HEALING GARDEN





     
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Considerati alla stregua di un palliativo delle cure mediche, per gran parte del XX° secolo, gli healing gardens o giardini terapeutici, si stanno diffondendo rapidamente nel mondo anglosassone e più lentamente in altri paesi europei

Ma qual'è la loro funzione? Da quale idea-base sono nati?
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In realtà il legame tra natura e cura è sempre stato molto forte fin dall'antichità.
In epoche più recenti basta ricordare la diffusione dell’orto nelle abbazie cistercensi oppure ancora agli ospedali di Filadelfia e di Parigi con i loro orti e giardini (XIX secolo).  
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Nella pratica, è proprio nel mondo anglosassone che il rapporto tra verde e cura è stato sviluppato in modo particolare a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. 

Poi a partire dal 1980, gli studi che hanno preso ad indagare la correlazione fra verde, spazi naturali ed effetti terapeutici sull'uomo, si sono moltiplicati. Ne è nata una disciplina che ha per oggetto la comprensione delle caratteristiche debbano avere questi spazi verdi che curano: se anche può esservi sembrata visionaria l’idea antica che basti la brezza fresca del mattino, il sole filtrato dalle foglie e il verde profumato di un giardino per sollevarci da ciò che ci affligge, è vero che viene ripreso un po’ ovunque lo studio pubblicato nel 1984 sulla rivista Science dallo psicologo ambientale Roger Ulrich (Texas A & M University). Ulrich definisce la natura come una ‘distrazione positiva’ ed è stato il primo a utilizzare i criteri severi della sperimentazione scientifica per quantificare gli effetti sulla salute della presenza di un giardino o anche solo di una vista panoramica sul parco in un luogo di cura.
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Le sue ricerche hanno registrato tempi di guarigione più brevi, minore utilizzo di antidolorifici e inferiore incidenza di complicanze post-operatorie per i pazienti reduci da interventi chirurgici che ne potevano godere, rispetto a quelli la cui finestra di corsia dava ad esempio su un muro di mattoni.

Tra i punti principali della progettazione di un giardino di questo tipo, c’è una particolare attenzione per animarlo tutto l’anno con specie botaniche non tossiche ed autoctone,  in grado di attrarre e ospitare specie animali, come uccellini, scoiattoli, pesci e farfalle, rendendolo adatto sia agli utilizzatori passivi seduti semplicemente in contemplazione, sia agli utenti attivi, ad esempio attraverso l’ortoterapia e la coltivazione di piante da frutto.

I benefici degli healing gardens possono essere molteplici: dalla riduzione dello stress in pazienti, familiari e staff, alla riduzione dei costi delle cure, all’aumento dell’autonomia nella deambulazione da parte dei pazienti sottoposti ad interventi ortopedici, al miglioramento dell’umore e della qualità globale della vita."
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Qualche giorno fa,  trovando questo articolo in Rete, non ho potuto fare altro che pensare a quanto intenso sia il legame fra mondo naturale, paesaggio, territorio e questo stranissimo animale che è l'uomo.
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Mi pare infatti che tutte le persone cresciute a contatto con la campagna  e con la terra, conservino come un imprinting nella loro memoria, oltre che nelle fibre del loro organismo.

Ogni volta che è possibile c'è come un bisogno istintivo di tornare ad immergersi in quell'abbraccio che solo la Natura, un bosco, o il silenzio delle montagne, sa offrire in modo così intenso e diretto. Probabilmente, le persone... noi insomma, dovremmo in qualche modo tendere ad assomigliare nei comportamenti a quello che la Natura è capace di fare nei nostri confronti. Diventare uno spazio che abbraccia, che accoglie, che accetta senza attendere nulla in cambio. Uno spazio che così, continuamente, finisce per creare le condizioni per lo sviluppo di altri esseri e individui.
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E mi viene in mente quello che ha significato per me, conoscere fin da bambino, la pace che può regalare il camminare fino a perdersi per le colline o per i campi. Il senso di rilassamento e di tranquillo abbandono, che ne ho sempre ricavato, così come la passione, che poi da grande ne è scaturita per le escursioni e il trekking, per il viaggiare in mezzo al paesaggio. 
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Per l'andare... sempre e comunque. Fino a sentirsi viandanti e pellegrini.
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Tutto si lega. Chi  sa leggere lo spazio naturale, chi lo sa percepire come un amico, come un alleato, è  quello che poi  da "grande" è destinato ad avere un rapporto di non violenza con le altre persone, a ricercare la comprensione e l'armonia e per quella via una sorta di "nutrimento" interiore.

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cklimt's pic
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Commenti

  1. Non posso che confermare. Mi viene da scrivere scherzosamente... il richiamo della foresta. Una boccata di ricordi questo post.

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    1. Il richiamo della foresta... già.è vero anche questo. Ed è anche il richiamo delle "radici" che ci uniscono al tutto. Al grande mistero a cui apparteniamo e che chiamiamo esistenza...Grazie del tuo passaggio per questi lidi. Carlo.

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  2. Da un lato mi mette tristezza pensare che dobbiamo "inventarci" dei giardini terapeutici quando è così naturale e semplice muovere un passo dopo l' altro ovunque ci sia natura. Tu sai quanto adoro camminare, respirare e tuffarmi per sentieri ....
    Splendide le tue foto ...... buon fine settimana amicocaro !

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    1. Beh.. originariamente sono nati i giardini terapeutici per dare una risorsa in più alle persone ospiti di strutture sanitarie. Per le persone sane c'è l'intero universo da camminare e da respirare. Conosco bene la tua passione per la montagna e il paradiso che hai a disposizione appena esci di casa. E anche io nel mio piccolo appena posso vado a fare il pieno di aria di verde di colori di quel senso di libertà che ti regala una euforia leggera . Una specie di vertigine che ti fa bene e ti nutre da dentro . Ciao carissima Misti!

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  3. una ragazza che conosco sta facendo qualcosa del genere con una sua proprietà. io ormai vado in giro abbracciando gli alberi con un'amica simpaticissima!!! ciao la vita2.0 nicoletta

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    1. Ciao Nicoletta! ...mi hai strappato un sorriso...Se un Ufo venisse sulla terra e leggesse questo post probabilmente finirebbe per pensare che siamo un pò tutti matti. E invece , chi sa compiere gesti simili, chi sa abbracciare un albero e provare affetto per tutte le manifestazioni della Natura, significa che ha interiorizzato una visione, una concezione dell'Universo. Il mio prof i Filosofia al Liceo deceva che dietro ogni apparente pazzia c'era un principio di saggezza. Forse sbagliava poi tanto... :-)) Grazie di essere passata Buona serata. Carlo

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  4. ............ uuuuuuuuuuuuhhhhhhhhhhhhhhhh come mi sento saggia con tutta la pazzia che mi sento addosso .........

    P.s adoro abbracciare gli alberi ;-)

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    1. Ahahahhahahahhah.... Ecco vedi... Tu hai capito.

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  5. Non conoscevo i giardini terapeutici occidentali, conosco i giardini Zen come luogo di meditazione e di benessere, anche se non vi ho mai messo piede.
    In realtà la mia isola di benessere sta a pochissimi km da casa mia, la Sila (deriva dal latino Selva, tanto era fitta e lussureggiante) dove c'è un laghetto piccolo e ai bordi un angolino tutto mio (tranne agosto, quando pullula di turisti). Io non sono nata in campagna, ma , come dici tu ho l'imprinting, poiché la campagna circonda il posto dove sto e ho avuto una nonna contadina che mi ha fatto amare la terra calpestata a piedi scalzi :)

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  6. ps: dimenticavo... hai mai visto un saggio che nn abbia un se un filo di pazzia? (pazzia e nn follia, eh) :)

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  7. Ehhh..L ho sempre saputo, ma più che saputo,sentito..e lo sento ancora, a volte prepotente il,richiamo, e lo sento persino dentro gli occhi, il piacere di guardare il verde dei prati o L azzurro,del cielo, o un fiore che mi stordisce quasi per la bellezza...ed era allora questo, che non sapevo, che la natura ci fa stare bene solo a guardarla. Sarà un retaggio dei tempi passati non so, o una sorta di cromo terapia. Ci reinventiamo o scopriamo qualcosa che è già profondamente dentro di noi...

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