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Solo tre settimane fa la signora Emma Marcegaglia parlava come portavoce di tutte le parti sociali, compresa la Cgil. Ora questa stessa organizzazione proclama per il 6 settembre uno degli scioperi generali più veri e duri nella storia del Paese. Tra questi due fatti di segno diametralmente opposto non c’è solo di mezzo la manovra disastrosa del governo. -- La decisione della Cgil è il segno della crisi totale della concertazione, della complicità, della politica del patto sociale. - Nonostante le affermazioni del presidente della Repubblica, che ha scelto comunque una delle platee più faziose, quella di Comunione e Liberazione, per esternare il suo appello alla coesione nazionale, l’Italia oggi ha bisogno prima di tutto di un vero conflitto sociale. -- La manovra economica unisce le rappresaglie contro il lavoro di un governo che oramai ha concluso la sua storia politica, con il disegno dei poteri forti dell’economia, in Italia e in Europa, di uscire dalla crisi con una radicalizzazione a destra del sistema economico sociale. E’ inutile nasconderlo o far finta che non sia così. In queste settimane abbiamo assistito a un confronto surreale ove l’opposizione sembrava volere prima di tutto il taglio delle pensioni mentre la maggioranza invece preferiva l’aumento delle tasse per gli stipendi più alti. -- Nessuno parlava davvero della distruzione del contratto nazionale, dello statuto dei lavoratori, dei diritti del lavoro e, ancor di più, nessuno parlava davvero di una tassazione che colpisca i patrimoni, le grandi ricchezze, la speculazione. -- Così questa crisi si è avvitata in un confronto tra due destre. - Quella liberale che proponeva qualche piccola penalizzazione per i ricchi in cambio del liberismo selvaggio per tutti e quella populista che invece preferiva scaricare tutto sugli enti locali e sui dipendenti pubblici. Alla fine ne è venuta fuori una salsa mefitica, di cui una sola cosa è chiara: il 98 per cento di tutti i costi della crisi sono pagati dal mondo del lavoro. La Cgil di fronte a questo ha scelto di fare uno sciopero vero in tempi rapidi per farsi sentire sul serio. - E’ un segnale importante che deve essere raccolto. Tuttavia è chiaro che questa scelta pratica è in totale contraddizione con i balletti, i documenti, gli incontri del consorzio delle parti sociali. Già l’espressione “parti sociali” è un’insopportabile retaggio democristiano. -
Non ci sono le parti sociali; ci sono i ricchi e i poveri, i padroni e i lavoratori, gli speculatori finanziari e le vittime della crisi. Non sono tutti nella stessa barca. - Ora lo sciopero ristabilisce un minimo di senso della realtà in un momento drammatico ma è chiaro che a questa svolta nei comportamenti deve corrispondere un’analoga svolta sul piano della strategia. Mai più, neanche ai tavoli del caffè, la CGIL dovrà affidare alla signora Emma Marcegaglia o a chi per essa il ruolo di portavoce. - L’accordo del 28 giugno, che il governo ha trasformato in un decreto liberticida deve essere disconosciuto dalla CGIL che deve ritirare la propria firma. - Occorre che la crisi la paghino davvero i ricchi e la finanza e occorrono misure immediate a favore del lavoro. - Per questo non si può pensare che Monti e Draghi siano un’alternativa a Berlusconi. Essi sono semplicemente l’espressione di un liberismo radicale, tanto più coerente di quello di Berlusconi, quanto più pericoloso. - Non si tratta più di inseguire parti sociali o accordi unitari con Cisl e Uil che ancora una volta hanno mostrato di essere dall’altra parte. - Bisogna invece organizzare una vera e forte opposizione sociale in grado di mettere in crisi la manovra e per questa via far cadere da sinistra questo governo. - Questo sciopero è dunque un primo segnale di una svolta. Adesso sta a noi fare in modo che le cose cambino davvero. - Bisogna in primo luogo che la giornata di lotta sia di quelle che si ricordano. Bisogna fermare il Paese per fermare la manovra e poi si deve partire da qui per dire definitivamente basta alle politiche di concertazione e complicità che ci hanno condotto a questo disastro.
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Concordo in parte, per quel che attiene la CGIL, proprio non concordo. Saluti da Sar.
RispondiEliminaGrande Cremaschi!!! E anche tu che l'hai postato.
RispondiEliminabellissima la foto !
RispondiEliminaci hai mai pensato che i ragni fissano la tela e aspettano ? e che la ragnatela, generalmente, ha un solo centro ? ...
e che il vero potere del sindacato, haimè, é stato catturato da tempo?
ciao Carlo.
himma
buon fine settimana
RispondiEliminaTornato alla base dopo un viaggio in terra di Trinacria, ringrazio tutti i visitatori...
RispondiEliminaChi ha lasciato commenti, saluti e chi semplicemente ha letto o ascoltato qualche nota
Ben ritrovati!
K.
to Himma:
RispondiEliminacerto che ci ho pensato... ;-)
e attendevo proprio come un ragno che qualcuno rispondesse alla mia provocazione
uno spunto per riflettere quindi!
Ricordi che mi avevi raccontato un fatto che ti aveva commosso e che raffigurava un ragno e la sua ragnatela?.....vediamo se ricordi!
RispondiEliminaPaola
Ti faccio presente che mi chiamo Salvatore...saluti.
RispondiEliminaCiao Caro, mi manchi!
RispondiEliminaOggi ho scioperato!
Con tanta malinconia, due baci