Sotto gli alberi, il profumo di tigli, le zucche, i pensieri......




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Da adolescente, la Pittura l’aveva catturato con una prepotenza che lasciava presagire un futuro estroso, pieno di originalità e creazioni. Nell’età in cui ognuno è come una pagina bianca, in attesa di essere solcata dalla scrittura di un indistinto e ancora confuso destino, egli  aveva provato, prima ancora, che un amore femminile, l’amore astratto e vertiginoso per il mondo delle linee e dei colori. Ne aveva subito la fascinazione.

Il disegno ed i pennelli, in quegli anni presero ad apparirgli come chiavi per una dimensione parallela e giocosa, gli strumenti paradossali e insperati per modellare un mondo nuovo. Un impasto fatto di ingredienti reali e di immaginazione, capace degli esiti più imprevedibili. Le sue stesse mani – imparò presto - potevano essere gli strumenti capaci di dischiudere una diversa dimensione, di ricreare un universo cangiante e imprevedibile, di migliorare e perfezionare l’incanto che già aveva conosciuto e assorbito negli anni dell’infanzia a contatto con la Natura. Era stato infatti un bambino curioso ed attento dentro quell’eternità privilegiata permessa dai lunghi anni trascorsi a contatto con la campagna dei nonni, con la potenza dei fenomeni atmosferici e con le tracce di un mondo rurale ormai al tramonto, eppure ancora vitale e capace di potenti suggestioni, nei racconti ascoltati dagli anziani contadini del borgo
La sua iniziale propensione ad assorbire i discorsi e le infinite sfumature del dialetto materno, si era allora tradotta in capacità di ascolto su più livelli; un ascolto poliedrico, che poteva essere indirizzato indifferentemente verso il mondo degli umani o verso quello più silente e segreto dei fenomeni naturali. L’attenzione concentrata che, senza sforzo, riusciva a dedicare ai più piccoli eventi che accadevano sotto i suoi occhi, si trasformò ben presto in un gioco dell’anima. E quel gioco, infine, divenne la sua modalità prediletta per rapportarsi all'ambiente in cui era immerso.

Fu così che già al primo anno delle Superiori gli capitò di afferrare la profondità di quella che,  in seguito, avrebbe chiamato “passione creativa”. Capacità di ascolto, intuizione, introspezione, sfrenata fantasia, voli della mente, visionarietà... erano questi gli ingredienti del suo approccio conoscitivo al mondo che si offriva così spudoratamente ai suoi sensi aperti.

Il disegno e la pittura  lo portavano alla  consapevolezza che la padronanza del segno e del linguaggio poteva divenire la via maestra per un ampliamento della propria coscienza e della propria individualità. Ricreare sul foglio l’incisività dell’universo esterno, significava allora sperimentare per la prima volta l’ambivalenza e la ricchezza del Reale. Poteva così farsi invadere e attraversare dall’universo sensibile, arrivare a traboccarne, in una sorta di godimento spirituale, in una ebbrezza trionfante, e, al contrario, impadronirsene e rielaborarlo per restituirlo infine alla propria coscienza e per quella strada, dare vita ad un nuovo spazio altrettanto potente, caleidoscopico, capace di far rapprendere su un foglio, in un dipinto, ogni sfumatura della suggestione interiore.
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Quello era stato il primo strumento di cui si era impossessato per dare voce alla propria anima. Quella , la disciplina, che gli aveva permesso di far fuoriuscire la  lava incandescente che, confusamente, in quei mesi avvertiva al proprio interno. Dentro una sorta di inspiegabile chiaroveggenza interiore, si era allora inoltrato su quelle strade in una crescente frenesia, come per dare sbocco ad un segreto bisogno di quell’anima, ancora per lo più sconosciuta, che lo abitava e possedeva. 
Un' anima che in assenza di quella via e di quella feritoia,  egli  non avrebbe potuto rendere nè tangibile, né raggiungibile.
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Soltanto quando quel materiale oscuro e incoerente prendeva forma su una tela o su un cartoncino egli finalmente poteva osservarlo e soppesarlo, finendo per scandagliare una ad una le forze che lo agitavano.

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In una sorta di "indagine indiziaria" allora finalmente gli era permesso di conoscere la profondità del suo essere, assieme al 
segreto desiderio che quella profondità, infine, fosse restituita alla Realtà e si oggettivasse e cristallizzasse in un'opera compiuta.
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Era come chiudere un cerchio: restituire al mondo una materia arricchita della propria impronta e delle proprie iniziali. Era azzannare e divorare l’Universo, in un impeto fisico e mentale. Acconsentire ad un selvaggio bisogno di ingoiare l’intera Realtà conoscibile, per riedificarla nel segno della propria sensibilità.

Questa forse era una delle tante funzioni dell’Arte. Ma accanto alla continua indagine interiore, lo catturavano gli innumerevoli tentativi di padroneggiare e conoscere i meccanismi percettivi che governavano la capacità visiva di ognuno. Il gioco delle mille associazioni che permetteva alla propria mente di accedere, attraverso una semplice immagine, un colore, un accostamento di tonalità, un segno, al molteplice  arcobaleno degli stati d'animo. Poichè l'insieme di rappresentazioni a cui gradualmente si accostava, costituiva come una mappa dell'intera psiche umana. E imparare a maneggiarla, significava conntemporaneamente inoltrarsi nella conoscenza di se stessi e degli altri: scoprire come guardiamo alle cose, comprendere perchè il profilo di un monte di un certo colore ci incute timore oppure ci evoca il profilo d'un animale in agguato e perchè in altre occasioni siamo completamente invasi dalla dolcezza e dalla pace  suscitate dall'arancio e dal cinabro di un lentissimo tramonto estivo. Nasceva allora la sensazione di entrare in contatto con la segreta disciplina che governava il mondo e insieme, la propria anima.


Questo consentiva la Pittura. Entrare in una spirale  magica e virtuosa. Prendere posto nella realtà senza rinunciare a far sentire la “propria voce” unica e dissimile da tutte le altre.
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Non era poco, per un ragazzo che ancora stentava ad avere cognizione del proprio posto nel mondo e davanti al quale, tutte le strade erano aperte ma tutte ugualmente inconoscibili come un grappolo di interrogativi stretti nel pugno. Tutte le strade ugualmente misteriose e ciascuna capace di suscitare, alternativamente, angoscia o magnetica attrazione. Passione e timore. Panico, entusiasmo, stupore ed esaltazione... Questo era stato il magico impasto di quei giorni.

A sedici anni, la Pittura venne ad annunciargli la vastità dei risultati a cui poteva condurre la reazione “chimica” fra la propria coscienza, la propria psicologia e il flusso inesauribile che dalla Realtà fluiva attraverso i sensi. In quella “camera magmatica” della propria anima, avvenivano le reazioni più impensabili e contraddittorie e in quella “officina” l'infinita molteplicità degli esiti che il mondo naturale già offriva, veniva inseminata e moltiplicata dal contatto con la propria instancabile fantasia creativa.

Era quello il fulcro della sua anima in formazione. In quei mesi l'aveva avvertito distintamente come un terreno che si apriva sotto la spinta di molteplici germogli che premevano con prepotenza  per uscire alla luce del sole.
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Quel germogliare lo costringeva ad auscultarsi continuamente e da allora prese a sorvegliare con sempre maggiore cura, la concantenazione degli eventi che accadevano al proprio interno, quasi che il crescere e il diventare un ragazzo, non potesse prescindere da un virtuale sdoppiamento: da una parte lui come soggetto, osservatore attento della realtà interiore e dall’altra sempre lui, come oggetto, come organismo in continua e perenne trasformazione, come cavia, sotto l’azione incessante dell’oceano sensitivo.
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In quel tumultuoso crescere della propria consapevolezza, ben presto ebbe bisogno di un’altra ospite gradita. Di lì a poco, la Scrittura venne a visitarlo con sempre maggiore assiduità. Il bisogno di registrare e tener traccia di tutto quello che lo scuoteva, divenne allora ineludibile… il groviglio che talvolta lo atterriva ed in altre occasioni lo esaltava, chiedeva di essere dipanato con pazienza e scientifica precisione. II filo dei pensieri e delle sensazioni che accompagnavano il gioco della Pittura chiedeva di coagularsi in frasi, in testi, in lunghe pagine di appunti indirizzati a se stesso…

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Nel lungo pomeriggio estivo, questi pensieri prendono a brillare di una loro singolare consistenza. La sensazione di compiutezza di questo ricordare è precisa come il profumo dei tigli che la brezza porta fin sotto l’ombra dei grandi alberi del giardino.

K. si scuote e rabbrividisce nella calura del pomeriggio. Certo, vi è questo patrimonio accumulato, ma ora tutto ciò si salda ad una nuova scoperta.  K. si sente come prossimo alla soglia di un nuovo percorso.

La sua dedizione al lavoro all’aperto, quel desiderio di un orto da impiantare, di un giardino da coltivare, di alberi da curare, ha radici lontane. Lo sente con chiarezza. D’improvviso gli torna in mente Francesco: quel suo rapporto privilegiato con la sacralità del creato. Il senso di appartenenza e l’amore per ogni manifestazione di Nostra Sorella Madre Terra.


Lo emoziona che un essere umano possa avere anche soltanto immaginato di riuscire a parlare la lingua degli animali ed essersi concesso il privilegio di abbracciare l’intera Natura, in uno slancio ardente di riconoscenza. Francesco è un punto cardinale anche per lui che pure non crede.
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Di che cosa si sono nutriti i grandi mistici del passato? - si chiede. Quale sacro fuoco ha mosso la loro comprensione dell’universo? Quale linfa vitale hanno scoperto nello studio e nella contemplazione della Natura.

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Ecco cosa lo affascina...
La dolce consapevolezza che porta con sé la simbiosi con i fenomeni naturali. La certezza che esista la possibilità di prendere posto in quell’ordine universale, senza disgregrarlo e senza corromperlo.
Senza contrapposizioni, senza dover imporre il proprio potere di uomo, ma incastonando le proprie qualità umane all'interno di una ben più vasto e antico ordine armonico.
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Intuisce che nel proprio desiderio di conoscere i meccanismi del ciclo vegetale e nella dedizione che arde in un qualunque uomo o donna che decida di prendersi cura di un pezzetto di terra, vi è la stessa scintilla e la stessa antica saggezza che ha mosso i mistici di tutte le religioni. Entrare nell’armonia della Realtà. Di quella visibile e di quella, invisibile, ai più. Entrarvi attraverso la porta dell’umiltà, dell’apprendimento graduale, del rispetto per ogni manifestazione della Vita sul pianeta. E infine gli pare quasi di arrivare a comprendere ciò che accomuna la Pittura, la Scrittura, la cura di sé, la passione creativa e l’energia sottile che innerva e sostiene ogni pianta, ogni essere, ogni foglia, ogni filo d’erba.

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E’ bello allora, nel pomeriggio che avanza, sedersi davanti ad uno schermo per tradurre in parole tutto ciò che nutre  la Vita. Quel che sta dietro la parola “energia”, dietro la parola “gioia”, la parola "creatività" e dietro l'espressione  “anima universale”.
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Prende a dipingere allora sullo schermo, quella magica sequenza di segni blu, in un sommesso crepitare di tasti. Nella vibrante ombra verde di fine giugno è come un rito che accade.. Ed è anche un inno, indirizzato ad un destinatario invisibile.

Le dita di K. rallentano e un pensiero lo sorprende. Quella cascata di lettere blu, come una pioggia di note, alimenta il prodigio: i pensieri si mutano in un cibo vitale che alimenta contemporaneamente l'anima individuale e quella universale: il vero pianeta, entro cui tutti noi viviamo.Quella sequenza di lettere, che si posa gradualmente sul candido schermo, è infatti capace di trasmettere a migliaia di chilometri di distanza, e attraverso il tempo, un messaggio indirizzato a tutte le persone capaci di ascolto e sensibilità. E’ la semina miracolosa che già il maestro Hermann aveva intuito dovesse seguire all’infanzia del mago. 
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I
n quello scrivere c’è il prodigio di rendere visibile e condividere ciò che scorre nel sangue, ciò che davvero è più nostro: la nostra essenza. Fino a farla somigliare alla linfa che accende i campi, i giardini e perfino i cieli notturni, di colori e di luci.















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" Sono stato cresciuto non solo da genitori e da maestri, ma anche da potenze più remote, nascoste e misteriose, tra le quali anche dal dio Pan che stava, in sembianza di piccolo idolo indiano danzante, dietro il vetro nella libreria di mio nonno. Questa divinità, ed altre ancora, si sono prese cura della mia infanzia, e ancora prima che sapessi leggere e scrivere, mi hanno riempito di immagini e di pensieri d′oriente, antichissimi, a tal punto che più tardi io ho considerato ogni incontro con la saggezza indiana e cinese come un ritrovarsi, come un ritorno a casa. Eppure sono europeo, sono persino nato sotto il segno attivo del Sagittario, e per tutta la vita ho praticato le virtù occidentali della impetuosità, del desiderio e della curiosità insaziabile.
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Per fortuna, come la maggior parte dei bambini, tutto quel che è indispensabile e prezioso nella vita, l′ho imparato ancor prima di andare a scuola, con la guida di alberi da frutto, della pioggia e del sole, di fiumi e boschi, di api e insetti, con la guida del dio Pan, l′idolo danzante nella stanza del tesoro del nonno.

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Conoscevo bene il mondo, impavido stavo in compagnia di animali e stelle, mi sapevo orientare nei frutteti e nell′acqua insieme ai pesci, e sapevo già cantare un buon numero di canzoni. Sapevo anche fare magie, cosa che purtroppo ho disimparato presto e che ho dovuto imparare daccapo da adulto, e possedevo tutta la favolosa saggezza dell′infanzia." 

[ tratto da L'infanzia dell'incantatore di H.Hesse ]


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Commenti

  1. Sempre più bravo, Carlo! Le foto bellissime. Bella la tua capacità, come la mia, come quella di Hermann Hesse (!) di riscoprire "tutta la favolosa saggezza dell′infanzia." Ciao

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  2. Musica, immagini, parole: hai reso benissimo la scoperta, da parte di questo adolescente, dei colori e delle parole del mondo, ma soprattutto di se stesso.
    A scoprire come è fatto il mondo, si scoprono le nostre attitudini, i nostri gusti, le nostre capacità, tutto quello che siamo.
    Un abbraccio

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  3. che piacere leggere i tuoi scritti :)

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  4. a venezia qualche giorno fa mi sono imbattuta nella mostra su Gustav Klimt nel segno di Hoffmann e della Secessione, e adesso questo trovo post a completare le sensazioni e le emozioni che ancora mi ruotano dentro, grazie.

    :-)

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  5. Un cammino umano fatto di emozioni, emozioni consapevoli; un cammino all'insegna dei colori, di quel blu che avvolge dolcemente l'anima. Un cammino che "riconosce" il bello, oltre ogni categorizzazione ... perchè il bello non ha confini ristretti se non quelli che gli impone la mente di chi guarda. E Francesco lo insegna, si.
    Gran bel post

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  6. che post ricco e vibrante in ogni parola.
    complimenti.
    le foto poi, bellissime.
    :-)

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  7. Ti ringrazio per i bei commenti lasciati sotto le mie fotografie. Scrivi benissimo, che ogni commento sembra poesia. Grazie! Sono molto felice! Io non sono brava a scrivere e infatti uso le immagini. :) Grazie ancora!

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  8. Ho rubato due albicocche e le ho mangiate sull'albero...uma vera delizia!!
    Ciao Carlo, buona domenica.
    Mara

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