Il più importante organo...
"Perché è così difficile trovare la felicità?
Perché la si attende. "
[ Omraam Mikhaël Aïvanhov ]
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Fotografia di Evgen Bavčar . |
" Lo spirito è l'organo di percezione più importante. "
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Sono le parole di Evgen Bavčar, un fotografo cieco dall'età di 12 anni, ma che tuttavia pare dotato di una visione che manca a tanti altri. Le sue foto sono evanescenti, profonde, immaginarie. Si potrebbe dire che Bavčar vede col Terzo Occhio, e che per lui, il buio sia prima di tutto un contenitore di possibilità, lo spazio del possibile. Un luogo privilegiato che consente di poter vedere in un altro modo, più in profondità.
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Nel mondo odierno - oculocentrico - nel quale la conoscenza e talvolta perfino l'informazione poggia in maniera preponderante sul senso visivo, la determinazione a voler immettere lo Spirito, uno spirito di consapevolezza nella Fotografia (un mezzo che fino a poco tempo fa molti consideravano di per sè oggettivo, a differenza della pittura) è un atto di coraggio inusitato.
. Proprio nel tempo in cui i satelliti vigilano ogni angolo del pianeta, le nostre città sono costellate di telecamere e solo l'immediatezza dell'immagine televisiva sembra restituire la verità, introdurre una simile concezione è un punto fondamentale sia culturale che politico. .
Significa prendere atto che in ogni atto di rappresentazione c'è un'azione di esclusione di alcuni elementi, a favore di quelli da rappresentare. Non esiste cioè una rappresentazione che non sia parziale e frutto di scelte preordinate.
. Riconoscere allora tale parzialità e giungere a identificare quelle che Bavčar chiama addirittura "visioni razziste", visioni prettamente occidentali, stereotipate, diffuse in modo massivo dalla pubblicità, dalla televisione e dalle riviste di cui ci nutriamo settimanalmente, equivale allora ad una crescita della nostra consapevolezza. Un primo, primissimo passo per trovare il nostro modo di vedere e sentire il mondo, avviandoci a utilizzare il nostro Spirito. L'organo di percezione più importante. |
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Pare che il cervello tenda a vedere solo ciò che conosce già, e che dunque l'immaginazione apra al cervello nuovi mondi, nuovi spazi e nuove dimensioni.
Ogni illusione ottica è il frutto di un'abitudine della mente per cui potremmo sostenere di essere tutti quanti potenzialmente "maghi". . Possiamo infatti scegliere noi le nostre abitudini, rinunciando alle vecchie, per altri e nuovi comportamenti. Possiamo optare allora per la Magia Bianca o quella Nera. Scegliere se nutrirci di pensieri belli o brutti. E' nostra la possibilità di scelta. . Ogni parola, ogni immagine, in realtà, è un incantesimo che mettiamo al mondo. L'illusione non è un termine negativo (come credeva Leopardi), nè positivo. . E' uno strumento, invece, di cui, possiamo farne ciò che vogliamo. Con la nostra scelta, quasi come fossimo dei prestigiatori, possiamo stupire chi guarda una nostra creazione oppure finire per piangerci addosso. . L'illusione in questa particolare accezione diviene allora parte essenziale del nostro modo di rapportarci alla realtà, tanto che potenzialmente potremmo giungere ad affermazione dirompenti: . .
" L'energia fluisce e va, dove l'indirizza l'attenzione "
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" Il mondo è quello che uno pensa che sia "
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Fino alla più paradossale e rivoluzionaria delle verità: |
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" La felicità è una scelta "
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Bavčar si racconta senza filtri, con un forte desiderio di condividere e riesce spesso a farci sfiorare la sua visione mentale, la sua realtà costruita attraverso tutti i sensi ad eccezione della visione diretta, quella fisiologica che a lui manca dall’età di 12 anni.
. Eppure lo scontro con ciò che gli manca, non lo sente e non lo cerca, lo elabora. L’universo che lui crea è accessibile agli altri, grazie al mezzo fotografico che, per colmo, da strumento della vista, del vedere si tramuta in strumento del non vedere. Bavčar ama la vita, le sue sorprese, ama conquistare territori impervi per una spinta vitale innata che lo porta verso l’esplorazione e l’analisi, verso l’azzardo e la conoscenza, verso l’affermazione di se che gli permette di comunicare con gli altri. Nato in Slovenia nel 1946. Figlio di “un paese dai confini mobili e dalle tante culture stratificate”, egli stesso racconta nella sua autobiografia “Le voyeur absolu” che i suoi genitori erano sloveni del tempo della monarchia austroungarica; divennero poi italiani e in seguito jugoslavi, ora sarebbero di nuovo sloveni. Vive a Parigi da decenni ma torna spesso in Slovenia che rimane il suo spazio d’ispirazione e il suo luogo di creazione per eccellenza. Laureato in Filosofia estetica alla Sorbona nel 1976, ricercatore presso il CNRS francese, scrittore, poeta, conduttore radiofonico, conferenziere internazionale. Parla correntemente 5 lingue, alle quali ha voluto aggiungere il linguaggio delle immagini. L’evoluzione tecnologica gli ha permesso di superare ostacoli pratici e concentrarsi sui contenuti della sua arte. Dall’alto della sua mente sconfinata scatena una rivoluzione ricca di quesiti esistenziali, in controtendenza rispetto ai luoghi comuni dell’arte e del mondo. Acuto, ironico, incantatore riesce a spiegare con parole raffinate che il nostro istintivo pregiudizio non ha fondamento: non dobbiamo chiedergli come fotografa, piuttosto perché fotografa. Lo scrigno dei ricordi che ha raccolto fino ai 12 anni - quando la luce faceva ancora parte integrante del suo vedere – diventa il luogo dove attingere visioni. . La sua esperienza di luce si fonde con i messaggi che gli arrivano dai sensi attivi: gli odori, i suoni, tutto ciò che tocca e quello che prova. . Le immagini gli si formano in un gioco di rimandi all’interno di se stesso e nel dialogo con i suoi “consiglieri-lettori”, persone senza troppe sovrastrutture, che conservano ancora l’innocenza dei bambini. : Tra questi preferisce da sempre sua nipote Veronica: angelo protagonista di alcune opere e voce narrante di molti scatti. La luce per Bavčar è una nostalgia ancestrale, che inevitabilmente si sovrappone alla nostalgia per la propria infanzia, quando correva nel paesaggio sloveno, quando il giorno era rappresentato dalle rondini e la notte arrivava e andava via veloce. . Invece, in questa notte permanente in cui vive da molti anni, lui ha il privilegio di portare entrambe le esperienze di visione, quella fisica e quella mentale, lungo un percorso consapevole e davvero unico. |
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[ tratto da una intervista a Evgen Bavčar ]
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Venire qui da te e' come viaggiare. E poi c'era pure il jazz :)
RispondiEliminaParole su cui riflettere...oggi non mi capitano a caso...
RispondiEliminaE' pur vero che la felicità è una scelta e che l'energia va dove la si indirizza... ma è anche vero che nella vita è difficile riuscire a proiettare questa energia nella giusta direzione... molto difficile a volte...
RispondiEliminaUn caro saluto
@ zjahirax:
RispondiEliminae c'è anche il Jazz, vero... mancano solo dei calici di vino rosso, ci pensi tu? ;-)
@ Pane e Tulipani:
Hai colto perfettamente l'intenzione di questo post. Riflettere e far riflettere su ciò che diamo troppo spesso per scontato. Che la Felicità giunga da fuori come la pioggia o la neve. Che scenda all'improvviso
senza che noi abbiamo parte attiva nel farla accadere. Ci sono concezioni alternative a questo modo di pensare. E molto sta in noi. Se è vero che il mondo è ciò che ne pensiamo, è sufficiente saper guardare con altri occhi, con altro atteggiamento ed ecco che anche le piccole cose che scorgiamo ci possono riempire la vita. Ma è la disposizione con cui andiamo incontro alla realtà che fa la differenza. Un caro saluto.
@ Vilma Bellucci:
Ovvio che non esistono verità assolute nè dogmi, però essere felici, tante volte è molto più semplice di quel che riteniamo. La felicità può essere il nostro modo di accostarci agli altri, all'arte, il sentirci vicini a chi soffre. Altre volte la felicità è una fotografia riuscita, una battuta detta al momento giusto che strappa il sorriso di chi nemmeno conosci, il fermarti per far attraversare una coppia di anziani. In questo senso c'è una nostra responsabilità in quel che scegliamo di vedere e nell'idea che ci facciamo della realtà attorno a noi. Ma è solo un accenno questo, l'indicazione di una direzione che si può seguire. Buon weekend, intanto. Da te s'è vista la neve?
Hai ragione... è vero ciò che dici, e lo so perfettamente che la felicità si può trovare nelle cose più semplici e spontanee. Ma per vedere tutto ciò, bisogna prima di tutto stare bene con se stessi.
EliminaLa neve si è vista appena, giusto una visita... poi è sparita.
Beh, questo tuo ultimo commento (solo quello) è un pò banale...!
RispondiEliminaSono frasi dette e ridette :(
"Perché è così difficile trovare la felicità?
Perché la si attende. "
Ecco,io direi cercare la felicità, trovare sarebbe troppo da "privilegiati".. cerca e (forse)trovi! :)
esempio: i soldi non "donano" felicità è risaputo...ma... difficilmente li cerco, e quando solo li penso... arrivano! :))
@ Sara:
RispondiEliminaOddio Sara,
beh... intanto mi hai fatto sorridere e questo è già una bella cosa.
Comunque no, non era quello il senso della citazione. Non mi metterei mai sul piano dei proverbi o dei modi di dire.
Piuttosto, se metti in relazione quella frase con il resto del post credo che cogli meglio il significato. Quella frase serve proprio a illuminare assai bene la storia di questo fotografo del tutto insolito. Buona serata intanto, coi soldini o senza! :-))
eppure, ho provato di tutto un pò...parole, parole... solo parole! (mina)
RispondiEliminastanotte sogno, penso e vinco! se il soldino non "dona" la salute figuriamoci la... miseria! :(
"Notte anche a te!
non conoscevo nè questo fotografo nè questo tango...è sempre una nuova estasiante scoperta passare qui da te ;*
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