Antifascismo


 
     
     
     
 

Che cos’è oggi l’antifascismo? Che significato ha la Resistenza? A che serve la memoria storica?


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Sono alcune delle tante domande che mi passano confusamente in testa stasera.

Penso alle piazze italiane che domani, 25 aprile 2008, saranno affollate da due eventi contestuali, che mi appaiono realmente convergenti, a dispetto di quegli opinionisti miopi che continuano a vedere una contrapposizione fra celebrazione ufficiale della lotta di liberazione e manifestazione per la liberazione dal monopolio informativo. Liberazione dall’asservimento delle televisioni e della carta stampata ai potenti di turno e ai loro schiavi, travestiti da pseudo-giornalisti, complici di quel continuo assassinio dei  "fatti" che va avanti da anni.


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In realtà domani si celebra l’idea stessa della democrazia come alternativa al fascismo. Una democrazia come pluralismo sostanziale e rispetto delle minoranze. E si ricorda quel patto nato dal sacrificio di tante persone  che vollero esporsi  e agire contro la violenza e l’oppressione di un Potere costituito a regime. Quel regime frutto del Fascismo storico Mussoliniano.


 


Domani ricorderemo innanzitutto degli italiani, degli agricoltori, degli studenti, degli operai e degli intellettuali che contro quel Potere, ebbero il coraggio di prendere posizione, di rischiare in prima persona per coltivare “un sogno“ per il quale valeva la pena spendersi, fino al sacrificio totale.


Domani scenderemo in piazza per riappropriarci delle radici di questo nostro paese sopravvissuto a 20 anni di dittatura fascista e risorto all’interno della tragedia che fu la guerra.



Domani ci collegheremo in diretta con quegli ostinati “sognatori” di un paese "differente" da quello che avevano conosciuto e subìto sulla propria pelle.
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Individui che hanno creduto in un futuro “diverso”. Diverso  da un presente opprimente e in aperta discontinuità da un modello di potere che utilizzava ogni mezzo di comunicazione per propagandare la menzogna capillare, a tutti i livelli. Menzogna scientificamente studiata e adattata di volta in volta da esperti della comunicazione di massa, per catturare il consenso di chi non aveva tempo, mezzi e cultura per accedere a fonti alternative.
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Un regime pervasivo che furbescamente si proponeva di zittire le coscienze e intimidire i timorosi. Che fabbricava metodicamente, ogni giorno, bugie colossali, per convincere l’opinione pubblica della propria capacità di gestire gli interessi collettivi. Per alimentare il culto del Capo e la bontà di un  potere unico, unilaterale, senza contrappesi e senza contraddittorio.
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Rispetto ed ammiro quegli uomini di allora che seppero opporsi con la forza del loro pensiero, con la speranza di un cambiamento e infine con la loro stessa vita, alla brutale e devastante sopraffazione del Potere.


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So che è dal loro sacrificio che è nato un patto con il futuro.
E quel futuro oggi noi l’abitiamo. Ma molti, fin troppo distratti ed inerti.
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Mentre quel patto nato allora, invece, ci chiama ad essere attenti, vigili, pronti a fermare qualsiasi tentazione populista, e qualsiasi  culto della personalità che accompagni il "salvatore della patria" di turno.


 


Domani 25 aprile 2008  vi saranno piazze che celebreranno in modo tradizionale l’insieme dei valori sui quali si basa l’Italia del dopoguerra, l'Italia dei nostri padri.

E insieme vi saranno altre piazze che invocheranno una diversa liberazione._
La liberazione da una informazione servile, strumentale al potere, distorta in quanto occultatrice di fatti. L’invocheranno perché convinti che non possa esistere alcuna democrazia in un paese privato da 20 anni almeno, di un vero pluralismo nella comunicazione, sui giornali e soprattutto nelle televisioni.


 


Saranno due tipi di piazze differenti, ma entrambi in linea con i valori usciti dalla Resistenza e in sintonia con quel paese “diverso” che hanno sognato gli antifascisti durante il Ventennio e i partigiani morti durante i due anni di lotta per la liberazione dalle forze nazifasciste.


 


Domani scenderemo in piazza per due istanze complementari: difendere la memoria storica contro i revisionisti ed i manipolatori di professione e iniziare una lotta di liberazione dalla menzogne e dalle omissioni dei media di oggi.  




     












     
 

 


 
     
 

I fratelli Rosselli


 
 

"Il 9 giugno 1937, verso le sei di sera, tutto sembra tranquillo nella stazione termale di Bagnoles-sur-I'Orne, in Normandia.
L'auto con due fratelli nemmeno quarantenni, noti esuli antifascisti, sta ritornando all'albergo dove entrambi alloggiano. Come sempre, per evitare il traffico pesante la vettura piega lungo una strada laterale stretta e non frequentata che attraversa il parco di Couterne.
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E' il luogo ideale per un agguato. La stradina è bloccata da una macchina che sembra in panne. Quattro o cinque persone si danno da fare vicino ai mozzi delle ruote, e al sopraggiungere dell'altra vettura si voltano come per chiedere soccorso. l due fratelli, non potendo proseguire, scendono per controllare che cosa stia succedendo. Il primo fratello, quello che era al volante, viene accoltellato alla gola con quattro colpi improvvisi che gli recidono la carotide: muore immediatamente. L'altro, più pronto, tenta disperatamente di difendersi a mani nude mentre numerose coltellate si abbattono su di lui. Infine soccombe. Gli assassini trascinano i due corpi per alcuni metri nella boscaglia e li abbandonano. Le vittime si chiamavano Carlo e Nello Rosselli."


 
     
     
 

La descrizione degli avvenimenti porta una firma importante: quella di Gaetano Salvemini, compagno di lotte dei due giovani uccisi e fondatore, con loro, del movimento "Giustizia e Libertà". Il suo breve saggio commemorativo era stato scritto pochi mesì dopo I'assassìnio, a Londra, in inglese, come testimonianza diretta e a caldo: un esule antifascista rendeva omaggio ai due amici caduti.





 


   
     
     
     
     
 

Piero Gobetti


 
     
 

Piero e Ada Gobetti


 
 

 


 
     
 

Nasce a Torino il 19 giugno del 1901. Dopo le scuole elementari frequenta il liceo-ginnasio "Gioberti" e lì conosce Ada Prospero, che diventerà sua moglie. Studente universitario di acuta intelligenza, pubblica a diciassette anni la sua prima rivista, "Energie Nove", nel novembre del 1918, ricca di riferimenti a Prezzolini, Gentile, Croce e con la quale diffuse le idee liberali di Einaudi.
Si appassiona ai bolscevichi, studia il russo e scrive in cirillico alla fidanzata. Definisce subito il fascismo "movimento plebeo e liberticida", l'antifascismo "nobilità dello spirito", l'Italia un Paese senza un vero Risorgimento, una Riforma protestante, una Rivoluzione liberale. 

Esponente della sinistra liberale progressista, collegata con l'intellettuale meridionalista Gaetano Salvemini. Estimatore di Antonio Gramsci e del giornale socialista e poi comunista Ordine Nuovo, Gobetti si avvicina al proletariato torinese, divenendo attivo antifascista. Nel maggio del 1919 viene bollato da Togliatti sulle pagine di "Ordine Nuovo" come "parassita della cultura". Ma nell'autunno del 1920 il sostegno di Gobetti all'occupazione delle fabbriche e i suoi frequenti incontri con gli operai e comunisti torinesi migliorano molto i rapporti con Gramsci che gli affida la rubrica di teatro della rivista.  Gramsci lo apprezza, i liberali Salvemini e Croce sono incuriositi dall'intelligenza del ragazzo.  A vent'anni, il 12 febbraio del 1922, fa uscire il primo numero della rivista "La Rivoluzione Liberale" che via via diventa centro di impegno antifascista di segno liberale, collegato ad altri nuclei liberali di Milano, Firenze, Roma, Napoli, Palermo. Vi collaborano intellettuali di diversa estrazione, tra cui Amendola, Salvatorelli, Fortunato, Gramsci, Antonicelli e Sturzo. Più volte arrestato nel '23-24 dalla polizia fascista, la sua rivista è ripetutamente sequestrata. Lo stesso Mussolini si interessa di lui e telegrafa al prefetto di Torino: "Prego informarsi e vigilare per rendere nuovamente difficile vita questo insulso oppositore".
Nel '24 fonda la rivista letteraria "Il Baretti", alla quale collaborano Benedetto Croce, Eugenio Montale, Natalino Sapegno, Umberto Saba ed Emilio Cecchi.
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Il 5 settembre del '24, mentre sta uscendo di casa, è aggredito sulle scale da quattro squadristi che lo colpiscono al torace e al volto, rompendogli gli occhiali e procurandogli gravi ferite invalidanti. Costretto a espatriare in Francia, mai più riavutosi dalle ferite, muore esule a Parigi nella notte tra il 15 e il 16 febbraio 1926.
Non aveva nemmeno venticinque anni. Li avrebbe compiuti il 19 giugno di quell'anno. È sepolto nel cimitero di Père Lachaise.
 


 
     
     
     
     
     
     
 

 Fucilazione - Renato Guttuso


 
     
     
     
  Da"Lettere di condannati a morte della Resistenza Italiana"
     
     
 

Achille Barilatti


 
     
 

Di anni 22 - studente in scienze economiche e commerciali - nato a Macerata il 16 settembre 1921 -. Tenente di complemento di Artiglieria, dopo l'8 settembre 1943 raggiunge Vestignano sulle alture maceratesi, dove nei successivi mesi si vanno organizzando formazioni partigiane - dal Gruppo " Patrioti Nicolò " è designato comandante del distaccamento di Montalto -. Catturato all'alba del 22 marzo 1944, nel corso di un rastrellamento effettuato da tedeschi e fascisti nella zona di Montalto - mentre 26 dei suoi sono fucilati immediatamente sul posto e 5 vengono salvati grazie al suo intervento, egli viene trasportato a Muccia (Macerata) ed interrogato da un ufficiale tedesco ed uno fascista -. Fucilato senza processo alle ore 18,25 del 23 marzo I944, contro la cinta del cimitero di Muccía Medaglia d'Oro al Valor Militare.


Mamma adorata,
                        
quando riceverai la presente sarai già straziata dal dolore. Mamma, muoio fucilato per la mia idea.
Non vergognarti di tuo figlio, ma sii fiera di lui. Non piangere Mamma, il mio sangue non si verserà invano e l'Italia sarà di nuovo grande.
Da Dita Marasli di Atene potrai avere i particolari sui miei ultimi giorni.
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A
ddio Mamma, addio Papà, addio Marisa e tutti i miei cari; muoio per l'Italia. Ricordatevi della donna di cui sopra che tanto ho amata. Ci rivedremo nella gloria celeste.Viva l'Italia libera!


Achille


 
     
     
     
     
     
 

Paolo Braccini


 
     
 

Di anni 36 - docente universitario - nato a Canepina (Víterbo) il 16 maggio 1907 -- Incaricato della cattedra di zootecnia generale e speciale all'università di Torino nel 1931 allontanato dal corso allievi ufficiali per professione di idee antifasciste, all'indomani dell'8 settembre 1943 abbandona ogni attività privata ed entra nel movimento clandestino di Torino - è designato a far parte del I° Comitato Militare Regionale Piemontese quale rappresentante dei Partito d'Azione - pur essendo braccato dalla polizia fascista, per quattro mesi dirige l'organizzazione delle formazioni GL -. Arrestato il 31 marzo 1944 da elementi della Federazione dei Fasci Repubblicani di Torino, mentre partecipa ad una riunione del CMRP nella sacrestia di San Giovanni in Torino.
Processato nei giorni 2-3 aprile 1944, insieme ai membri del CMRP, dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato -. Fucilato il 5 aprile 1944 al Poligono Nazionale del Martinetto in Torino, da plotone di militi della GNR, con Franco Baibís ed altri sei membri del cmrp. - Medaglia d'Oro al Valor Militare.


 
     
     
 

3 aprile 1944


Gianna, figlia mia adorata,
è la prima ed ultima lettera che ti scrivo e scrivo a te per prima, in queste ultime ore, perché so che seguiterò a vivere in te.

Sarò fucilato all'alba per un ideale, per una fede che tu, mia figlia, un giorno capirai appieno. Non piangere mai per la mia mancanza, come non ho mai pianto io: il tuo Babbo non morrà mai.
Egli ti guarderà, ti proteggerà ugualmente: ti vorrà sempre tutto l'infinito bene che ti vuole ora e che ti ha sempre voluto fin da quando ti sentì vivere nelle viscere di tua Madre.

So di non morire, perché la tua Mamma sarà per te anche il tuo Babbo: quel tuo Babbo al quale vuoi tanto bene, quel tuo Babbo che vuoi tutto tuo, solo per te e del quale sei tanto gelosa.
Riversa su tua Madre tutto il bene che vuoi a lui: ella ti vorrà anche tutto il mio bene, ti curerà per me, ti coprirà dei miei baci e delle mie tenerezze.

Sapessi quante cose vorrei dirti ma mentre scrivo il mio pensiero corre, galoppa nel tempo futuro che per te sarà, deve essere felice.
Ma non importa che io ti dica tutto ora, te lo dirò sempre, di volta in volta, colla bocca di tua Madre nel cui cuore entrerà la mia anima intera, quando lascierà il mio cuore.
Tua Madre resti sempre per te al di sopra di tutto.

Vai sempre a fronte alta per la morte di tuo Padre.

Il tuo papà.


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Commenti

  1. ciao carlo..era passata per dirti di leggere il mio ultimo psot che credo ti piacerà...Però mi sono imbattuta nel tuo...Sei sempre un grande Carlo! Grazie per aver ricordato l'importanza di questo giorno, con le tue parole e con le testimonianze storiche. A riflettere sul coraggio che hanno avuto certe persone e che hanno permesso all'italia di rinascere mi vengono i brividi e mi viene da riflettere che se noi vogliamo un mondo migliore lo possiamo ottenere. L'importante è avere il coraggio delle proprie idee e non lasciarsi plagiare. Trovo le lettere di achille e di braccini un colpo al cuore!Ciao Carlo,buon 25 aprile

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  2. che dire!!
    senza dubbio uno dei piu' bei pezzi che ho letto e che parla di 25 aprile!!
    grazie
    chicca

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