua dannazione. Un destino” L’uomo rialza il bavero e s’incammina lungo la spiaggia battuta dalla mareggiata. Un pensiero lo scuote. Per un attimo si rivede in un futuro lontano. . E’ lui. E sta parlando a una donna nascosta nel buio. Una donna che sa appena intuire nel buio. Ma sa vedere se stesso nei tratti di un uomo che ha il coraggio dei folli.
Quell’uomo, una sera confesserà ad una donna barricata nel buio:
“E’ questa la fantasia che mi insegue da anni. Devi saperla. Perché credo che non ci sia gesto più gentile e d'amore del leggersi una storia… Una storia. La notte. Prima di dormire ” | |||||||
Stavolta meriti un bacio in fronte
RispondiElimina“Allora”, che bella congiunzione che è “allora”. Sì perché a inizio di frase è una congiunzione e non un avverbio. E questa cosa mi piace. Cominciare a raccontare una storia con “allora” dà quasi la sensazione di una continuazione da un prima. Come se la vita fosse tutta un’eterna storia piena di storie dentro, l’una congiunta all’altra.
RispondiEliminaAllora, caro Carlo, ti ringrazio per questa storia così densa, emozionante e leggera. Ho ascoltato insieme a lei che ascoltava la tua storia, da spettatrice attrice. Hai creato una piccola grande magia.
Non aggiungo altro e mi godo il senso di leggerezza…
Un abbraccio
Aliante
dolcezza,comprensione e serenità emerge dal tuo scritto...un percorso di vita attento e nostalgico...grande sensibilità e capacità espressiva.
RispondiEliminaSarebbe splendido "rivivere il libro" con consapevolezza prima di addormentarsi:.
Tristemente belle anche le foto. Complimenti.
Lui, lei, il libro.
RispondiEliminaIl mare che risveglia ricordi e fantasie e...attese -forse-.
Delicato questo brano. Molto.
Apprezzato tanto.
Reso molto bene l'effetto di sospensione del tempo e dello spazio.
Gianlù-Bessola
Il mare.
RispondiEliminaIl mare che io adoro.
Scrivi davvero bene.
Un viaggio nel viaggio e ancora un altro viaggio nel viaggio come in una matrioska. E il mare scandisce ogni viaggio con le sue onde. Molto piaciuta questa lettura e tua scrittura. Il mare nelle foto è dominante.
RispondiEliminaBello è proprio poco...
Chiara