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" «Mi parli di Clarissa, mi parli di Carolina, mi parli di quest’altra, della Luciana, chi sono? Prendi un caravan… cosa ti devo dire…». «Vedi, dovremmo averne due a testa se no mi sento sempre in debito, tu porta per te e io porto le mie. Poi ce le prestiamo. Insomma la patonza deve girare». Racconta uno degli investigatori che per due anni ha ascoltato le intercettazioni telefoniche che riguardavano anche il Premier che «si trattavano le donne come bestie da soma». - Rispetto a due anni e mezzo fa, ciò che emerge in questi giorni è diverso e, se possibile, peggiore. Allora Noemi e le altre parevano oggetti, gingilli, “grechine” sacrificali delle serate del drago,come ebbe a definire il marito, l’allora moglie Veronica. Non era emerso il lato bestiale che invece emerge ora dalle frenetiche richieste del faccendiere Tarantini ad un amico: «Trova una tr…a per favore. Io alle due sto salendo in aereo e non posso più chiamare, però trova qualche altra femmina». - Donne che diventano oggetto di scambio di favori importanti, di soldi, di carriere. Donne giovanissime, «le mie bambine», tante, tantissime da cercare costantemente, urgentemente: per ognuna si potrà chiedere al premier un prezzo sempre più alto. Tenerlo in pugno. - Migliaia di intercettazioni che raccontano di questa frenesia, un’occupazione che prende tempo, tanto tempo da far definire l’altra occupazione, quella politica di Premier, un impegno «a tempo perso». Non c’è nulla da aggiungere, queste poche righe raccontano meglio di mille analisi la crisi di un Paese dato ormai per perso da molti commentatori esteri.
I dettagli suscitano un’attenzione morbosa, molti lettori paiono alla ricerca di notizie sempre più volgari, di dettagli agghiaccianti su quella che appare essere stata l’occupazione principale del primo ministro negli ultimi anni. Un uomo malato su cui si chiuderà il sipario a breve. - A noi l’eredità di uscire dal disastro. E come donna che racconta delle vite delle donne e che ne incontra migliaia nelle scuole in giro per l’Italia, constato che il disastro coinvolge e coinvolgerà prevalentemente noi donne. In un Paese tradizionalmente maschilista, questo ci raccontano i dati internazionali che ci piazzano al 74esimo posto del Gender Gap, le donne hanno negli ultimi anni ricominciato in massa ad occuparsi dei loro diritti, attraverso azioni concrete che spesso hanno raggiunto obiettivi importanti: efficacissime sono state, tra le altre, le azioni delle giovani blogger in rete che hanno messo al bando numerose campagne pubblicitarie lesive della nostra dignità. - Battaglie faticose quelle delle donne, che hanno poca visibilità sui media nostrani, che appaiono un giorno e vengono poi dimenticate per mesi. Faticosissime e portate avanti con energia incredibile e perseverante: in questi anni ho incontrato donne italiane impegnate in battaglie importanti per il welfare, per le donne violentate, per la scuola, per il rispetto dei diritti, diritti spesso per tutti e non solo per le donne. Donne che a testa bassa hanno proseguito la loro lotta tra il disinteresse quasi generale. - E però è stato per la denuncia di alcune donne che lo scandalo è emerso. Donne diverse per età, provenienza politica, abitudini. Ed è a causa dell’ossessione per le donne che il nostro primo ministro sta camminando verso la fine della sua carriera politica. Berlusconi scomparirà e allora si renderà necessario ricostruire dalle macerie, partendo proprio dalla questione femminile, quella che in questo Paese non si vuole affrontare. Una volta scomparso dalla scena il premier, si evidenzierà che il tema della valorizzazione di genere, della parità di diritti, della corretta rappresentazione nei media delle donne, coinvolgerà come una valanga il Paese tutto. Se si nega questa evidenza, se non si inizierà a lavorare concretamente su questo tema, questo Paese non avrà futuro. - Citando Newsweek, che l’Italia sia un Paese in difficoltà lo si evince anche da come considera e tratta le donne. Il problema di Berlusconi e le donne è ormai da considerarsi malattia grave che coinvolge un Paese intero. Come si sia arrivati a questa scempio, come sia stato possibile che un degrado tale coinvolgesse politici, uomini d’affari, imprenditori. Come è stato possibile che per trent’anni si sia concesso ad un uomo, pur potente, di realizzare attraverso le sue reti televisive un suo personalissimo immaginario fatto di donnine e comici barzellettieri? Come può sfuggire ai più che le notti di Arcore altro non erano che la rappresentazione casalinga di uno dei tanti show che vanno in onda da trent’anni tutti i giorni sulle reti del Cavaliere e purtroppo anche sulla tv pubblica? Trasmissioni di cui abbiamo riso, programmi che hanno guardato milioni di italiani con compiacimento. Le interviste alle ragazze del Premier lasciano ammutolite: «Lui è un leone, gli altri pecore invidiose. Devi essere disposta a tutto per avere, anche a vendere tua madre. Se vuoi essere re, se vuoi guadagnare 20mila euro e non 1000». - Su questo dovremo lavorare tutti e tutte, perché sia chiaro che le parole delle olgettine e delle altre ragazze, sono il frutto della non cultura di questi anni: con la scuola, messa in ginocchio, con la famiglia in crisi, la televisione è stata agente di socializzazione libera di spopolare ed ha potuto svolgere il ruolo di cattiva maestra. - Fate la prova: accendete la tv un pomeriggio o una sera qualsiasi e ascoltate: «Che entrino le bocce di Cristina e Francesca» urla una matura presentatrice mentre avanzano giovanissime superaccessoriate. Parrebbe una notte ad Arcore. «Ho sedici anni, non ho nemmeno il motorino. In tv e anche i politici, quelli dell’età di mio nonno, se la fanno con quelle della mia età. Mi dica lei, io che possibilità ho?» mi chiede un sedicenne in un liceo toscano. «Io non sono così», grida una ragazzina veneta indicando lo schermo su cui stiamo vedendo degli spezzoni tv, «io sono diversa, dov’è il mio posto?». - Sarà urgente che la “questione femminile” diventi il primo punto di una seria futura agenda politica del Paese. «I Paesi Italia e Grecia, che pur presentano iniziative significative appaiono ‘in resistenza’, come se la rappresentazione stereotipata della donna fosse un tratto antropologico fortemente radicato su cui non vale la pena avviare politiche evolutive». Queste le conclusioni del Censis nel suo rapporto “Donne e Media in Europa”. Intanto migliaia di ragazze reali esistono, ci sono, lavorano, studiano. È urgente renderle visibili. È già realtà in molti altri Paesi europei.
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Un Premier che fa il Capo del Governo solo dopo aver dato sfogo alle sue brame. Cioè mai. E noi?
RispondiEliminaC'è anche questo di articolo, se vuoi:
http://senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com/2011/09/19/donne-come-bestie-da-soma-la-questione-femminile-che-stravolge-litalia/
Quando è troppo, amico mio, non riesco ad aggiungere parola a quelle dette. So che sono sempre andata nella direzione opposta, questo mi tranquillizza non poco. So che è davvero necessaria un'unione inedita e grande, basata sui migliori valori di un femminismo perduto senza troppa sofferenza, troppo facilmente, su quelli di una sinistra che riscopra il valore dell'equità sociale. Non è poco quello che dobbiamo recuperare. In cui credo e nel quale, anche se spesso in totale solitudine, vivo. Ciao
RispondiEliminaTi dico soltanto che oltre allo schifo, al disgusto che tutta questa situazione
RispondiEliminami provoca, ho una rabbia dentro che sale come uno tsunami, perchè ti accorgi che questa mentalità è comune , ha pervaso tutto, ci ha fatto dimenticare quanto ci è costato arrivare alla coscenza di noi stesse, alla
consapevolezza delle nostre potenzialità, dei nostri diritti, della dignità di
essere donna...
Un abbraccio
Ciò che mi stupisce è l'assenza di una visibile grande immediata quotidiana clamorosa protesta. Forse è troppo il disgusto, forse sono troppi i problemi quotidiani, la fatica di vivere, la mancanza di lavoro, la mancanza di speranza....
RispondiEliminaMa l'indignazione di persone come te è bella, ed è un segno.