LA FELICITA' DEGLI "AMARI"
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C'è un grande piacere nel leggere gli amari. . Léautaud, Renard, Cioran, Pessoa. Sono talmente negativi, verso se stessi e verso gli altri, e verso la farsa dell'esistere. Hanno una scrittura molto precisa, asciutta e la snellezza della loro frase è come un'evidenza: hanno ragione. Con loro ci sentiamo al sicuro. Nulla può fare male, poiché tutto fa male. Scovano ovunque l'ipocrisia, la vanità delle emozioni. Ma raccontano comunque il mondo, ed è bello questo disegno disperato che non rinuncia a descrivere. Credono alla letteratura, poiché non credono a niente ma raccontano comunque. . Ci piace stanare in loro questa contraddizione. Non pensano di rimanere, ma rimangono. Ovunque sui metrò, sui treni, si vedono lettori di Harry Potter,di Stephenie Meyer. E' questa la vera amarezza. . Un immaginario così semplicistico e tutta questa gente che lascia la propria vita per evadere in qualcosa di assai minore. Letture che andrebbero fatte a dieci anni, quando il potere di imbarcarsi viene da sé, trascende il codice delle avventure stereotipate. Da bambini leggiamo per metterci paura, preferibilmente sotto le lenzuola; ce ne stiamo in una piacevole menzogna, con il corpo protetto, la testa nel rischio e nel pericolo. . L'elemento più forte, nella lettura, rimane sempre il paradosso. A volte abbiamo la fortuna di imbatterci in un autore che ha scritto: «Il desiderio di prendere sonno mi svegliava». . C'è un po' di questo nel piacere di leggere gli amari. E' talmente rassicurante, con loro, dirsi che l'unica cosa che esiste è la solitudine, la malinconia che penetra ovunque, senza sfiorare il lirismo, neve leggera sui giorni. . Come da bambini cercavamo la paura leggendo a letto, così ora cerchiamo la sventura con Cioran o Léautaud. E ci fa bene. Non rinunciamo a niente leggendo Renard, Pessoa. Nemmeno alla speranza. Ci proteggiamo. La loro negatività è quasi deliziosa. Hanno ragione, certo, ma non possono farci niente. Hanno uno stile. Più degli altri, amano dunque la vita. | ||
[ Philippe Delerm ] | ||
"Amano dunque la Vita"
RispondiEliminaperchè d'Essa hanno assaporato i piaceri ed anche sofferto le brutture...
perchè scrivono di ciò che è inaccettabile udire..
perchè, nello scrivere, tutto appare chiaro...
svelato...
grazie Carlo..
sereno divenire..
dandelìon
...più degli altri, sì, più degli altri amano la vita...decisamente:
RispondiEliminaché chi è più tormentato, chi più soffre e non per questo rinuncia a vivere, sicuramente più ama...
aba
Tutto detto!
RispondiEliminaE' così!
Bellissimo questo scritto...
RispondiEliminami colpisce in particolare questo tratto ... perché lo sento mio, nel mio modo di essere e di scrivere....
"Con loro ci sentiamo al sicuro. Nulla può fare male, poiché tutto fa male. Scovano ovunque l'ipocrisia, la vanità delle emozioni. Ma raccontano comunque il mondo, ed è bello questo disegno disperato che non rinuncia a descrivere. Credono alla letteratura, poiché non credono a niente ma raccontano comunque"
E' sempre un piacere venire nel tuo blog...
Tanti cari auguri di buone feste
Vilma
Lo sento e lo so che dicono il vero.. però non so se è saggezza, o disillusione, o entrambe, più siamo disillusi più siamo saggi.
RispondiEliminama preferisco ritrovare sempre la strada luminosa e alberata con il canto degli uccellini che amoreggiano costruendo il nido.
Lo so è una mia difesa.
@ DANDELION67:
RispondiEliminaforse c'è una consolazione nel leggere qualcuno
che ha sofferto più di noi
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@ ABA :
Ben ritrovata Aba! ti faccio tanti auguri per l'anno che sta arrivando. Concordo sulle anime tormentate che non rinunciano a vivere.
@ BIBLIOMATILDA:
Sempre molto incisiva coi tuoi commenti eh? ;-)
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@ VILMA BELUCCI:
Riconoscersi e sapere che c'è del vero. Il piacere di leggere in fondo è ritrovare la propria verità sulla pagina dell'altro.
Da qui si instaura un dialogo infinito sul piano più elevato. Poter confrontare le proprie verità soggettive con quelle di persone che comunque sanno trasmetterci qualcosa di importante.
@ TITTIDIRUOLO:
Talvolta leggendo PESSOA provo una lieve nausea, una vertigine, per via della sua spietatezza con se stesso. Un cielo plumbleo dipinge, che non è certo il mio, eppure so che in molti punti il suo mondo confina e tocca il mio. Il Nulla a volte viene a trovarmi mi sfiora...anche se in altre proporzioni e non con quella morsa che pare stringere scrittori come quelli citati da Delerm.