Capitano, o Mio Capitano...



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Continuo ad avere gli occhi incollati su quella immagine. L’imponente mole della nave rovesciata sul fianco, come una enorme balena spiaggiata.
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Continuo a fissare questa scena, che sta facendo il giro del mondo. Non riesco a distogliere gli occhi e 
mi risuona in testa “Italia, paese di Santi,  Poeti,  Navigatori ”  
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Ci penso. Ci penso e mentalmente mi dico che i Santi li abbiamo esauriti da tempo: di poeti, dopo la morte di Zanzotto, ne vedo ben pochi e ora forse, stiamo per perdere definitivamente anche la terza categoria: i navigatori.

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Continuo a fissare quella che pare un'istantanea dell’Italia di oggi. Quella nave semi-affondata e agonizzante. Dove il "si salvi chi può" è ben più che un sospetto. E’ un attimo. Realizzo finalmente ciò che mi stava negli occhi da qualche giorno. 
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Quale metafora migliore della nostra nazione?
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E come ho fatto a non rendermene conto già sabato mattina?
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Una nave, erede della lunga tradizione cantieristica italiana e fiore all’occhiello della marineria civile, simbolo di benessere e sviluppo tecnologico e al tempo stesso di divertimento e spensieratezza, ora immobile, squarciata, sventrata. Uno spazio pensato per vacanze indimenticabili, trasformato in poco tempo in un luogo da cui scapparsene in fretta.
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E poi quel capitano!
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Quell’uomo che sovverte la più elementare regola del mare.
Un Comandante che anziché avere la massima cura dei passeggeri e della sicurezza della Nave, pensa a salvare sè stesso e a dileguarsi. Lo stesso che interrogato qualche ora dopo, farfuglia scuse improbabili e improponibili.
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E’ un uomo senza dignità, un capitano di mare che fugge.
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Un uomo che per difendere il proprio comportamento, la violazione delle regole di prudenza più elementari, mente e inventa  e confonde versioni e ricostruzioni. 
Che infine chiede che si creda a ciò che è fuori dagli eventi possibili. Uno scoglio "mai segnalato dalle carte" - sostiene - quando quel tratto di mare è invece descritto minuziosamente nelle carte nautiche fin dal 1850.
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Un Comandante che chiede un atto di fede ai propri passeggeri che hanno avvertito distintamente l’urto e che si rendono conto che un guasto elettrico mai e poi mai porterebbe una nave di quella stazza, a sbandare e a inclinarsi irrimediabilmente. Eppure lui, per un’ora, racconta una frottola e la ripete  tante volte  e la fa ripetere da tutti gli altoparlanti della nave come se ripetendola, divenisse più credibile.

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Un comandante che si fa ingannatore per coprire gli errori compiuti è già fuori dalla realtà. E' soprattutto, un individuo che si pone contro la comunità di persone che era chiamato a proteggere.
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Un individuo che descrive e dipinge qualcosa che non esiste e che vede soltanto lui... un Comandante che assicura alla Capitaneria che a bordo è tutto sotto controllo e che c’è solo un guasto elettrico che verrà riparato, si pone deliberatamente fuori dalla realtà.
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Un capitano che mente senza ritegno, che s’arrampica sugli specchi e pretende di essere creduto quasi con un atto di fede. A voi non ricorda nessuno?
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Chi era quel tale, che secoli fa, chiedeva  ai suoi parlamentari di certificare che una tale ragazza era nipote di un Capo di Stato straniero? .

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Ascoltando la ricostruzione delle ultime ore della Costa Concordia, all’improvviso, come in un lampo di lucidità, mi è parso evidente: questa storia ricorda tanto qualcosa... Qualcuno!
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Non è forse il ritratto più fedele di anni e anni di comportamenti pubblici dove ci si è ostinati a negare perfino l’evidenza, ciò che era sotto gli occhi di tutti e a voler credere nelle favole? A sostenere l'indifendibile? Quale metafora migliore del periodo che l’Italia ha attraversato e molto probabilmente, sta ancora attraversando? E alla fine cosa resta?
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Una nave squarciata  e un capitano che si è rinchiuso con le sue stesse mani nella cella più amara che esista: la solitudine di chi ha perso il contatto con la realtà e le persone.
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Fisso un’ultima volta questa scena e intravedo la potenza simbolica di questa immagine: la metafora tragica e imponente di questi anni di leggerezze imperdonabili e di smarrimento del senso di Responsabilità. Una metafora perfetta - mi dico.
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Nemmeno l’immaginazione del miglior Federico Fellini avrebbe saputo crearne una più potente. Fellini non c'è più, ma quella metafora, oggi, è la Realtà stessa che si è incaricata di offrircela e mettercela sotto gli occhi.

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A noi il dovere di saperla cogliere per intero. Noi che guardiamo e ci vediamo allo specchio e intravediamo perfino quel falso Comandante a cui abbiamo affidato il nostro destino.
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Quel Capitano imperdonabile, il cui nome è "irresponsabilità".
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Quel comandante di cui parla perfino Nada, in una sua canzone uscita solo pochi mesi fa (2011).
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Il titolo?  Il comandante perfetto


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Infine, come non aggiungere, quì, le parole dedicate dal grande Walt Whitman alla figura di un "Vero" Capitano ?
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In quel caso si trattava del Presidente americano Abraham Lincoln, assassinato il 14 aprile 1865, colui che abolì la schiavitù, riuscendo poi a difendere l'unità del suo paese dalle pretese secessionistiche degli Stati sudisti.
..derati
La poesia è altrettanto simbolica.

Là dove appare l'immagine della nave ("ship") è da vedere la nazione Statunitense e dove si cita il viaggio ( "fearful trip) è da intendere la lunga guerra di Secessione Americana terminata con la riunificazione del paese. 
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O CAPITANO! MIO CAPITANO!

O Capitano! mio Capitano! il nostro viaggio tremendo è finito,
La nave ha superato ogni tempesta, l'ambito premio è vinto,
Il porto è vicino, odo le campane, il popolo è esultante,


Gli occhi seguono la solida chiglia, l'audace e altero vascello;
Ma o cuore! cuore! cuore!
O rosse gocce sanguinanti sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato.


O Capitano! mio Capitano! àlzati e ascolta le campane; àlzati,
Svetta per te la bandiera, trilla per te la tromba, per te
I mazzi di fiori, le ghirlande coi nastri, le rive nere di folla,
Chiamano te, le masse ondeggianti, i volti fissi impazienti,
Qua Capitano! padre amato!
Questo braccio sotto il tuo capo!
É un puro sogno che sul ponte
Cadesti morto, freddato.


Ma non risponde il mio Capitano, immobili e bianche le sue labbra,
Mio padre non sente il mio braccio, non ha più polso e volere;
La nave è ancorata sana e salva, il viaggio è finito,
Torna dal viaggio tremendo col premio vinto la nave;
Rive esultate, e voi squillate, campane!
Io con passo angosciato cammino sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato.
 
( Walt Whitman,1865 ) 
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O CAPTAIN! MY CAPTAIN!

Poem of WALT WHITMAN (1865)

O Captain! my Captain! our fearful trip is done,
The ship has weather'd every rack, the prize we sought is won,
The port is near, the bells I hear, the people all exulting,

While follow eyes the steady keel, the vessel grim and daring;
But O heart! heart! heart!
O the bleeding drops of red,
Where on the deck my Captain lies,
Fallen cold and dead.

O Captain! my Captain! rise up and hear the bells;
Rise up-for you the flag is flung-for you the bugle trills,
For you bouquets and ribbon'd wreaths-for you the shores a-crowding,
For you they call, the swaying mass, their eager faces turning;
Here Captain! dear father!
This arm beneath your head!
It is some dream that on the deck,
You've fallen cold and dead.

My Captain does not answer, his lips are pale and still,
My father does not feel my arm, he has no pulse nor will,
The ship is anchor'd safe and sound, its voyage closed and done,
From fearful trip the victor ship comes in with object won;
Exult O shores, and ring O bells!
But I with mournful tread,
Walk the deck my Captain lies,
Fallen cold and dead.


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Commenti

  1. Che tristezza.
    Quanta miseria umana. :(

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  2. Il parallelo che hai istituito tra quest'ultimo disastro che ci colpisce come comunità e il disastro che per due decenni ci ha trascinati in un gorgo spaventoso come nazione è corretto in tutte le sue implicazioni.
    Uomini a cui vengono affidati tesori incommensurabili di umanità, ambienti naturali, opere altissime dell'ingegno umano, storia millenaria, rivelano in un'ora o in vent'anni tutta la loro miserabile pochezza, fatta di incapacità, di menzogne, codardia, fuga dalle responsabilità.
    Rifiutare la realtà della perdita di una nave e mentire sul disastro incancellabile hanno aumentato il pericolo per le persone e per l'ambiente in misura crescente di secondo in secondo.
    Negare l'evidente crisi economica di un Paese e mentire fino all'ultimo momento possibile e poi fuggire sono uno dei fattori principali, forse il più pesante, del disastro in cui ci ritroviamo. E l'uomo in fuga, purtroppo, è ancora lì, sotto traccia, a intralciare ancora e ancora.
    Non sei solo uno splendido fotografo nel senso classico del termine, caro cKlimt77, sei anche un preciso fotografo di eventi da cui estrai il particolare che altri non riescono a vedere.

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  3. Questa volta più che mai non ci sono parole che possano commentare una tale condotta. Mi conforta, mio malgrado pensare, che la vergogna per il suo comportamento lo perseguiterà a vita...

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  4. Stanno venendo fuori cose sempre più vergognose su quest'uomo. Hai ragione, anche lui è frutto di questi brutti tempi e della cultura dell'irresponsabilità.

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  5. le immagini sono terribili, così come la tragedia che ricordano e i pensieri che suscitano. Si, un'enorme metafora del presente... ma ancora non riesco a farmene una ragione.

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  6. Mio padre è stato un capitano, d quelli veri. E, continuando il tuo parallelo, mi ha trasmesso per la vita le stesse regole che applicava puntualmente e severamente nel comando delle sue navi: l'assunzione delle proprie responsabilità, il senso del dovere, la correttezza e la lealtà nei confronti di se stessi, degli altri, dei propri compiti, il rispetto nei confronti delle vite umane come anche nei confronti delle le cose e dell'ambiente. Mentre le scrivo, queste parole mi sembrano concetti arcaici, tanto mi suonano lontani dalla moderna idea di vivere civile...

    Ovviamente, condivido ogni parola di ciò che hai saputo così mirabilmente esprimere.

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  7. Siamo in sintonia Carlo...ho pensato le stesse cose ed oggi le ultime notizie confermano la pericolosità di quest'individuo..
    ...l'Italia sono sicura non è fatta di queste persone eppure stiamo andando alla deirva perchè i valori fondamentali di onestà, corretteza e rigore si sono sbriciolati e ricostrure non sarà semplice.

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  8. ...anche Maurizio Crozza deve aver letto il tuo post!
    (era in piena sintonia stasera al pre-ballarò col tuo parallelo)

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  9. Il danno è ancora più grande di quello che potrebbe apparire essere rappresentato da un singolo uomo. Il danno si cela nel nostro modo di vivere la tristezza come il divertimento, la ricchezza e la povertà, la natura e il prodotto industriale. Ho letto stamane su qualche giornale che forse, poiché è probabilmente leggenda, lo stesso Berlusconi iniziò la sua carriera di... "todo" (nel senso del tutto che è stato e che continua ad essere se ancora vogliamo continuare a ricordarci di lui), proprio a bordo di una di queste navi e che questa visione del "divertimento" obbligato che vediamo riproposta nell'organizzazione di queste navi (gli ambientalisti le chiamano Mostri del mare) debba essere servita da stimolo alla fervida fantasia dell'ex primo ministro, così che su di essa basò tutte le sue imprese future. Poveri coloro che accettano, che si accontentano, che ritengono la partecipazione a queste crociere la loro più bella esperienza. Non lo dico con disprezzo, lo dico con un grande sconforto, con grande pena e tristezza per loro e per tutti noi. Il panico che la folla impaurita produce e vive è una della esperienze peggiori che l'essere umano possa vivere, io credo.

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