ABBRACCIARE UN ALBERO
Apro una pagina a caso di un libro di Hermann Hesse, colui che per certi versi, ho sempre ritenuto il mio alter ego e leggo... | <><>|||||||
"Quando sono stanco di dipingere o di scrivere, di meditare o di leggere, il balcone e la vista sulla cima degli alberi che guardano verso di me sono il mio sollievo. Qui sul balcone ho letto ultimamente, rammaricandomi che quel libro straordinario finisse così presto, Rosa alchemica di Yeats: racconti magici del mondo gaelico, ricchi di antica mistica pagana, misteriosi e traboccanti di cupo ardore. Questo scorcio della mia camera, queste terrazze, i cespugli, e gli alberi fanno parte di me e della mia vita, ancor più che le stanze e gli oggetti. Sono le mie vere amicizie, i miei parenti più prossimi. _ Io vivo con loro, stanno dalla mia parte, mi posso fidare di loro. E quando getto uno sguardo su questo giardino esso non mi da solo quello che da allo sguardo rapito o indifferente di qualsiasi estraneo, ma infinitamente di più, perchè questo quadro mi è ormai familiare da anni: conosco il fogliame di ogni albero, così come i suoi fiori e i suoi frutti, in ogni stadio del divenire e del morire. Ognuno di essi è mio amico; di ognuno io solo, so i segreti... | <><>|||||||
Leggendo mi è venuto in mente un gesto: un gesto che gli esseri umani, salvo poche eccezioni, sono in grado di fare soltanto quando attraversano la loro infanzia... A cosa sto pensando? Vi ricordate da bambini di avere mai abbracciato un albero? Io credo che la maggior parte di noi abbia fra i propri ricordi sepolti questo gesto: abbracciare il tronco di un albero.... Nel mio caso, l'albero fu un pino. L'unico pino esistente nel terreno dei miei. Un pino che aveva una storia e a ragione poteva dirsi a tutti gli effetti far parte della nostra famiglia. Era un pino piantato da mio nonno materno, in un epoca per me favolosa. L'epoca in cui le persone andavano al mare in bicicletta. Mia madre mi raccontava che da giovane mio nonno al mare raccolse alcune pigne ancora chiuse e in sella alla sua bicicletta la sera le riportò a casa. Una volta che quelle pigne si aprirono, seccandosi, rilasciarono i loro pinoli e lui, nel campo, ne piantò una fila parallela alla strada. Dopo qualche tempo spuntarono i germogli e da questi, delle piccole piantine tenere e verdi. _ Alcune si seccarono al primo sole, altre forse furono spezzate al passaggio di qualche cane o gallina, altre seccarono perchè la radice non aveva trovato suffciente umidità. Solo una pianticella riuscì ad allungarsi verso il sole, a crescere intatta affondando contemporaneamene le radici dentro il terreno. Mio nonno quell'unica piantina la prese a cuore, la difese dall'inverno e la curò nel colmo dell'estate riparandola dai raggi infuocati d'agosto. La piccola pianta crebbe cosi nell'angolo rivolto a sud del podere. . Quando son nato io, il pino era già grande, alto e svettante, al di sopra di tutta l'altra vegetazione, contendendo il primato d'altezza unicamente ad una quercia che ancora oggi, definisce il punto di incontro dei due confini del podere. Da bambino il suo tronco così particolare, coperto come di scaglie legnose, mi faceva pensare alla corazza di un coccodrillo o alla pelle di un rettile immaginario. Altre volte mi incantavo a seguire le lunghe file di formiche che lo risalivano. Ricordo che più di una volta ho tentato di abbracciarlo cercando di allungare al massimo le mia braccia. Ma il tronco era già al di fuori della mia portata. Altre volte invece mi stringevo al tronco di un fico o quello di un noce quasi a simulare un'arrampicata E voi? Voi che passate e leggete, avete mai provato ad abbracciarlo un albero ? Lo sapete che esperienza meravigliosa può essere? Riuscite a comprendere che se quell'abbraccio si unisce all'ascolto profondo, si riesce a sentire distintamente che pure l'albero vi abbraccia? Tu abbracci un albero e scopri che non solo tu lo hai abbracciato, ma che anche l’albero ti ha corrisposto, anche l’albero ti accoglie e ti trasmette la sua pace. Allora, per la prima volta, sai che l’albero non è solo la forma, non appartiene solo a una data specie botanica, è un essere e un Dio sconosciuto. Dopo, ti è permesso sederti sotto la sua ombra e farti attraversare dalla sua forza. Sotto un albero puoi deporre ogni peso e ogni pensiero. Puoi arrivare a stenderti ai suoi piedi e abbandonarti alla gioia che ti riempie gli occhi, quando fissi dal basso, con la testa poggiata sull'erba, il disegno dei suoi rami, e l'intrico verde, la nuvola della sua chioma. Questa sì è una esperienza che sarebbe da insegnare. Imparare a sentire la "vicinanza" con lo spirito di un albero. Con il suo essere, con il suo ininterrotto slancio verso il cielo ed insieme il suo essere figlio della Terra. Lo scrittore José | <><>|||||||
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Grazie mille, Carlo, for music and words.
RispondiElimina... li abbraccio eccome che li abbraccio gli alberi .... quando stringo forte mi pare di sentire la loro linfa scorrere nelle mie vene ....... ed è una comunione indescrivibile.Ieri, mentre ero nei passi, ho visto un albero enorme ..... per abbracciarlo dovremmo essere in tanti tanti ... uniti come in un girotondo .... indovina a chi ho pensato e quanto ho sorriso .....Buona settimana .
RispondiEliminaTu pensa che io lo faccio ancora adesso...Gianlù-BessP.S. ultimamente miguardo attorno, prima...sai, non vorrei mi 'rinchiudessero' per senilità...
RispondiEliminaVorrei avere un mucchio di tempo da dedicare a cose così importanti.
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