A chi ( e a che cosa ) serve l’Articolo 18?
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A chi ( e a che cosa ) serve l’articolo 18? | ||
“Gentile signora, mi dispiace, ma stiamo rivedendo l’organizzazione del personale e dobbiamo provvedere a una riduzione. Non c’è giudizio di merito su di lei, ma se lei non mi può garantire la presenza continua, sa com’è, con i suoi problemi... L’azienda non può più tenerla, abbiamo bisogno di ridurre. C’è la crisi.”. _ “Ma scusi, io come faccio? Mio figlio ha solo un anno, io ho fatto l’impossibile. Nonostante le operazioni che ha subito, sono venuta sempre al lavoro, ho preso le ferie solo durante il ricovero.” . “E’ vero, ma se lei è costretta a prendere le ferie ora, mi fa mancare la presenza in un periodo lavorativo, non mi serve che lei resti l’estate che il lavoro diminuisce.” . “Lo capisco, ma mio figlio è disabile, ha bisogno di fare la terapia, se lei mi licenzia io non posso pagarla.” . “Mi rendo conto, ma sa, non posso farci nulla.” . “Lei non può farlo… mi rivolgerò al Tribunale del Lavoro.” . “Signora, mi dispiace per lei, ma la nostra azienda ha meno di 15 dipendenti, io sono libero di licenziarla quando e come voglio.” . “Ma Lei mi sta mettendo in mezzo alla strada.” .. “Signora, la sua produttività diciamo così, è notevolmente diminuita, io sono costretto a mandarla via.” . _ “Lei mi sta cacciando perché mi devo occupare di mio figlio, come può farlo?... è disumano.” . “Pensi quello che vuole, ma le cose stanno così. Ora però, la devo salutare, ho un appuntamento.” .: Lei esce dall’ufficio del capo del personale. Le gambe le tremano dalla rabbia, le lacrime ferme ai bordi degli occhi come nei cartoni animati. Come farà? ...un figlio di un anno, il mutuo da pagare. Non sapeva, non poteva prevedere che Mattia sarebbe nato cieco. Non poteva sapere che avrebbe speso ogni mese 400 euro per il terapista domiciliare che gli insegna a camminare, a muoversi, a riconoscere gli oggetti, a mangiare da solo, ...che gli insegna a vivere. Lei non è capace di farlo, non sapeva cosa fosse un cieco prima della sua nascita, non sa come spiegargli le cose. Nella struttura pubblica sta in lista d’attesa e lui è piccolo, non ha tempo da perdere. Anche lei sta imparando, sta andando dalla psicologa. Altri soldi, troppi soldi. Come farà ora, senza il lavoro. Suo padre lavora, anche lui da un privato, ma sta in ufficio dalle 9 del mattino alle 7 di sera. Gli straordinari sono obbligatori, se no te ne vai. Si ferma. Vede un ragazzo ben vestito entrare dalla porta. Si ferma davanti al tavolo della segreteria. . .“Ho un colloquio di lavoro con il capo del personale per un’assunzione.” _.._ “Sì certo, venga, la sta aspettando.”
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. Questo articolo pubblicato sul Fatto quotidiano in data 9/2/2012, mi ha ulteriormente confermato nella mia convinzione su cosa ci sia davvero in gioco, nel lungo ed estenuante braccio di ferro in corso sull’Articolo 18. E improvvisamente mi è tornato in mente anche lo spettacolo di Marco Paolini “AUSMERZEN”. . C’è un collegamento fra le due cose? Non un collegamento diretto, certo, ma che vi sia un identico filo ideologico di estremo cinismo mi pare indubbio. . Ma andiamo con ordine. Chi oggi propugna l’abolizione delle tutele dei lavoratori dipendenti in nome di una astratta flessibilità del mercato del lavoro, lascia intendere che la tutela del lavoro sia cosa del passato, qualcosa di poco moderno e quindi da superare (cfr. Monti: “L’articolo 18 allontana gli investimenti”). Ma io mi chiedo… per questa strada, non ci vorrà molto a sostenere che una graduale, illuminata, flessibile e riformista reintroduzione dello schiavismo potrà permettere di quì a poco, di attrarre ingenti capitali e interessatissimi investitori. . E il lavoro? La sua dignità? Il suo rilievo come formidabile molla per l’avanzamento sociale e l’autopromozione della persona? Carta straccia. Sciocchezze del secolo scorso da cancellare in tutta fretta. . La soluzione per una duratura crescita occupazionale è stata rinvenuta nell'eliminazione di alcuni essenziali diritti riconosciuti ai lavoratori delle imprese con più di 15 dipendenti a partire dallo Statuto dei lavoratori del 1970. . Anzichè pensare ad estendere quelle tutele, alla generalità dei lavoratori si è pensato bene invece ad un arretramento generalizzato per tutti, equiparando definitivamente il fattore lavoro a qualcosa di inerte, inanimato, un oggetto, una cosa, una merce a tutti gli effetti. Ma come si fa a scivolare su un tema cosi determinante come la dignità e la tutela del lavoro? . Il ragionamento di questi vetero–liberisti è sempre lo stesso: occorre eliminare tutte le pastoie, i freni, le “rigidità” che impediscono alle forze del capitalismo e al mercato di poter esplicare l’intera loro potenza. Senza più intralci o norme tese a temperare la ricerca selvaggia del profitto a tutti i costi. . Questi sedicenti tecnici, quasi fossero gli unici depositari di un superiore sapere economico, sostengono che dando ad una parte sola (l’imprenditore/datore di lavoro) tutto il potere e la discrezionalità, vi sarà automaticamente crescita economica e benessere per l’intera comunità. . L’altra convinzione altrettanto pesante, ma questa volta nascosta, [ quella convinzione che il buon Monti non avrà mai il coraggio e l’onestà di esplicitare apertamente, anche se da sue mezze frasi e da segnali e dichiarazioni dei componenti del suo governo è già più che evidente ] è che i lavoratori sono solo degli inciampi, dei rompicoglioni, quando non degli individui viziati, coccolati e privilegiati. . .Perfino un esercito di torni, di presse e bulloni è assai preferibile a dei lavoratori. Le attrezzature non scioperano, non devono fare intervalli, non devono andare in bagno, non restano incinte, non hanno figli o anziani genitori bisognosi di assistenza, non hanno necessità umane. Non hanno nemmeno l’esigenza di riposare per evitare il rischio "rottura". Per le attrezzature se c’è un guasto o una rottura si chiama il magazzino ricambi… Dove sta il problema? Perchè un operaio, ad esempio un operaio della catena di montaggio della Fiat, si è scoperto che col tempo, rischia la rottura, l’invalidità, un calo di produttività, dovuto agli arti che non reggono e alle malattie che possono diminuirne la efficienza. E allora che si dovrà fare, una volta tolte di mezzo tutte le tutele e i diritti? . Semplice: i bulloni rotti si cambiano in un batter d’occhio. Un lavoratore che da problemi, o che ha problemi o che è iscritto ad un sindacato ritenuto troppo combattivo lo si potrà ben espellere !? Si o no?! . Un lavoratore che mi sta sulle palle, eliminato ogni impiccio legale, sarà liberamente ricattabile, si o no? Così come l'impiegata che non sia particolarmente carina o disponibile con il Capo, la si potrà ricattare si o no !? . Tutto piuttosto chiaro fin qui. Tutto dannatamente scontato - direi io. . Il ragionamento non fa una piega dal punto di vista dell’imprenditore/datore di lavoro Ma uno Stato dovrà sposare la posizione di una singola parte (per quanto importante nel processo di creazione della ricchezza) o dovrà farsi responsabilmente carico di tutelare anche chi offre il proprio impegno e la propria professionalità di lavoratore? _. La posizione che sta dietro l’ideologia di certi economisti ultra-liberisti (forse l’unica ideologia rimasta, dopo il crollo del Muro di Berlino) sostiene che tutto il potere deve risiedere nelle mani dell’imprenditore, che a suo insindacabile giudizio può disfarsi della forza lavoro in qualsiasi momento, senza più rendere conto a nessuno. Questo, significa a ben guardare, la formula del “licenziamento per motivi economici”. . Chi sa un poco di economia conosce molto bene infatti, i tanti trucchi coi quali si può falsare un bilancio per far risultare una società in perdita. E nelle società di persone esistono i prelievi conto/soci che possono impoverire nel giro di pochissimo tempo, l’assetto patrimoniale di una azienda. . Ora, sostenere che “per motivi economici” l’imprenditore possa disfarsi in qualsiasi momento dei propri dipendenti, significa dare il coltello dalla parte del manico, ad una parte sola. E conferirgli una estrema "discrezionalità" sull'uso di quel potere. Il datore di lavoro potrà così senza eccessivi problemi decidere di disfarsi dei propri lavoratori o di buona parte di essi, oppure di delocalizzare l’intera attività (si finge una crisi economica in Italia e con il capitale sottratto all’azienda si va a creare una nuova attività in Romania o in Serbia, tanto per fare un esempio). Quando si comprende questo disegno che teorizza la definitiva sproporzione fra il potere contrattuale del lavoratore e quello del suo datore di lavoro, si comincia a scorgere l’orribile ideologia che può condurre di qui a breve, ad una involuzione autoritaria nei principali paesi Europei. Paesi nei quali nel corso del '900 il capitalismo, era sempre stato temperato dalla presenza dei sindacati e dalla socialdemocrazia. Forze che si erano battute per la salvaguardia e l'avanzamento delle classi lavoratrici. - Oggi invece siamo alla vigilia di un ritorno al capitalismo selvaggio, un capitalismo "duro e puro" come ha lasciato intendere Marchionne, subito ossequiato dal solerte Ichino. . Così questa sproporzione di potere contrattuale va scolpita al più presto negli ordinamenti giuridici dei singoli Stati. Va tradotta in norme stringenti, in modifiche costituzionali, in "Riforme" che "ce lo chiede l'Europa!!" ... oltre che nel graduale e costante svuotamento dei contratti nazionali di categoria. . L’ideale sarebbe un contratto separato per ciascuna azienda, e questo è proprio ciò che richiede a gran voce, quel fantastico Sergio Marchionne, (italo-canadese, con residenza in Svizzera, causa tasse) che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi tre anni. . Il perché di tutto questo accanimento contro l’articolo 18, lo si comincia allora a comprendere bene: quell’articolo è un simbolo delle lotte che portarono allo Statuto dei lavoratori del 1970. Oggi si vuole spazzare via tutto quell’insieme normativo per poter disporre liberamente dalla forza lavoro. . Il futuro che si vuole costruire non è difficile da scorgere: un futuro di ricatti. Dove al singolo lavoratore non verrà riconosciuto alcuna tutela anche quando abbia un contratto a tempo indeterminato! Ciò che si vuole (ma non si ha il coraggio di dire), è che anche il lavoratore a tempo indeterminato, debba essere d'ora in poi, sotto perenne ricatto. . Quindi nella sostanza si vuole unificare l’insieme dei lavoratori sotto il segno della completa e totale precarizzazione e della loro ricattabilità. Una svolta verso il basso e senza ritorno per tutti. Non certo la tanto reclamizzata normalizzazione e stabilizzazione degli attuali lavoratori precari. . Ed ecco che si prospetta in modo paternalistico lo sciagurato baratto: tutti i vostri diritti di oggi, in cambio della promessa di un futuro luminoso per i vostri figli. Promesse e parole vuote, in cambio di diritti e ricchezza da espropriare ai lavoratori già nell'oggi! Nel "subito". Esattamente come con il furto avvenuto sulle pensioni. Una vera rapina a mano armata. . Il risultato concreto è l’arretramento di tutti i lavoratori italiani con una perdita secca della loro ricchezza e la concentrazione della stessa nelle mani di un sempre minore numero di imprenditori e grandi gruppi economici e finanziari. . Ma dove sta allora il collegamento con il fenomeno dell’Ausmerzen? . Basta pensare alle ragioni che portarono alla soppressione di determinati individui nella Germania degli anni Trenta. . Alla perfida ideologia che vi stava dietro. _ I disabili furono assai presto considerati un intralcio per una nazione proiettata verso la rinascita e orientata alla "volontà di potenza" in vista di una rivincita su Francia e Inghilterra. I disabili erano d'ostacolo, i diversi erano di intralcio, tutti quelli che non erano omologati e allineati al pensiero unico dominante, erano visti come zavorre e pesi sulla strada della possibile rinascita della Germania. . Ugualmente oggi, tutto ciò che è posto a salvaguardia della dignità del lavoratore, anche le tutele essenziali per i più deboli, sono viste come un ostacolo alla produttività, al profitto dell’imprenditore, alla mancata crescita della nazione, al futuro. . Così i lavoratori con problemi familiari, e tutti coloro i quali hanno la necessità (necessità molto, molto "umana") di conciliare i tempi del lavoro con quelli della cura e dell'assistenza dei familiari, ecco che devono essere espulsi dal processo produttivo. Pesi morti, se non fannulloni nella versione-Brunetta. . Ma la cosa ancora più preoccupante, sono i riflessi a livello culturale che il cambiamento economico già preannunciato, può davvero determinare. _ C’è un'aria irrespirabile in questi mesi. . Sta passando il messaggio che il disabile è un peso per la comunità. Che l’anziano ideale è quello che va in pensione a 68 anni e a 70 anni (massimo) si toglie di mezzo, in senso letterale, (ovvero toglie definitivamente il disturbo), beneficiando così le casse dell'Inps, con tutti i contributi versati per una intera vita lavorativa. Che un bambino che nasce con una malattia è un problema per i suoi genitori, una loro "sfiga" privata, e che allora... se la cavino da soli! Non dovrà mica pensarci la Scuola o la collettività ad aiutarli! . E’ una società impaurita, piena di bile e dalle vedute ristrette quella a cui si sta aprendo le porte. _ Così come nella Germania degli anni Trenta gli individui che non risultavano pienamente produttivi o schierati con l’ideologia dominante, erano visti come ostacoli dal Potere.... Pesi, ostacoli, e in quanto tali, problemi da eliminare. Qualcosa che intralciava la marcia verso il luminoso destino della nazione. . Non è forse vero che oggi, da un lato si lamenta la bassa natalità della popolazione italiana e poi (soprattutto nel settore “privato”), non appena una lavoratrice dichiara di essere incinta comincia ad essere vista con sospetto dal datore di lavoro e da quel momento parte la discriminazione a tutti i livelli? Non succede forse così? E non è un paradosso? . Quante volte accade che gli si renda la vita impossibile, per convincerla a dare le dimissioni? . E che dire delle lettere di dimissioni fatte firmare in bianco, all’atto stesso di assunzione, soprattutto quando il lavoratore è una donna? . Eliminare le vite indegne di essere vissute. Eliminare i malati, i disabili, i più deboli, i diversi, i comunisti, i sindacati non allineati, il pensiero alternativo che si oppone al “pensiero unico” e dominante... . No. Non è soltanto un articolo dello Statuto dei lavoratori che è in gioco. Ma la qualità stessa della nostra vita futura. Perchè dovremo, prima o poi, chiarircelo una volta per tutte, se dobbiamo vivere esclusivamente per produrre sempre di più, (come se potesse esistesse una sostenibile crescita indefinita!?), per lavorare sempre più ore settimanali, più giorni annui, più anni sull'intera vita, in cambio di una sempre minore qualità di vita e benessere, oppure dobbiamo, molto più semplicemente, lavorare per vivere. . Questo è in gioco: l'idea stessa di futuro. Di società futura. Ma non è certo una soluzione, rendere tutti uguali nella alienazione e nella generale precarizzazione esistenziale, da imporre con decreto legislativo. . Combattere contro questo arretramento sociale e culturale è un dovere civile. . Non credo, davvero, di essere l'unico a sentirlo. | ||
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!!! ... nulla da aggiungere
RispondiEliminaDecisamente non sei il solo ad esserne convinto. C'è troppo accanimento su questo problema e le
RispondiEliminagiustificazioni non convincono affatto.
Hai detto tutto. Quello in atto è un vero e proprio massacro sociale. La politica che dovrebbe occuparsi di risolvere i problemi della comunità sta facendo gli interessi del potere finanziario che, attraverso gli istituti bancari mondiali, prende per il collo e affama milioni di persone. E hai perfettamente ragione quando dici che qui c'è in ballo molto più di un articolo dello statuto dei lavoratori,qui si sta organizzando un nuovo modello di società dove non conta l'individuo, la sua dignità, il motivo stesso del suo essere al mondo ma solo il profitto.
RispondiEliminaEd il tuo parallelo con lo spettacolo di Paolini è assolutamente legittimo. Siamo prossimi alla "selezione sociale"
Un abbraccio
Le cose vanno nella direzione negativa, anche per responsabilità dei presenti, "destri" e "sinistri". Un caro saluto da Salvatore.
RispondiEliminaIl collegamento con Ausmerzen è quasi naturale, istintivo, forse inevitabile. Il licenziamento della madre e del suo bambino bisognoso di cure fa parte della società da incubo che si è andata costruendo negli ultimi 30 anni o poco più, dopo un breve periodo di progresso.
RispondiEliminaComincia con la Thatcher e Reagan, mentre noi ci ritroviamo il cosiddetto socialista Craxi. Non vado più indietro nel tempo per evitare di rendere meno evidenti i personaggi suddetti.
C'è stata una lenta e poi sempre più veloce erosione dei diritti civili dei lavoratori conquistati non molto tempo prima. Ora manca ancora qualcosa, l'art. 18, per esempio, che è un feticcio per gli ultra liberisti e non certo per i sindacati. Vogliono eliminare anche l'ultimo fastidio. Marchionne ha dovuto licenziare tutti e poi riassumere e non ha riassunto nemmeno uno degli iscritti alla FIOM. Tolto l'art. 18, tolto anche quest'ultimo disturbo. continua...
La tua analisi è precisa e argomentata a dovere, ma forse è ancora troppo rosea. Io non sono un'economista, pertanto ragiono con il buon senso della massaia (spero). Per semplificare, penso che un capitalismo keynesiano possa essere un baluardo contro la ferocia del capitalismo finanziario, che stiamo subendo, sì, subendo, oggi. Ovviamente con tutto ciò che comporta l'obiettivo del "profitto über alles".
RispondiEliminaE' qui che vedo il collegamento con il testo di Paolini. Ma c'è dell'altro.
Dopo aver vinto la famosa lotta di classe, i detentori del potere economico, stanno incidendo fortemente sulla società. Non ci sono più le classi sociali. Ora si formano, spesso con la propaganda, quelle chiamerei fasce di interessi contrapposti: i giovani e i vecchi, i lavoratori dipendenti e gli autonomi (quelli non tanto ricchi), i lavoratori con i diritti e quelli senza, le donne e gli uomini e così via. E li si tiene impegnati in una sterile lotta tra loro.
RispondiEliminaGiustamente tu hai posto l'accento sul fastidio, ben celato, che danno questi pensionati che si ostinano a non morire e, sempre, molto velatamente, si guarda con sospetto alla longevità degli italiani.
Hai letto la notizia dei "bond della morte"? Rendono bene l'idea (ho riportato l'articolo di Rodotà in ahimsa). D'altra parte la fantascienza ha già fantasticato su società basate sulla eliminazione dei vecchi. Mi pare che in uno di questi racconti la vecchiaia cominciasse a 30 anni. Macabro e tremendo. Ma anche il nuovo "schiavismo" di cui parli tu non scherza quanto a orrore.
Ho occupato troppo spazio, Carlo. Ti ringrazio del tuo impegno che non credo sia isolato. Molte persone stanno riprendendo una nuova consapevolezza sociale ed etica. Riappropriarsi dell'etica è la nuova sfida. E insieme la comprensione delle grando truffe, ben indicate da Galbraith in "The Economics of Innocent Fraud" dove appunto è l'aggettivo "Innocent" che inganna, perché ci sono molte frodi che hanno il crisma della legalità, ma sono truffe, grandi truffe di chi ha il potere di distorcere la realtà delle cose e di farsi credere "innocent".
sull'art. 18 s'è scatenata una guerra che davvero non ha spiegazione sensata. Tanto che il governo del bunga binga l'aveva lasciaato cadere, segno evidente che era un falso problema.
RispondiEliminaSe poi Monti arriva a minacciare i sindacati: o con voi o senza di voi, il quadro è completo. Mancava solo Veltroni a spararci sopra, invitando quasi a scavalcare a destra Monti stesso.
Ma si sa, Veltroni è sempre alla ricerca di uno spazio suo ed ogni occasione è buona per ricicciare fuori.
Un post corposo ed esaustivo, Carlo, che sottoscrivo ed a cui mi sento di aggiungere solo un concetto.
RispondiEliminanegli anni hanno tolto la capacità di pensare alla gente, li hanno nutriti a telespazzatura per renderli acritici, accondiscendenti... e così lentamente la gente , le persone , hanno permesso che si sottraessero loro diritti basilari di sopravvivenza..insomma trattati come automi.
Si viveva in una specie di limbo, ove si pensava quel "tanto nn tocca a me" di brechtiana memoria. Ora che la crisi ha costretto molti a svegliarsi ci si è accorti che, mentre ci si deliziava con barzellette e bunga bunga, si stava aprendo un baratro sotto ai piedi.
Non credo sia tardi per reagire... lo voglio sperare.
L'articolo 18 è solo la foglia di fico, la sua eliminazione sarebbe solo una vittoria simbolica, sarebbe un mostrare che il sindacato non vale più nulla, che i diritti non valgono più nulla. In realtà stanno distruggendo lo stato sociale senza dare nulla in cambio (vedi cassa integrazione) ... e questo arriva da gente che non ha mai avuto esperienza di lavoro operaio in vita sua ( e non parlo solo dell'attuale governo)
@ PERLA:
RispondiEliminami piace la tua annotazione: l'abolizione dell'Art. 18 viene sostenuta e proposta da un governo che in nessuna sua componente conosce cosa sia il lavoro in fabbrica. Nessuno di questi ha mai fatto un solo giorno da operaio.
Inizierò a dare una qualche credibilità a questi tecnici [tecnici dell'iniquità, delle disparità e delle sperequazioni]quando uno di questi proverà cosa sono oggi le condizioni in cui si trova a lavorare un qualsiasi operaio.
Questi parlano di qualcosa che non conoscono, pontificano sul nulla utilizzando luoghi comuni:giovani viziati, coccolati; posto fisso monotono!?
Predicano dall'alto di redditi milionari!
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Questo, a casa mia si chiama oligocrazia, dove una elite di ciarlatani pretende di dettare le regole per tutti.
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Mi scuso per la volgarità ma gli anziani qui in Romagna dicono ancora: "Comodo fare la puttana con il culo degli altri!"
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Credo che renda bene l'idea delle manovre di Monti e dell'ideologia bocconiana.
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