Alfonsina y el mar
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ALFONSINA STORNI
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Navigando sul mare magnum del Web talvolta si ha la fortuna di incontrare qualcosa che magari ci era capitato di sfiorare tempo prima e che tuttavia non avevamo approfondito come meritava. Proprio in questi ultimi giorni leggendo le ultime cose del blog di Anto, [ http://amaremareedamore.blogspot.it ], mi sono imbattuto in un Post che è andato a colmare un vuoto che sentivo di avere nei riguardi di una canzone che conoscevo da anni.
. Una canzone struggente e malinconica, dolce e triste, tragica ed epica allo stesso tempo. Tutto questo è infatti la canzone di Mercedes Soza "ALFONSINA Y EL MAR"
E le canzoni, ogni tanto, specie se non sono scritte nella tua lingua, specie se non ne afferri con precisione il significato letterale, e non comprendi i risvolti biografici a cui alludono, succede che ti catturino in una sorta di sortilegio, nel senso che acquistano su di te un potere magnetico.
. Credo che sia il medesimo automatismo psicologico che accade da bambini quando nel dormiveglia che precede il sonno, ascoltavamo una canzone, che magari qualcuno metteva per farci addormentare.
E' una mia ipotesi, questa, perchè mi sembra che le cose siano simili. Ascoltavamo quel ritmo e quella melodia ma non l'ascoltavamo con la parte razionale del nostro cervello, non indagavamo di chi fosse e cosa effettivamente dicesse ma proprio allora accadeva che fossimo invasi da quell'atmosfera e vi prendessimo parte. Eravamo noi stessi insomma, a prendere posto in quel dolce suono, facendoci cullare in quello spazio del tutto particolare che la canzone creava .
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Ma da adulti -ho scoperto- succede la stessa cosa con certe canzoni che finiscono per avere un effetto magnetico e suggestivo. A me è accaduto diverse volte così: un motivo straniero, un motivo a cui ti accosti non tanto con la ragione che è interessata a capire il senso e ad afferarne il contesto e il significato, ma con la mente quasi in stand-by, lasciandoti andare sulla corrente delle note e delle parole ecco che allora ti entra dentro e ti crea infinite suggestioni. Mette in moto cioè la tua parte immaginativa e a quel punto tu non "senti" soltanto, ma "vedi" e sei dentro ciò che vedi...
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Ecco, a me la canzone "Alfonsina y el mar" faceva da sempre questo effetto... sognavo ad occhi aperti, entravo in uno spazio speciale che quella musica mi apriva.
Così nel leggere il testo pubblicato da Anto, ho avvertito immediatamente che quell'articolo che leggevo, andava come a colmare un mio vuoto. Non conoscevo infatti questa donna - Alfonsina Storni, emigrata dal Canton Ticino in Argentina e non conoscevo nulla della sua biografia reale. Eppure in un modo certamente insolito e misterioso era come se già la conoscessi perchè quella canzone che mi risuonava dentro da tanto tempo, già mi aveva parlato di lei, delle sue angosce, dei suoi stati d'animo e del suo congedo finale dalla vita, meglio di qualsiasi trattato o biografia. Questo alcune canzoni/poesie lo fanno! E sono le canzoni che puntano dritte al cuore di una vicenda umana.
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La canzone [che ora propongo sia nella versione di Mercedes Soza che di Eugenio Bennato] credo davvero che fotografi alla perfezione, anche se in modo visionario e poetico la storia di Alfonsina Storni.
Ma non solo. Secondo me descrive indirettamente anche una tipologia umana ben precisa, che unisce numerose donne che si sono trovate a vivere come "in anticipo sui tempi storici" che le hanno viste nascere e crescere. Come se fossero nate in un tempo che ancora non poteva accoglierle e capirle.
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Questo per dire che alcune figure femminili sono accomunate proprio da una grande forza e carica innovatrice e insieme da una commovente fragilità. Mi viene in mente Antonia Pozzi, Lou Salomè, Anais Nin e più di recente Ingeborg Bachmann.
Donne che hanno vissuto intensamente e sentito tutta quanta la bellezza del vivere ma anche la sua drammaticità. Donne che hanno percorso un cammino tormentato e pagato assai caro ogni loro scelta di autenticità. Ma non poteva essere diversamente perchè quella era la loro natura e la loro essenza.
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Mi piace a questo punto riproporre il post di Anto, dedicato ad Alfonsina Storni.
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[ Testo di Rosa Capuano ]
. . . Vissuta negli anni della Belle Époque, era il 1892 quando nacque a Sala Capriasca, la Storni si è cimentata nella sua vita tra svariate attività, da quelle umili di lavapiatti, poi insegnante fino a diventare giornalista e poetessa di grande spessore. Fu proprio lei a dire di se “Mi chiamarono Alfonsina che significa disposta a tutto". In effetti la sua biografia umana ed intellettuale è stata intensa come il suo amore per l’arte e la vita. I genitori emigrarono dalla Svizzera per l’Argentina quando lei aveva solo 4 anni e nel nuovo mondo la famiglia Storni cercò di conquistare il proprio posto al sole non senza sacrifici e difficoltà. La giovane Alfonsina per sopperire alle scarse entrate finanziarie si occupò come si è detto di lavori molto umili ma non trascurò mai la sua formazione culturale. . . Nel 1907 frequentò la compagnia teatrale del maestro Manuel Cordero. Esibendosi in tutto il paese interpretò opere di Ibsen, Pèrez Galdòs e Sanchez. A soli 20 anni si trasferì a Buenos Aires, sperando di trovare nella capitale la realizzazione delle sue aspirazioni artistiche. Sognava infatti di calcare palcoscenici o di diventare musa di qualche regista ma ben presto si ritrovò ad affrontare una maternità in solitudine. Essere una ragazza madre nell’Argentina del 1912 era considerato un onta ed un vero e proprio svantaggio sociale ma Alfonsina tramutò lo svantaggio in successo. Non svelò mai l’identità del padre di suo figlio ed in una sua celebre poesia descrive la sua convinta difesa di un amore passato e racchiuso nel suo intimo: Chi è colui che amo? Non lo saprete mai. Mi scruterete gli occhi per scoprirlo e non vedrete mai che il fulgore dell'estasi. Io lo imprigionerò perché mai sappiate immaginare chi ho dentro il mio cuore, e lì lo cullerò, silenziosamente, ora dopo ora, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Vi darò i miei canti, ma non il suo nome. Lui vive in me come un morto nella sua tomba, Tutto mio, lontano dalla curiosità, dall'indifferenza, dalla malvagità Alfonsina dunque scelse la strada dell’avanguardia e della rottura dello schema che la vedeva accompagnata ad un uomo oppure scrittrice votata per la sua stessa identità di genere, all’amore romantico. Così scriveva in una sua poesia La Lupa (La inquetud del rosal, 1919) . Io son come la lupa. Vado sola e non mi curo del branco. Sola il nutrimento mi procuro dove voglio lo trovo perché io ho una mano che sa lavorare e un cervello che è sano Fu protagonista assoluta della sua vita e la sua attività letteraria che maturò negli anni 20 ne è la testimonianza. Collaborò con giornali e riviste a Buenos Aires sotto pseudonimo (Tao Lao) conciliando l’attività di docente di letteratura alla Escuela Normal de Lenguas Vivas. La sua penna sferzante parlava di avanguardia, di emancipazione sociale, soprattutto delle donne. I suoi principi furono sorprendentemente oggetto di critica ed ammirazione da parte di scrittori connazionali ed europei. Tuttavia, nonostante un insperato successo, il male interiore avanzava e la sua poetica fu ben presto espressione di una malinconia ed una sorta di nichilismo dettati dalla consapevolezza che la società del suo tempo difficilmente si sarebbe liberata dall’impronta patriarcale e dello strapotere maschile. La sua poesia, inizialmente ispirata all’entusiasmo della nuova avventura nella capitale argentina, all’amore intenso e passionale, fu caratterizzata negli anni della maturità dall’amarezza e da un forte pessimismo che esprimeva con rime talvolta accese talvolta dolci. Sono due le poesie che possono caratterizzare questa dualità nella sua poetica: Ocre del 1925 dove per lei il mondo era un pomeriggio d’oro e “Il mondo dei sette pozzi” di circa dieci anni più tardi in cui descrive un mondo aspro, crudele con occhi di fiamma che sono fari d’angoscia Questa visione è legata in gran parte alla delusione che la città di Buenos Aires le diede; una città, come scrive, dove domina la miseria, quella che si offre al povero per continuare a vivere e quella che si offre all'uomo per persistere nel comunicare. Sia nella prima che nella seconda fase della sua produzione, la natura viene umanizzata per ribadire al lettore sottoforma di metafora le molteplici possibilità che ha l’uomo ma soprattutto la donna di rigenerarsi. In special modo dopo la distruzione morale e dei sentimenti, esiste il ritorno dell’amore come una primavera che dona conforto ma senza dimenticare che l’inverno non lascerà mai il suo ruolo nella grande rappresentazione che è la vita. Il teatro, le metafore, la malinconica trascrizione dei suoi pensieri fanno da contraltare alla fine della vita di Alfonsina. Colta da un male incurabile , in un giorno del mese di Ottobre del 1938 decise che il mare che dall’Europa l’aveva portata in America l’avrebbe di nuovo accolta. Così dopo aver scritto “Voy a dormir”, la sua ultima poesia, andò incontro a quel mare scuro e agitato del mar de la Plata facendosi annegare tra la sua bianca spuma. Voy a dormir è una sorta di testamento personale, l’ultimo grido di una donna che ha voluto lasciare un segno e rompere quegli schemi che ancora difficilmente potevano esser scardinati . Vado a dormire, mia nutrice, mettimi giù. Mettimi una luce al capo del letto una costellazione; quella che ti piace; tutte van bene; abbassala un pochino. Lasciami sola: ascolta erompere i germogli... un piede celeste ti culla dall'alto e un passero ti traccia un percorso La sua opera resta nella cultura sudamericana ma anche in Europa un mirabile esempio di lirismo schietto mai retorico. Di lei Delfina Muschietti, studiosa argentina che ha curato la raccolta delle sue opere, dice: "Alfonsina non è qualche lacrima, è un limpido torrente, un dirompente fiume, forse è un mare di verità. O forse è la verità che sta tra il cuore e la mente ad essere straordinaria e obliqua, e che cammina nella direzione del tempo?" Oggi il ricordo di Alfonsina Storni è vivo più che mai nella cultura sudamericana e lo testimonia anche la sua presenza nel Salón de las Mujeres Argentinas (Sala delle donne argentine) presso la Casa Rosada di Buenos Aires; il palazzo presidenziale che in occasione del bicentenario della nascita ha voluto omaggiare le donne che hanno fatto la storia del paese. Alfonsina quel posto lo ha senza dubbio meritato." . . | ||||||
Infine il testo della canzone "Alfonsina y el mar":
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“Por la blanda arena Que lame el mar Su pequeña huella No vuelve más Un sendero solo De pena y silencio llegó Hasta el agua profunda Un sendero solo De penas mudas llegó Hasta la espuma. . Sabe Dios qué angustia Te acompañó Qué dolores viejos Calló tu voz Para recostarte Arrullada en el canto De las caracolas marinas La canción que canta En el fondo oscuro del mar La caracola. . Te vas Alfonsina Con tu soledad ¿Qué poemas nuevos Fuíste a buscar? Una voz antigüa De viento y de sal Te requiebra el alma Y la está llevando Y te vas hacia allá Como en sueños Dormida, Alfonsina Vestida de mar. .. Cinco sirenitas Te llevarán Por caminos de algas Y de coral Y fosforescentes Caballos marinos harán Una ronda a tu lado Y los habitantes Del agua van a jugar Pronto a tu lado. . . Bájame la lámpara Un poco más Déjame que duerma Nodriza, en paz Y si llama él No le digas que estoy Dile que Alfonsina no vuelve. Y si llama él No le digas nunca que estoy Di que me he ido. | Per la soffice sabbia lambita dal mare la sua piccola orma non torna più Un sentiero solitario di pena e silenzio giunse sino all'acqua profonda un sentiero solitario di pene mute arrivò sino alla spuma Dio sa quale angustia ti accompagnò quale antico dolore spense la tua voce per addormentarti avvolta dal canto delle conchiglie marine la canzone che canta nel fondo oscuro del mare, la conchiglia. Te ne vai Alfonsina con la tua solitudine quali nuove poesie fuggisti a cercare?...... Una voce antica di vento e di sale ti lacera l'anima e ti sta chiamando laggiù e tu fin là vai, come in sogno addormentata Alfonsina, vestita di mare Cinque sirene ti condurranno lungo il cammino di alghe e coralli e fosforescenti cavalli marini faranno al tuo fianco la ruota e gli abitanti dell'acqua verranno a giocare subito attorno a te . . Abbassami un po' di più la luce Lasciami dormire in pace, mia Nutrice, e se chiama Lui non dirgli che ci sono. Digli che Alfonsina non tornerà. E se chiama lui non dirgli mai che ci sono digli che me ne sono andata. | |
Alfonsina y el mar (Félix Luna - Ariel Ramírez) Album: Mujeres argentinas (1969) | ||
e ora devo per forza andare ad ascoltare quella canzone :) sto lavorando anche io. penso che andro' in ferie a settembre. ho voglia di treno e di parigi, chissa' perche' :)
RispondiEliminaio l'ho messa come primo brano della colonna sonora del blog ma non so se riesci a sentirla. Dipende della velocità della tua connessione... In ogni caso settembre è un gran bel mese per staccare. E l'associazione treno-Parigi anche a me viene spontanea
RispondiEliminasaràò che l'unica volta che son stato a Parigi l'ho fatto arrivando alla Gare de Lyon e mi è rimasto un gran bel ricordo...
Direi anche che te le meriti un pò di ferie...ma BELLE anche!! :))
Avevo fatto anch'io a marzo un post su Alfonsina, grazie per l'approfondimento e per le tue riflessioni.
RispondiEliminaUn abbraccio grande.
Mi hanno colpito le tue splendide foto Carlo! complimenti!
RispondiEliminaHai visto le mie? Certo non si possono paragonare! :)
Un bacio!
grazie per questo splendido post, Carlo.
RispondiEliminaNon conoscevo Alfonsina ma la canzone di Mercedes Sosa l'avevo ascoltata in un concerto stupendo a Napoli, quando venivano a cantare per le estati napoletane i migliori interpreti del mondo. Ora siamo più poveri di prima, e non solo in senso economico.
Ciao
Tu sei una miniera di sapere ;-) La canzone culla e coccola ...
RispondiElimina"Metto troppa arte nella mia vita e di conseguenza non mi rimane molto da dare all'arte." Tina Modotti
RispondiEliminaCi sono donne che per il loro peso intellettivo risultano gravose a sé e alla società.
Ho letto la sua ultima poesia tante e poi tante volte. Ho cercato di intuirne i gesti mentre sceglieva le parole. Ho immaginato parole scartate e altre cancellate per poi riscriverle di nuovo. L'ho vista con gli occhi lucidi affidare ad esse tutto il senso di un gesto. Tra esse ho cercato un ripensamento, un vacillare, un desiderio di non fare; ci ho trovato tanta dolcezza ed ho portato via dentro me, il suo dolore.
RispondiElimina@ Mara:
RispondiEliminaCi sono canzoni che sono come un libro da aprire...tante volte ci fermiamo solo alla copertina.Alcune storie più scavi e conosci, e più si rivelano inesauribili e piene di echi e interrogativi.
@ Sara:
Grazie sempre per l'apprezzamento. Le foto sono belle o meno ma dipende sempre dagli occhi di chi guarda se le immagini riescono pure a "parlare"! :)
@ jeneregretterien:
Certo che ci sono tante fasi! Napoli ha attraversato un periodo di rinascita e poi è stata lasciata affondare nell'incuria e non solo per i rifiuti, ma proprio a livello culturale. Un pò per i tagli ai bilanci dei Comuni e molto per la miopia di chi ci amministra si è mollato tutto e oggi ci si ritrova con un bel deserto attorno. Senza pensare che è solo tramite la politica culturale che si coltivano le nuove generazioni a dei valori "alti". E pensare che l'Italia potrebbe essere un "faro" in quanto a musica,letteratura, storia e bellezze paesaggistiche! Buon fine agosto![nonostante il caldo allucinante]
@ Misti:
No non sono una miniera di niente. Sono soltanto un curioso di cose belle e significative ai miei occhi E questo mi frega! :) perchè poi devo scavare e conoscere sempre di più.
@ germogliare:
Bravissima!mi hai fatto ricordare che pure Tina Modotti e Frieda Kahlo appartengono a questa tipologia umana femminile.
Vite piene, vite spese "senza economia", mischiando dolore e passione, arte e ideali, delusioni e grandi slanci di generosità.
Ecco se c'è un tema che non mi stanca mai è proprio questo: quanta Arte si può mettere nella propria vita? Sarà che il rapporto fra Arte e Vita mi interessa da sempre e in modo ricorrente finisco sempre per trovarmelo davanti.Più che essere gravose a sè e alla società, alcune donne vivono fino in fondo la loro originalità e questo le porta a comportamenti che i nostri occhi ritengono"deleteri" e penalizzanti. Eppure per una personalità fatta in un determinato modo non esiste l'utile e il dannoso per i propri interessi. Esiste la necessità di essere come si è. A prescindere dalle conseguenze.Non è un pò così?
Ovvio che a molti potranno poi sembrare delle extraterrestri queste personalità totalmente svincolate dai comuni canoni di ragionamento dettati dalla convenienza individuale.
@ Anto:
Anche per me è così. E' come "vederla", c'è un identificarsi in quei momenti che è lacerante. Vivere quegli istanti credo sia provare tutti gli opposti sentimenti possibili:ti do una dritta, una cosa che scrissi anni fa e che in qualche modo associo a questa storia di Alfonsina Storni.
Ti metto il link:
http://curiosidelmare.blogspot.it/2006/03/reparto-psichiatrico-e-sera.html#links
@ Anto:
RispondiEliminaVia mi voglio rovinare... :-)
Ti metto pure il LINK ad un mio vecchio post su questo tipo di donne.
http://curiosidelmare.blogspot.it/2007/09/le-donne.html
ciao ho scoperto per caso il tuo blog e devo dire che è molto interessante!
RispondiEliminaTi seguo con piacere!
Che emozione questo post!!
RispondiEliminagrazie Iraida
Carlo e dai, dammene anche un altro, le promozioni si fanno così, non lo sai? Due per tre :)
RispondiEliminaHo trovato i tuoi post molto interessanti. In particolar modo quello sua follia anche se, quella di Alfonsina, non la considero una vera e propria follia. Il suo suicidio è una resa non resa. Una resa alla malattia e al tempo stesso un non arrendersi ad essa. Forse è insensato quello che dico, ma "sento" in quelle parole tanta sensatezza, tanto dolore ma anche tanto amore per la vita. Non c'è una parola di rancore verso gli eventi, non c'è una maledizione verso ciò che le ha reso impossibile il continuare a vivere.Forse sbaglio, ma io ci vedo tanta malinconia; ma di quella sana, sensata, un dire basta quando il gioco non ci appartiene più e rischia di cancellare tutto, di cancellarci. Una malinconia dolce, non da perdente, ma quella di chi ha capito tante cose e sa ormai cosa sia la saggezza.
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Grazie mi hai dato uno spunto di riflessione su un argomento che mi frullava in testa da tempo ma non trovava la strada per concretizzarsi. Adesso, tramite i tuoi post ( entrambi uniti... pensa te!)ha trovato i giusti binari... non oso pensare cosa accadrebbe se mi postassi il terzo link! :))))
@ Iraida:
RispondiEliminaE' un piacere il condividere. Anche quando gli argomenti trattati sono ostici o poco "alla moda".
@ Anto:
ahahahahah...ma allora ci hai preso gusto!
Per caso vuoi fare pure la raccolta dei "bollini"?
No... perchè se la fai, ti mando tutta la scheda da riempire! ;) ;) ;)
Come dire... ti mando l'elenco dei miei Post che a distanza di anni ritengo ancora validi!
Lo vedi che razza di promozione e di operazioni di Marketing riesco a fare? Rido come un matto...
Sul discorso follia hai ragione tu e non mi sogno di parlare di follia nel caso di Alfonsina. Penso come te che quando hai provato di tutto nella vita(sofferenze dolori delusioni illusioni e disillusioni arrivi in un territorio particolare dove davvero hai dentro una saggezza che ti rende fuori dagli schemi comuni e a ragionare e a sentire in un modo che è solo tuo, ben al di fuori dalle categorie di "follia/saggezza". Tocchi piuttosto una consapevolezza che è preclusa agli altri e una "dolcezza" che si potrebbe anche chiamare "benevolenza" verso il Tutto.
E allora...sei pronta?
Ti do il terzo riferimento, ok? ;)
http://curiosidelmare.blogspot.it/2005/10/gli-illuminati.html#links
Dei bollini no, ma dei tuoi post sì.
RispondiEliminaSei in prima pagina sul mio blog, grazie.