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Il cervello è la parte più misteriosa e complessa del corpo umano, e la sua “scoperta” è relativamente recente; fino a pochi secoli fa lo si credeva localizzato nello stomaco perché lo si associava alle emozioni e queste erano spesso avvertite come sensazioni in quella sede.
Attraverso i secoli si è paragonato il cervello alle tante macchine costruite dall’Uomo: nel diciannovesimo secolo lo si pensava organizzato come una macchina a vapore, con gli istinti che accumulavano pressione e forza, e la collera o il pianto come valvole di scarico.
In seguito lo si è paragonato ad un centralino telefonico del primo tipo, con la centra]inista indaffarata ad inserire collegamenti a seconda delle richieste. Più recentemente lo si è assimilato ad un computer, mentre al presente è visto come un ologramma, un’ immagine tridimensionale in cui ogni frazione contiene l’informazione totale. Fisicamente il cervello è una massa grigio-rosa di circa un chilo e mezzo di peso, costituita da oltre cento miliardi cellule nervose, chiamate neuroni, che necessitano per loro funzionamento di una quantità di energia assolutamente sproporzionata al loro peso. Questi neuroni possono essere grossolanamente paragonati a tante meduse, i cui filamenti si collegano e si intrecciano in una trama tridimensionale con le altre cellule per “creare” pensieri.
Dato il grande numero di neuroni, il numero di connessioni possibili è astronomicamente elevato, cosicché non possiamo mai incorrere nella ripetizione dello stesso pensiero. Molti di noi insistono nell’avere pochi pensieri, ad esempio rimuginando una recriminazione o una preoccupazione migliaia di volte; così facendo non corrono certo il rischio di usare tutte le combinazioni possibili.
Il cervello non è il ricevitore passivo di ciò che ci accade nella vita, benché molta gente pensi che funzioni in questo modo o forse lo desidererebbe. Si dice anche che usiamo solo il 10% del nostro cervello, ma anche questo non è corretto: usiamo il 100% del nostro cervello, altrimenti non avrebbe l’attuale dimensione, per la stessa ragione che non abbiamo nel corpo altre parti che non usiamo, come un secondo naso o un terzo polmone. Possiamo però dire che capiamo solo il 10% del nostro cervello, sebbene l’altro 90% sia senz’altro funzionante: è quello che, attraverso la nostra energia, crea e manifesta la nostra realtà. Il nostro cervello possiede miliardi di neuroni. E così fin dalla nascita, poi ogni giorno mediamente 100.000 cellule muoiono e non vengono rigenerate, il che avviene invece per le cellule della pelle che continuamente si riproducono. Le uniche cellule cerebrali che mantengono la capacità di rigenerarsi per tutta la vita sono i neuroni olfattivi, che appartengono a quella parte di cervello che più si affaccia al mondo esterno. Si può rallentare in parte la perdita naturale dei neuroni con il riposo fisico, col dormire e con il loro uso, col pensare; la mancanza di uso delle cellule cerebrali provoca infatti l’atrofizzazione di molte delle connessioni che, staccandosi come rametti secchi, causano una diminuzione di plasticità del cervello, dando luogo a pensieri meno precisi e più sfocati. Un’efficiente plasticità cerebrale può essere conservata tutta la vita mantenendo, ad ogni età, una grande curiosità verso il mondo che ci circonda; hobbies ed attività varie contribuiscono a mantenere il cervello perfettamente funzionante e giovane, mentre nelle persone anziane la curiosità e l’interesse verso la vita fa la differenza tra lucidità mentale e senilità; se non vi è interesse per qualcosa che stimoli sempre nuove connessioni neuronali, le cellule nervose rimangono prima inattive e poi muoiono. I DUE CERVELLI Guardando più attentamente si nota che il cervello è diviso in due emisferi, così diversi per lavoro, funzione ed uso che sembrano due diversi cervelli: il cervello destro ed il cervello sinistro. Il sinistro è fondamentalmente preposto alla logica, al calcolo, al pensiero analitico ed all’azione: il concetto di spazio e di tempo appartiene a questo emisfero; il comportamento mentale dell’uomo (maschio) è statisticamente a predominanza del cervello sinistro. Il cervello destro invece è legato alla creatività, all’intuizione, alla sensitività, alla spiritualità. Di norma le donne più degli uomini usano questo emisfero. Queste qualità dei due cervelli sono però in parte comune ai due emisferi, nel senso che, data l’importanza di questo organo nella vita dell’individuo, in caso di malattia o incidente le funzioni di un emisfero possono essere, almeno parzialmente, assunte dall’ altro. Non vi è superiorità attiva tra i due emisferi: essendo preposti a funzioni diverse, entrambi sono necessari poiché complementari.
Pensare bene vuol dire usare entrambi i lobi: i due emisferi interagiscono in continuazione quando pensiamo o agiamo, dimostrando una grande plasticità nella capacità di modellarsi sull’esperienza o sulla necessità del momento. Ad esempio, in situazioni nuove per noi, quando non sappiamo come comportarci, il cervello destro ha un ruolo essenziale nello stabilire un nuovo codice di comportamento; quando questo codice è stato stabilito, l’attività mentale è trasferita all’emisfero sinistro. Un altro esempio è quello del musicista, che crea la musica con l’emisfero destro (e noi la apprezzeremo con la stessa parte del nostro cervello), ma per elaborarla e comunicarla a noi deve usare il sinistro. L’ATTIVAZIONE DEL CERVELLO In ciascuno dei due emisferi vi sono aree specializzate a cui sono assegnate funzioni particolari. Ad esempio, nell’emisfero sinistro vi sono zone preposte al linguaggio: il pensiero di parlare accende questa area con l’attività dei neuroni che si energizzano per disporsi a mandare impulsi motori alle corde vocali.
- Alcune zone dell’emisfero sinistro, come quelle preposte al parlare e al camminare, devono venire esercitate entro breve tempo dalla nascita perché, se non usate, le loro cellule nervose si atrofizzano e perdono la capacità di funzionare; per di più, una volta avviate a svolgere un compito in un certo modo, nel senso che i neuroni imparano a collegarsi in una certa formazione, sarà difficile per queste cellule cambiare le loro connessioni. Noi diamo per scontato che, da bambini, ci venga spontaneo verso l’anno di età alzarci sulle due gambe ed iniziare a camminare, ma se non avessimo visto gli adulti camminare eretti ci sarebbe stato molto difficile pensarci da soli; il fatto è che moltissimo di quello che facciamo, pensiamo o siamo ora lo abbiamo imparato con l’osservazione nei primissimi anni di vita. Significativi a questo proposito i casi, avvenuti in India, di bambini piccoli, persi o abbandonati nelle foreste ed adottati da scimmie, che hanno acquisito caratteristiche comportamentali da primati, come camminare sui quattro arti ed emettere suoni inarticolati. .-
Se il ritrovamento di questi bambini avviene prima dell’età, mediamente, di otto anni, essi possono essere rieducati ad usare le gambe e a parlare; se avviene invece in età più tarda, i neuroni preposti al camminare e al parlare avranno un modo di collegarsi così ben radicato che sarà praticamente impossibile ogni cambiamento. Ciascuno di noi usa aree diverse del cervello per comunicare con se stesso e con l’esterno, per predisposizione e secondo il modo di comunicare delle persone intorno a noi nelle prime settimane di vita. Generalmente una persona che borbotta con se stessa lo fa verbalmente, ma se, ad esempio, avesse appreso il linguaggio dei segni potrebbe pensare tra sé e sé usando le mani. Un bambino che pensa per immagini si trova svantaggiato a scuola perché l’insegnamento scolastico è prevalentemente uditivo transita attraverso il livello sonoro; in quest’ottica una persona sorda non è handicappata, ha solamente facoltà percettive diverse dalla maggioranza. Ad esempio può possedere una capacità visiva straordinaria come si è constatato con dei bambini cinesi sordi, già in grado a tre anni di scrivere ideogrammi con un’ abilità che normalmente i bambini raggiungono solo molto più tardi. Questi diversi modi di comunicare vanno accettati e incoraggiati, invece di forzare un individuo sordo ad usare esclusivamente quello più diffuso, il linguaggio verbale, del quale non ha riscontro; è necessario però che questo incoraggiamento sia esercitato prima dei cinque anni di età, quando la plasticità del cervello è ancora disponibile su altri canali sensoriali. Dopo questa età vi è un’irrigidimento neuronale e l’espressività del bambino diventa molto più difficoltosa, provocando atteggiamenti di chiusura che rappresentano ai nostri occhi quasi una condizione di handicappato mentale. Il modo in cui i neuroni si dispongono nel nostro cervello quando pensiamo ricorda in un certo senso, perfino un geroglifico egizio in tre dimensioni. Ovviamente se il pensiero è “Qual è il significato della vita?”, allora la trama diventa estremamente complessa ed irriconoscibile, ma se è qualcosa di più semplice, come un simbolo, la disposizione delle cellule è esattamente nella forma del simbolo: se l’immagine è in movimento anche la struttura neuronale si muove fisicamente nel cervello. Come esperimento è stato chiesto ad un volontario, al quale era stata fatta un iniezione per rendere i neuroni leggermente e temporaneamente radioattivi, di pensare ad una stella a cinque punte: una foto a raggi X della corteccia cerebrale ha mostrato per davvero la forma di una stella.
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Il cervello può essere visto come una sostanza energizzata che permette di fare il “replay” dei fatti della nostra vita. Questo “replay” è a tre dimensioni ed ha intensità visiva, sensazioni ed emozioni. Ciò che guida il nostro pensiero e le nostre azioni sono le nostre convinzioni, il programma con il quale interpretiamo la vita; il modo di pensare determina la rete neuronale che è alla base del nostro comportamento. Le altre persone non possono vedere ciò che noi immaginiamo, eppure le nostre visualizzazioni sospese nello spazio del cervello sono reali, possiedono energia; infatti, più precisa e più a fuoco è l’immagine, più è impregnata di dettagli sensoriali e di emozioni, più è ricevuta come realtà dal nostro sistema nervoso.
Una delle strane peculiarità del cervello, che viene utilizzata nelle tecniche di visualizzazione, è che il nostro sistema nervoso non riesce a distinguere tra un’immagine vivida, dettagliata, creata dalla nostra mente, ed un’immagine reale, interpretando entrambe come vere e mandando gli stessi impulsi neuro-muscolari; così, per esempio, si hanno mani sudate, aumento del battito cardiaco e produzione di adrenalina per un pericolo reale che per una paura immaginaria.
La sostanza energizzata che chiamiamo cervello rivela il continuo collegarsi e ricomporsi di reti neuronali (il pensare) come attività elettrica sulla superficie della pelle, onde veloci o lente a seconda dell’attività mentale. Con gli occhi aperti, comunicando con l’esterno, la mente lavora prevalentemente con l’emisfero sinistro e genera onde Beta.
- 1l cervello sinistro ha a che vedere con la dimensione conscia, con lo spazio-tempo, la parte fisica ed i cinque sensi: moltissime persone operano esclusivamente su questo livello, i cosiddetti “materialisti”, gli scettici, i razionalisti. Questa parte di realtà rappresenta solamente circa il 10% dell’esistente, che non può evidentemente essere compreso appieno senza la conoscenza del restante 90%.
Con il corpo rilassato e gli occhi chiusi, l’attività elettrica cerebrale si attenua, cominciando ad emanare onde Alfa. Queste onde sono più lente delle onde Beta, perché l’attività mentale è più tranquilla, spostandosi verso il cervello destro, verso il subconscio, ed anche perché ad occhi chiusi vi sono meno stimoli esterni da elaborare. Un modo veloce di andare in Alfa è fare uno o più sospiri (come di sollievo), muovere gli occhi all’insù per tre secondi, e riportarli in posizione normale abbassando le palpebre.
- Se continuiamo a rilassarci cominciano ad apparire le onde Teta, che indicano uno stato mentale del cervello destro proprio anche dell’elevata concentrazione, dell’intuizione, della spiritualità: questo è lo stato dell’essere altamente conscio, della sensitività, dell’assenza di emozionalità.
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Oh ma sei tornato!
RispondiEliminaChe piacere.
Ti leggerò con calma. Per adesso mi limito ad essere contenta, a salutarti tanto ed augurarti un buon week end
Oh ma sei tornato!
RispondiEliminaChe piacere.
Ti leggerò con calma. Per adesso mi limito ad essere contenta, a salutarti tanto ed augurarti un buon week end
Ciao Gianluisa!
RispondiEliminaMi fa piacere che torni pure tu su questi lidi. Io sono tornato dopo una fase di "pulizia interiore", di viaggi, di studio, di rigenerazione. E l'anno nuovo ha portato con sè nuovi stimoli...come dire..."discontinuità" nella continuità...si cambia sempre, per poter realmente diventare se stessi ;-)
Ben ritrovata intanto! carlo
Ciao Gianluisa!
RispondiEliminaMi fa piacere che torni pure tu su questi lidi. Io sono tornato dopo una fase di "pulizia interiore", di viaggi, di studio, di rigenerazione. E l'anno nuovo ha portato con sè nuovi stimoli...come dire..."discontinuità" nella continuità...si cambia sempre, per poter realmente diventare se stessi ;-)
Ben ritrovata intanto! carlo
E torno anche io ogni tanto e dopo tanto…dopo onde possenti e dure, di quelle che ti travolgono anche se non vorresti. Questa realtà duale che creiamo mentre vibriamo e senza volere progettiamo e realizziamo le nostre vite…creiamo onde, siamo noi stessi onde…
RispondiEliminaTorna pian piano, il tempo delle onde lunghe e dolci. Cervelli con emisferi che cantano sincronici le note alte e basse…sarà un sogno?
Grazie come sempre per quello che scrivi e anche per la musica.
Bentornata R. ! Sorrido nel leggere l'ora in cui sei passata di qua
RispondiEliminaIo a quell'ora credo sognassi un'isola in mezzo al mare...
Sogno spesso isole... :-))
Bentornata R. ! Sorrido nel leggere l'ora in cui sei passata di qua
RispondiEliminaIo a quell'ora credo sognassi un'isola in mezzo al mare...
Sogno spesso isole... :-))